Riferimento bibliografico

Frías JP, Davies MJ, Rosenstock J, Pérez Manghi FC, Fernández Landó L, Bergman BK, Liu B, Cui X, Brown K; SURPASS-2 Investigators. Tirzepatide versus Semaglutide Once Weekly in Patients with Type 2 Diabetes. N Engl J Med. 2021 Aug 5;385(6):503-515. doi: 10.1056/NEJMoa2107519. Epub 2021 Jun 25. PMID: 34170647.

 

In sintesi

Lo studio mette in risalto i benefici della tirzepatide, un nuovo farmaco antidiabetico che agisce come doppio agonista dei recettori per le incretine GLP-1 (glucagon-like peptide 1) e GIP (glucose-dependent insulinotropic polypeptide). In particolare, vengono messi a confronto diversi dosaggi di tirzepatide (5, 10 e 15 mg) con semaglutide (1 mg), farmaco agonista dei soli recettori GLP-1, già in uso da alcuni anni. Entrambi i farmaci sono stati  somministrati per via sottocutanea con una singola iniezione settimanale. Lo studio ha dimostrato non solo la non inferiorità ma anche la maggior efficacia di tutti i dosaggi di tirzepatide rispetto a semaglutide in termini di riduzione dell’emoglobina glicata e anche in termini di riduzione del peso corporeo.

Il contesto e il punto di partenza

Da alcuni anni le prospettive terapeutiche del diabete sono aumentate grazie allo sviluppo di farmaci capaci di agire stimolando il sistema incretinico, ovvero quell’insieme di ormoni, tra cui GLP-1 e GIP, capaci di stimolare la secrezione di insulina in condizioni di iperglicemia e nel caso di GIP anche di stimolare la secrezione di glucagone in condizioni di euglicemia o ipoglicemia. Nello specifico, disponiamo attualmente di farmaci agonisti del recettore GLP-1, quali dulaglutide e semaglutide, disponibili in formulazione sottocutanea in singola somministrazione settimanale (nel caso della semaglutide sono state recentemente introdotte anche formulazioni orali). È stata recentemente individuata una nuova molecola, chiamata terzipatide, capace di agire contemporaneamente sui recettori di GLP-1 e GIP, rendendo così ulteriormente più efficace l’attività ipoglicemizzante rispetto ai farmaci già in uso. Inoltre, caratteristica di questa classe di farmaci è di ottenere anche una riduzione significativa del peso corporeo, motivo per cui sono stati studiati anche come trattamento dell’obesità sia in pazienti diabetici sia non diabetici. Anche su questo versante la tirzepatide è teoricamente in grado di garantire un maggiore effetto.

 

Le caratteristiche dello studio

È stato condotto uno studio internazionale, randomizzato, open-label, di fase 3 di non inferiorità per mettere a confronto tirzepatide con semaglutide in pazienti adulti con diabete mellito di tipo 2.

1.879 pazienti con diabete non controllato nonostante monoterapia con metformina a dosaggio di almeno 1.500 mg/die sono stati randomizzati in maniera 1:1:1:1 e di conseguenza assegnati ai gruppi di intervento con tirzepatide 5, 10 e 15 mg o al gruppo di controllo con semaglutide 1 mg per 40 settimane. L’obiettivo primario era la modifica dei valori ematici di emoglobina glicata a 40 settimane rispetto al baseline. Tra gli obiettivi secondari si annovera la riduzione di peso corporeo a 40 settimane rispetto al baseline.

 

I risultati ottenuti

In termini di efficacia, tutti i tre dosaggi di tirzepatide si sono dimostrati non inferiori e anche superiori rispetto al trattamento con semaglutide sia in termini di riduzione dei livelli di emoglobina glicata sia per la  riduzione di peso corporeo.

Per quanto riguarda il profilo di sicurezza, va segnalato che la percentuale di eventi avversi totali segnalati è risultata simile in tutti i gruppi (venivano riportati in misura maggiore sintomi gastrointestinali) ma la percentuale di eventi avversi considerati severi è tra 5.7 e 7% nel gruppo di trattamento con tirzepatide e 2.8% nel gruppo di trattamento con semaglutide.

 

Limiti dello studio

  • I trattamenti non erano in cieco per via delle differenze dei dispositivi di somministrazione;
  • non sono stati analizzati dosaggi maggiori di semaglutide (il dosaggio massimo di semaglutide approvato per il trattamento del diabete mellito tipo 2 è attualmente di 2 mg sottocute settimanali);
  • i pazienti non caucasici erano poco rappresentati nel campione in esame.

 

Quali le prospettive

Il trattamento con tirzepatide può rappresentare una nuova potentissima arma a disposizione del diabetologo, con la prospettiva di prevenire o ridurre ulteriormente le complicanze a lungo termine della malattia e favorire un aumento della qualità di vita e potenzialmente anche dell’aspettativa di vita dei pazienti diabetici.

 

A cura di Guglielmo Masera


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