Riferimento bibliografico

Tozzo P, Politi C, Gabbin A, Gino S, Caenazzo L. Improving assistance to elderly victims of violence: healthcare personnel as a window for opportunity. Acta Medica Mediterranea, 2021, 37: 783. DOI: 10.19193/0393-6384_2021_2_118

In sintesi

Il maltrattamento nei confronti degli anziani è un problema sanitario che ha ripercussioni sia sulla salute della vittima, con un aumento del tasso di ospedalizzazione e di mortalità, che sulla spesa sanitaria necessaria per affrontare le conseguenze a breve, medio e lungo termine.
Urgono azioni per proteggere la popolazione a rischio e ridurre la prevalenza del fenomeno, misure che comprendono maggiori investimenti nella prevenzione e nella formazione degli operatori sanitari, che possono rappresentare una finestra di opportunità per il riscatto degli anziani abusati.

Il contesto e il punto di partenza

A causa dell’invecchiamento della popolazione, stiamo assistendo all’aumento del maltrattamento anche nei confronti delle persone anziane. La percentuale di anziani abusati è stimata essere a livello mondiale tra l’1% e il 30%. Nel nostro Paese si aggira intorno al 10 – 12,7%.
Nonostante la sua prevalenza e le gravi conseguenze negative, e nonostante il suo recente emergere come problema sociale e sanitario, la violenza contro gli anziani rimane spesso misconosciuta.
Non ne esiste una definizione unica e globalmente accettata del fenomeno. In generale, si parla di violenza domestica in riferimento al maltrattamento perpetrato da una persona che ha un particolare rapporto di fiducia con l’anziano, mentre con il termine di violenza istituzionale si indicano quegli atti di maltrattamento che hanno luogo in strutture residenziali messi in atto da soggetti con un particolare obbligo, di natura legale o contrattuale, a garantire cure e assistenza alla persona anziana.
Negli ultimi anni sono state definite cinque principali forme di violenza: maltrattamento fisico, violenza psicologica, abuso sessuale, abuso finanziario e trascuratezza. Non è raro che la persona anziana sia vittima di molteplici forme di abuso.

Le caratteristiche dello studio

Lo studio proposto identifica la vittima ideale con un soggetto che ha più di 75 anni, socialmente isolato, affetto da un deterioramento cognitivo o da demenza, che ha un rapporto personale con l’autore del reato e si ritrova in una posizione di impotenza e dipendenza dall’aggressore.
Lo studio sottolinea come l’abuso nei confronti degli anziani possa avere gravi conseguenze sia fisiche che psicologiche. Segni fisici molto comuni sono la disidratazione, la malnutrizione, la scarsa igiene e la comparsa di piaghe da decubito. L’abuso psicologico rappresenta in molti paesi la forma più comune di violenza sugli anziani, ma risulta essere anche la tipologia di maltrattamento più difficile da diagnosticare e da dimostrare attraverso l’esame clinico.
È importante che tutti gli operatori sanitari acquisiscano familiarità con i segni e i sintomi della violenza e siano in grado di inserire l’abuso tra le possibili diagnosi differenziali per mettere in atto il trattamento più appropriato nel minor tempo possibile, considerato che, a causa della maggiore fragilità e vulnerabilità delle persone anziane, qualsiasi atto dannoso rivolto nei loro confronti comporta un aumento del rischio di morbilità, mortalità, istituzionalizzazione e ospedalizzazione. Data la complessità del fenomeno, una valutazione multidisciplinare è sempre consigliabile.

I risultati

Secondo gli autori esistono dei requisiti fondamentali per un corretto screening degli abusi nei confronti degli anziani che, se applicati, trasformano il personale sanitario in un’opportunità per l’anziano abusato. In particolare:
• La valutazione iniziale della persona anziana deve avvenire in un luogo dedicato che permetta all’anziano di poter essere ascoltato in tranquillità in assenza dell’accompagnatore.
• La valutazione deve comprendere la raccolta di dati anamnestici. È fondamentale che gli operatori sanitari conoscano gli indicatori tipici di abuso, che prestino attenzione all’anamnesi remota e prossima, in modo particolare agli accessi ricorrenti al pronto soccorso anche per traumi minori e alla discordanza tra il racconto e le lesioni riportate.
• È necessaria una valutazione clinica completa, con una consulenza ginecologica e urologica.
• Eseguire esami radiografici per valutare la presenza di fratture pregresse già stabilizzate o in corso di guarigione. Le analisi di laboratorio devono valutare l’appropriata assunzione di farmaci, la somministrazione di droghe illecite, gli indicatori di disidratazione e malnutrizione.
• Contestualizzare i segni clinici e i risultati delle analisi di laboratorio, per porre diagnosi differenziale tra l’abuso e i segni di un fisiologico invecchiamento.
• Considerare la possibilità di un abuso psicologico quando il paziente anziano presenta cambiamenti nel comportamento (aumento della paura, ansia, depressione, apatia, tendenza all’isolamento, passività o aggressività), nel ritmo sonno-veglia o nelle abitudini alimentari, evasività o riluttanza a parlare apertamente, cambiamenti nell’interazione con il caregiver.
• Affiancare alla gestione clinico-assistenziale anche quella forense raccogliendo e conservando adeguatamente le prove. Descrivere e fotografare le lesioni, raccogliere eventuale materiale biologico dell’aggressore presente sul corpo o sugli indumenti della vittima, effettuare prelievi (sangue, urina, capelli) per le indagini di tossicologia forense.
Gli autori sottolineano anche l’importanza dell’acquisizione del consenso informato che deve essere alla base della presa in carico dell’anziano abusato. Il consenso all’esame clinico e forense è non solo un dovere, ma anche una scelta terapeutica ed etica per restituire integrità, dignità e rispetto al corpo violato. Ottenere il consenso nel caso di un soggetto anziano con un deterioramento cognitivo è complesso, ma è sempre importante capire il contesto della violenza prima di interpellare l’eventuale tutore o amministratore di sostegno, in quanto potrebbero essere loro stessi i maltrattanti.

Take home message

Tutti i professionisti sanitari devono formati sulla violenza di genere, devono essere in grado di affrontare tale fenomeno qualunque sia l’età della persona assistita, tenendo sempre bene in mente che la violenza non ha preferenze di sesso, età, classe sociale, etnia, grado di istruzione.

 

A cura di Sarah Gino


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