Riferimento bibliografico

Grossini E, Stecco A, Gramaglia C, De Zanet D, Cantello R, Gori B, Negroni D, Azzolina D, Ferrante D, Feggi A, Carriero A, Zeppegno P. Misophonia: Analysis of the neuroanatomic patterns at the basis of psychiatric symptoms and changes of the orthosympathetic/ parasympathetic balance. Front Neurosci. 2022 Aug 11;16:827998. doi: 10.3389/fnins.2022.827998. PMID: 36033627; PMCID: PMC9406292.

 

In sintesi

La misofonia è una condizione neurologica cronica caratterizzata da una reazione emotiva intensa, e spesso sproporzionata, a specifici suoni (definiti “trigger“), come quelli della masticazione, respirazione, il clic di una penna, il pianto del bambino. Il tipo di suono che può scatenarla è assolutamente soggettivo e specifico, variando da individuo a individuo.

Questa avversione non dipende dall’intensità del suono, ma dal suo significato emotivo per la persona, e può scatenare rabbia, ansia, disgusto o agitazione. Le conseguenze includono strategie di evitamento, l’ansia anticipatoria e un impatto che può essere significativo sulla vita di tutti i giorni.

Le cause della misofonia non sono ancora del tutto chiare, anche se è escluso che all’origine possano esserci problemi specifici dell’orecchio o alterazioni nell’anatomia e nella struttura del cervello. I risultati di questo studio evidenziano il coinvolgimento di una specifica area nervosa (uditivo-insula-limbica) alla base dell’attivazione del sistema ortosimpatico osservata in soggetti affetti da misofonia in risposta ai suddetti suoni “trigger”.

 

Il contesto e il punto di partenza

È stato recentemente stabilito che la misofonia può essere intesa come una ridotta tolleranza a suoni specifici, definiti “trigger”, che possono generare forti reazioni emotive, fisiologiche e comportamentali non comunemente osservate nella maggior parte delle persone. La sua relazione con l’età avanzata non è esplicitamente chiara, ma è probabile che le manifestazioni possano modificarsi con il tempo. I sintomi non trattati possono aumentare con l’età, portando a isolamento sociale e disagio, sebbene i meccanismi di difesa spesso migliorino.

È comunemente accettato che nei misofonici vi sia una elaborazione anomala degli stimoli sonori correlata al coinvolgimento del sistema nervoso limbico e vegetativo, con particolare riferimento alla componente ortosimpatica.

Sebbene le conoscenze sulla misofonia siano aumentate, sono scarse le informazioni derivanti da un’analisi completa circa le caratteristiche neuropsichiatriche, il grado di attivazione del sistema nervoso vegetativo e sui percorsi neuronali nei soggetti misofonici.

Per questo motivo, lo studio ha mirato a caratterizzare meglio la misofonia attraverso la valutazione integrata dei correlati fisiologici, psichiatrici e neurologici in risposta a un protocollo sonoro “trigger” nei partecipanti con misofonia.

 

Le caratteristiche dello studio

Lo studio è stato condotto in un gruppo di 11 soggetti affetti da misofonia e 44 controlli sani, appaiati per sesso. Gli effetti di suoni “trigger” (suono scricchiolante/croccante, suono di unghie che picchiettano, suono della masticazione, respiro accelerato, digitazione, clic della penna, pianto del bambino) somministrati seguendo un pattern preciso sono stati valutati in termini di grado di attivazione di aree neuronali (eseguendo la risonanza magnetica funzionale, fRMI) e del sistema nervoso vegetativo ortosimpatico (tramite l’analisi della variabilità della frequenza cardiaca misurata con l’elettrocardiogramma e del grado di sudorazione valutando la conduttanza galvanica delle dita). Infine, tutti soggetti sono stati sottoposti alla valutazione psicometrica, che includeva questionari incentrati sulla misofonia, la psicopatologia, la resilienza, la rabbia e la motivazione.

 

I risultati ottenuti

I risultati dell’analisi della variabilità della frequenza cardiaca e della conduttanza galvanica delle dita hanno evidenziato un forte aumento del tono ortosimpatico nei partecipanti con misofonia rispetto ai soggetti non affetti da misofonia, in risposta alla applicazione dei suoni “trigger”. Attraverso l’analisi fMRI è stato possibile evidenziare, inoltre, il coinvolgimento di aree neuronali quali ippocampo, corteccia prefrontale ventromediale e temporale uditiva, insula e corteccia cingolata.

I soggetti misofonici avevano, infine, punteggi più elevati di quelli osservati nei soggetti non misofonici nei questionari relativi alla misofonia e una minore resilienza nell’affrontare fattori di stress. Non si sono osservate invece differenze significative nelle risposte dei questionari sulla psicopatologia generale, non evidenziando quindi l’esistenza di problematiche psichiatriche specifiche.

I risultati di questo studio, ottenuti combinando l’analisi fMRI con valutazioni fisiologiche e psichiatriche, hanno mostrato specifici pattern di attivazione uditivo-insulo-limbica associati a un aumento del tono simpatico nei partecipanti con misofonia. Quanto osservato non è da imputare a problematiche psicopatologiche, come dimostrato dall’assenza di differenze tra i due gruppi di partecipanti con e senza misofonia nei questionari di valutazione dei sintomi depressivi e ansiosi.

 

Limiti dello studio

Ulteriori indagini sono necessarie al fine di chiarire il ruolo giocato dai vari suoni scatenanti. Anche la stimolazione multimodale, ottenuta associando videoclip e stimoli sonori che simulano la vita quotidiana, potrebbe essere utile per approfondire la patogenesi della misofonia. La selezione dei partecipanti dovrebbe, inoltre, basarsi sulla recente definizione di consenso di misofonia, non disponibile quando lo studio è stato condotto, e sull’ampliamento del campione, per determinare gli effetti specifici correlati al genere. Infine, qualsiasi bias legato alle differenze di età potrebbe essere eliminato mediante una selezione specifica dei partecipanti.

 

Quali le novità

In questo studio sono stati analizzati per la prima volta insieme diversi aspetti correlati alla misofonia. L’attenzione, infatti, è stata posta alla valutazione psichiatrica unita all’analisi dei collegamenti tra percorsi neuroanatomici e alla risposta del sistema nervoso vegetativo.
I risultati ottenuti dallo studio sottolineano l’esistenza di uno specifico pattern di risposta all’interno delle aree corteccia uditiva-insula-limbica che, in presenza di “suoni trigger“, verrebbe attivato in soggetti predisposti. Il reclutamento di tali pattern neuronali, a sua volta, altererebbe l’equilibrio del sistema nervoso vegetativo a favore della pulsione ortosimpatica, influenzando il benessere emotivo.

 

Quali le prospettive

Attualmente la misofonia non è riconosciuta come un disturbo a sé stante. Non esiste nemmeno un codice diagnostico per definirla. Ma la malattia è reale e il più delle volte viene diagnosticata erroneamente.

Esempio di registrazione fMRI ottenuta in un soggetto misofonico in risposta a due suoni “trigger”: masticazione croccante e respirazione.

Ulteriori studi condotti utilizzando pattern di stimolazione uditivi e visivi vicini alla vita di tutti i giorni e aumentando la numerosità del campione, potrebbero essere utili per chiarire se la misofonia rappresenti un nuovo disturbo clinico, ossessivo compulsivo correlato ad altri fattori, come la demenza negli anziani, o una condizione non patologica. I risultati ottenuti potrebbero anche contribuire a sviluppare test diagnostici per riconoscere e classificare meglio questo disturbo.

 

A cura di Elena Grossini


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