Il romanzo “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” di Luis Sepúlveda ha per protagonista Antonio José Bolívar, un anziano signore che conduce una vita solitaria sul limitare della foresta amazzonica equadoriana. Di lui sappiamo che ha almeno una settantina d’anni e che ha avuto una vita travagliata. Antonio José Bolívar è infatti partito dalla Sierra da giovane con la sua sposa, desideroso di tagliare i ponti con il passato e con una vita da villaggio che aveva costretto lui e la moglie a sentirsi in difetto per non essere riusciti ad avere figli. Dopo giorni di viaggio arrivano ad un piccolo avamposto sul limitare della foresta, El Idillio, che a discapito  del nome, è un piccolo abitato dalla vita infernale. I coloni che si trasferivano a El Idillio venivano premiati dal governo con un paio di ettari di terreno, inutilizzabile perché invaso dalla foresta, e alcune promesse infrante.

Antonio José Bolívar cerca di resistere ma dopo due anni, quando la moglie muore di febbre, capisce di non poter ritornare alla Sierra e, dovendo rimanere lì, non gli resta che imparare a conoscere la foresta e a convivere con i suoi abitanti. Inizia quindi la sua esplorazione nella foresta al fianco degli Shuar, gli abitanti di quel luogo dell’Amazzonia, con cui passa anni di scoperte, saggezza e vita in armonia con la natura. Questa situazione però ormai appartiene solo al passato, perché ora, dopo molti anni e a seguito di alcune drammatiche vicende, Antonio José Bolívar torna a vivere a El Idillio. Qui cerca di limitare i contatti con i coloni locali, tenendosi alla larga dai guai e sostanzialmente dedicandosi alla lenta, faticosa, ma appassionante lettura dei romanzi d’amore che il dentista Rubicundo Loachamín gli porta con regolarità quando arriva al paese.

Ed è qui che lo conosciamo, mentre chiacchiera con il dentista sulla riva del fiume. Fiume che, a bordo di una canoa condotta da due Shuar, porta il cadavere di un gringo. Questo cadavere nel libro fa partire tutta l’azione e ne determina lo svolgimento, perché il gringo, che caccia tigrillos e ne ha uccisi una cucciolata, è stato attaccato dalla femmina, che ora impazzita dal dolore vaga per la foresta cercando altri uomini da uccidere.

Ad un certo punto del romanzo, lungo poco più di una settantina di pagine, il protagonista Antonio José Bolívar si interroga sulla sua età e sulla saggezza che questa età gli avrebbe dovuto portare: “Aveva sentito dire spesso che con gli anni arriva la saggezza, e aveva aspettato, fiducioso, che questa saggezza gli desse quello che più desiderava: la capacità di guidare la direzione dei ricordi per non cadere nelle trappole che questi spesso gli tendevano”. Invece Antonio José Bolívar è vittima dei suoi ricordi, siano essi tragici o dolci, e questi sono la forza e la bellezza del libro, che è un intenso inno alla vita di un uomo che ha saputo affrontare la propria vita con onestà e forza, guadagnandosi la saggezza dell’età avanzata. L’autore mette in evidenza la fragilità del corpo di Antonio, ma anche la sua forza interiore. Nonostante le difficoltà fisiche, il vecchio riesce ad adattarsi all’ambiente selvaggio e a guadagnarsi il rispetto degli indigeni. La sua conoscenza e la sua saggezza lo rendono un punto di riferimento per la comunità, dimostrando che l’invecchiamento può portare con sé una profonda saggezza e una connessione con gli altri.

L’altro filone di riflessione del libro riguarda la nostalgia per il passato e il doveroso tentativo di salvaguardare quanto di fragile, bello e incontaminato vi sia nella natura e nell’esperienza umana. Da un lato l’avanzare degli anni di Antonio José Bolívar coincide con la distruzione della giungla amazzonica da parte degli sfruttatori di risorse. Il desiderio dell’autore di dar voce alla necessità di proteggere la natura, il modo di vivere e l’ambiente degli indigeni sono continuamente portati in primo piano da personaggi spietati, cercatori d’oro senza scrupoli, coloni incapaci di leggere correttamente la realtà della giungla. Dall’altro invece, l’autore dà vita a un personaggio che ha fatto della saggezza la sua forza, e dei ricordi il suo sostegno: Antonio mostra in tutto il libro una grande pace e forza interiore.

Perché leggerlo?

La forza e la bellezza del romanzo stanno nei pensieri profondi e nei ricordi che l’autore affida al suo protagonista. Seguendo sia le vicende del passato di Antonio José Bolívar che la caccia alla femmina di tigrillo possiamo goderci la forza interiore di quest’uomo, spesso accostata dall’autore alla fragilità del suo corpo, come ad equilibrarla e non solo, a donare al vecchio una presenza e una consapevolezza duramente guadagnata e meritata. Inoltre la sua passione per i romanzi d’amore e per la lettura, che lui scopre come grande dono, un giorno in cui non si ricordava nemmeno più di saper leggere, è come una fiamma di qualcosa di più alto e importante che lo guida: nonostante la sua età avanzata, mantiene una mente vivace e un cuore aperto all’amore, soprattutto verso la natura. Antonio José Bolívar ricorda con affetto il suo passato e le persone che ha perso lungo il cammino e la lettura dei romanzi d’amore diventa per lui anche un modo per rivivere le emozioni e i sentimenti che un tempo lo accompagnavano. “Il vecchio che leggeva romanzi d’amore” ci spinge a vedere l’invecchiamento come un’opportunità per crescere, riflettere e connettersi con gli altri.

Luis Sepulveda, scrittore e attivista cileno morto nel 2020, è stato uno dei più importanti scrittori sudamericani, e in Italia, all’inizio degli anni Novanta, è diventato celebre proprio con questo breve romanzo, a cui poi è seguito anche Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare.

Come inizia

Il cielo, che gravava minaccioso a pochi palmi dalle teste, sembrava una pancia d’asino rigonfia. Il vento, tiepido e appiccicoso, spazzava via alcune foglie morte e scuoteva con violenza i banani rachitici che decoravano la facciata del municipio.

I pochi abitanti di El Idilio, e un pugno di avventurieri arrivati dai dintorni, si erano riuniti sul molo e aspettavano il loro turno per sedersi sulla poltrona portatile del dottor Rubicundo Loachamín, il dentista, che leniva i dolori dei suoi pazienti con una curiosa sorta di anestesia orale.

«Ti fa male?» chiedeva.

I pazienti, aggrappati ai braccioli della poltrona, rispondevano spalancando smisuratamente gli occhi e sudando a fiumi.

Alcuni volevano togliersi dalla bocca le mani insolenti del dentista per rispondergli con un insulto adeguato, ma le loro intenzioni si scontravano con le braccia robuste e la voce autoritaria dell’odontoiatra.

«Sta’ fermo, cazzo! Via le mani! Lo so che fa male. E di chi è la colpa? Vediamo un po’. Mia? No. È del Governo! Ficcatelo bene nella zucca. È colpa del Governo se hai i denti marci. È colpa del Governo se ti fa male.»

 

Scheda Libro

AUTORE: Luis Sepúlveda

TITOLO: Il vecchio che leggeva romanzi d’amore

TRADUZIONE: Ilide Carmignani

EDITORE: Guanda

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