Riferimento bibliografico

Anne Pamela Frances Wand, Bao-Liang Zhong, Helen Fung Kum Chiu, Brian Draper, Diego De Leo. COVID-19: the implications for suicide in older adults. Int Psychogeriatr. 2020 Oct;32(10):1225-1230. doi: 10.1017/S1041610220000770. Epub 2020 Apr 30.

In sintesi

Non è ancora noto se il COVID19 abbia inciso o meno sul rischio suicidario nell’anziano, tuttavia l’attuale pandemia comporta distanziamento sociale e interruzione delle visite di controllo periodiche per molti pazienti con patologie croniche, psichiatriche e non solo: questi possono essere due fattori incrementanti il rischio di suicidio, soprattutto nelle persone più anziane.

Contesto e punto di partenza

La pandemia ha portato all’istituzione di un blocco sociale che è stato subìto in maniera particolare dalle persone anziane che, avendo poca dimestichezza con gli strumenti tecnologici volti a mitigare il senso di solitudine, si sono sentite particolarmente isolate e disconnesse dalla società. Esse inoltre ricevono dai media informazioni spesso allarmanti riguardanti il razionamento delle risorse economiche e il rischio di non poter ricevere le cure necessarie (rinforzando la sensazione di essere un peso per la società). Le risorse sanitarie in questo periodo sono state prioritariamente destinate al trattamento dei pazienti affetti da COVID19, determinando l’impossibilità di poter garantire le visite di controllo di pazienti anziani affetti da patologie croniche, aumentando il senso di abbandono di questi ultimi. Anche nei casi in cui il follow-up è proseguito, alcuni pazienti non sono riusciti a presentarsi agli appuntamenti per la riduzione della disponibilità dei mezzi pubblici. Inoltre, molte persone anziane hanno convissuto, soprattutto nei primi periodi di restrizioni nei quali non erano ancora stati istituiti servizi appositi, con la paura di non avere in casa scorte di cibo e di medicinali sufficienti ad affrontare il lockdown.

Le caratteristiche dello studio

Si tratta di un commentary che ha preso in considerazione alcune criticità legate al periodo della pandemia, ha tentato di mettere in luce come le chiusure imposte siano state vissute dalle persone anziane e se queste possano essere fattori aumentanti il rischio suicidario; ha inoltre evidenziato quali siano state le differenze di approccio in contesti socioculturali differenti e le strategie messe in gioco dai vari Paesi per affrontare le molteplici difficoltà.

I risultati ottenuti

Diversi fattori sembrano in grado di aumentare il rischio suicidario nella popolazione anziana. Un fattore importante sembra essere la presenza di patologie psichiatriche pregresse, in particolar modo i disturbi dell’umore: la pandemia può aver aumentato la prevalenza di queste malattie, ma anche aver creato una barriera rispetto al trattamento delle stesse. Dagli studi precedentemente effettuati durante l’epidemia di SARS del 2003 si può inoltre supporre che, anche nel caso di questa pandemia, vi sia una correlazione tra lunghi periodi di quarantena e disturbo da stress post traumatico (PTSD ), con possibile incremento del rischio suicidario.
Molte persone in Italia hanno inoltre vissuto con estrema fatica l’assenza dei riti funebri e della possibilità di commiato dai cari affetti e deceduti per COVID, condizioni che possono facilitare lo svilupparsi di reazioni gravi ai lutti subiti, con possibile incremento del rischio suicidario.

Le limitazioni imposte per impedire la circolazione del virus stanno portando con sé una recessione economica che ricade anche sulla popolazione anziana: la perdita della sicurezza finanziaria può essere un altro importante fattore di rischio.

Disordini sociali preesistenti comportanti una condizione di insicurezza, come quelli osservati ad Hong Kong, possono aver favorito l’instaurarsi di preoccupazioni eccessive e patologiche nei confronti della pandemia.
Il lockdown ha portato con sé anche la riduzione della possibilità di stare all’aria aperta e di fare attività fisica, efficace rimedio per attenuare i disturbi depressivi: l’eventuale peggioramento dell’umore derivante da queste limitazioni può essere un altro fattore che incrementa il rischio di suicidio nell’anziano.

Quali le prospettive

Una soluzione in grado di mitigare e contenere i fattori di rischio suicidario potrebbe essere quella di istituire o potenziare i servizi di assistenza domiciliare, per fornire agli anziani isolati in casa tutto ciò di cui hanno fisicamente bisogno.
Un’altra necessità che si è evidenziata è quella di fornire delle informazioni esaustive, ma non distorte: importante è il modo in cui viene comunicato quanto sta succedendo nel mondo e nel proprio Paese, i media devono spiegare in modo semplice e chiaro le motivazioni delle decisioni imposte dai governi, evitando allarmismi e la diffusione di fake news.

Quali le novità

Questo particolare momento storico dovrebbe essere visto come un’opportunità per potenziare l’utilizzo della telemedicina e per fornire anche ai pazienti più anziani le indicazioni per poter utilizzare strumenti utili per l’assistenza sanitaria, per mantenere le relazioni con amici e parenti e con il mondo esterno. Di grande efficacia, durante la pandemia, si è rivelato il supporto effettuato alle persone anziane per via telefonica: un mezzo economico, facile da utilizzare e che riesce a raggiungere la quasi totalità della popolazione.

A cura di Patrizia Zeppegno


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