Perché è importante conoscere il radon, il gas radioattivo che si insidia nelle case

La prima indagine sul radon condotta sul suolo italiano risale al decennio 1989-1998, coordinata dall’Istituto superiore di Sanità e dall’ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile). Quello del radon e dei rischi connessi alla sua esposizione, quindi, non è un tema nuovo, ma nonostante questo, ancora oggi continua a far parlare di sé e rimane un focus degli istituti per la salute internazionali.
In linea con gli obiettivi di Agenda 2030, il piano di azione globale dell’ONU per lo sviluppo e la prosperità del pianeta, ma anche con i propositi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dell’Unione Europea per la lotta al cancro, l’Italia ha infatti lanciato il “Piano Nazionale d’Azione per il radon 2023-2032”, che mira a monitorare e prevenire gli effetti del gas nocivo.

Cos’è il radon?

Il radon è un gas radioattivo, derivato dal radio, naturalmente presente sul pianeta. Ha origine geologica e proviene principalmente dal suolo. E’ noto perché è possibile trovarne in grande quantità negli ambienti chiusi quali case e uffici, ma ancora di più seminterrati e cantine, quelli, appunto, maggiormente a contatto con la superficie terrestre.
L’esposizione al radon è pericolosa: respirandolo, una piccola parte delle particelle si deposita sulle pareti dell’apparato respiratorio, e le radiazioni emanate successivamente possono danneggiare il DNA delle cellule dei bronchi, favorendo lo sviluppo di tumori al polmone.

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una percentuale compresa tra il 3% e il 14% dei tumori al polmone di una nazione è causata dal radon. Infatti, in Italia i rapporti dell’Istituto Superiore di Sanità attribuiscono al gas la responsabilità di circa il 10% dei decessi all’anno per questo tipo di tumore (circa 3200 casi). L’apparato respiratorio è dunque quello più intaccato, ma esposti al rischio, anche se in misura minore, ci sono anche pelle, reni, midollo osseo e stomaco. Per quest’ultimo caso, l’OMS pone l’attenzione anche al radon presente nell’acqua potabile, dato che questa si estrae anche da fonti sotterranee come sorgenti e pozzi, che naturalmente ne contengono grandi quantità.

Il radon è incolore, inodore e insapore, per questo si tende a sottovalutarne i rischi, ma le istituzioni nazionali e internazionali continuano ad avvertire sulla sua pericolosità e invitano a un’attenta attività di prevenzione. Il pericolo, quindi, non va minimizzato, ed è importante prestare attenzione alle linee guida che i suddetti istituti hanno redatto nel corso degli anni.

Quanto è pericoloso il radon?

Essendo naturalmente presente nel suolo terrestre, ogni giorno entriamo in contatto con il radon, che all’aperto è innocuo o comunque molto meno dannoso poiché si disperde nell’aria. Pericolosa è la sua versione “indoor”, ovvero il radon che si deposita e accumula negli ambienti chiusi come abitazioni e luoghi di lavoro, specie, come già detto, quelli al piano terra. È quindi l’esposizione prolungata a una grande quantità a essere rischiosa. Le stime dell’OMS parlano di un incremento del 16% di probabilità di sviluppo di tumore ai polmoni per ogni 100 Bq/m³. Il Becquerel al metro cubo è l’unità di misura utilizzata per la concentrazione del radon e corrisponde a un decadimento radioattivo al secondo in un metro cubo d’aria.

Come entra il radon negli edifici?
Il radon penetra negli edifici attraverso le fessure nei pavimenti o nelle giunzioni pavimento-parete, nelle fessure intorno a tubi o cavi, nei piccoli pori delle pareti in blocchi cavi, nelle intercapedini, nei pozzetti o negli scarichi. Queste infiltrazioni avvengono a causa della differenza di temperatura, e quindi di pressione, tra il suolo e gli ambienti interni, che favoriscono il passaggio del gas. In virtù di ciò, il passaggio del radon quindi può variare non solo da stagione a stagione, ma anche di ora in ora!

C’è chi è più a rischio. Esiste infatti una stretta correlazione tra il consumo di tabacco e i rischi del radon. Sia l’OMS che l’ISS concordano nel confermare l’effetto sinergico che c’è tra le particelle di radon e il consumo di tabacco: i fumatori risultano essere 25 volte più a rischio dei non fumatori e tutta una serie di studi descrivono un’ampia varietà di conseguenze che variano in base al rapporto degli individui con il fumo.

Quanto radon c’è in Italia?

La domanda così posta potrebbe avere poco senso, poiché, come già accennato, il radon è un prodotto di origine geologica, di conseguenza saranno le diverse caratteristiche del suolo, anch’esse sempre in mutamento, a determinarne le quantità. Quella che invece è importante misurare, è la quantità di gas presente negli spazi abitati giornalmente, quella che, come si è visto, rischia di procurare non pochi danni. In Italia, secondo l’unica indagine condotta a livello nazionale, quella del decennio 89-93, si stimano livelli medi di radon intorno ai 70 Bq/m³, superiore a quella mondiale che si aggirerebbe intorno ai 40. La stessa indagine segnalava Lazio e Lombardia come le regioni più a rischio, con concentrazioni medie superiori ai 100 Bq/m³; in alcuni casi (circa l’1%) si osservano anche quantità superiori ai 400 Bq/m³, un livello decisamente alto.

La mappa del radon in Italia, indagine del decennio 89-93

 

È possibile misurare i livelli di radon all’interno della propria abitazione, sia in maniera autonoma, acquistando gli appositi rilevatori, che avvalendosi di servizi, pubblici e privati, specializzati in questo tipo di operazione. In entrambi i casi i costi si aggirano intorno a 200 euro. Ovviamente, si preferisce sempre la mano di professionisti, seppure i rilevatori acquistabili possano comunque eseguire una rilevazione accurata seguendo scrupolosamente le linee guida.

Come si combatte il radon? Nonostante questo possa rappresentare un rischio non indifferente per la salute e la sua minaccia sia costante, è possibile far fronte al gas in diversi modi. Sicuramente quello di favorire il ricircolo naturale dell’aria all’interno dei locali in questione, ad esempio aprendo più spesso porte e finestre, arieggiare casa è infatti una soluzione “casereccia” che tutti possono applicare, ma purtroppo non è sufficiente. Infatti, tranne nel caso in cui venga indotta una circolazione costante, il radon tenderà a depositarsi di nuovo non appena l’arieggiamento finisce, oltre al fatto che spesso, nelle stagioni più fredde, si tende ad aprire di meno le finestre.
Nel caso, a seguito di una misurazione, si siano rilevati alti livelli di radon nella propria abitazione, la soluzione migliore è quella di rivolgersi a dei professionisti. Esistono svariate tecniche per la lotta al radon, che variano a seconda della struttura da risanare, dei livelli di concentrazione del gas. Le soluzioni più gettonate prevedono l’installazione di canaline che assorbono ed espellono all’esterno eventuali infiltrazioni o pozzetti di depressurizzazione del suolo.

Il radon in Piemonte
Negli anni successivi alla ricerca nazionale del 1989, le rilevazioni pubbliche di radon sono state a carico delle singole regioni. In Piemonte, si fa riferimento all’indagine regionale 1993-2008,che ha individuato livelli di radon sostanzialmente in linea con quelli dell’indagine nazionale.
In linea con le attività individuate dal Piano Regionale di Prevenzione 2020-2025, il 12 gennaio 2023, con un bollettino regionale, è stata rilasciata la nuova mappa del radon in Piemonte, che ha individuato 37 aree maggiormente a rischio, sulle quali intervenire in maniera prioritaria. I comuni in questione e gli obiettivi del piano, comprese le attività di sensibilizzazione della cittadinanza, sono consultabili sul sito della regione.

Quello del radon non è un tema ignorato dalle istituzioni. Come scritto in apertura, l’11 gennaio 2024 è stato pubblicato il “Piano nazionale per il radon”, ai sensi dell’articolo 10 del decreto legislativo 31 luglio 2020. Questo, oltre a fornire una solida documentazione sull’incidenza del radon nel paese, sancisce l’impegno da parte delle istituzioni ad abbassare il livello di concentrazione di radon nelle case e nei luoghi di lavoro. Impegno correlato a una serie di tematiche correlate quali la qualità dell’aria negli ambienti chiusi e la lotta al fumo.
Il piano ruota intorno a tre assi di riferimento: misurare, intervenire, coinvolgere. I primi due assi hanno modalità più classiche e in linea con gli interventi passati, il terzo punto è invece il più innovativo. Le attività di divulgazione sono a tutti gli effetti colonna portante del piano, queste si pongono l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza al tema del radon, insidioso perché impossibile da percepire a naso, orecchie e occhi nudi. Le azioni di coinvolgimento vogliono costruire una cultura della prevenzione dal radon, riducendo il rischio tramite azioni da compiere quotidianamente, ad esempio incentivando le campagne di lotta contro il fumo. Smettere di fumare, infatti, è ad oggi un passo significativo per prevenire gli effetti dell’esposizione al gas.

 

A cura di Matteo Maiorano

 

Bibliografia e sitografia

Darby S, Hill D, Auvinen A, Barros-Dios J M, Baysson H, Bochicchio F et al. Radon in homes and risk of lung cancer: collaborative analysis of individual data from 13 European case-control studies BMJ 2005; 330 :223.

Krewski D, Lubin JH, Zielinski JM, Alavanja M, Catalan VS, Field RW, Klotz JB, Létourneau EG, Lynch CF, Lyon JL, Sandler DP, Schoenberg JB, Steck DJ, Stolwijk JA, Weinberg C, Wilcox HB. A combined analysis of North American case-control studies of residential radon and lung cancer. J Toxicol Environ Health A. 2006 Apr;69(7):533-97.

Thandra KC, Barsouk A, Saginala K, Aluru JS, Barsouk A. Epidemiology of lung cancer. Contemp Oncol (Pozn). 2021;25(1):45-52. doi: 10.5114/wo.2021.103829. Epub 2021 Feb 23.

Istituto Superiore di Sanità – Radon

Organizzazione Mondiale della sanità – Radon

Il manuale dell’OMS per il radon

La nuova mappatura del radon in Piemonte

Il piano nazionale per il radon


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