Riferimento bibliografico
M. dos Santo; G. Ferrari; D.H. Lee; et al. Association of the “Weekend Warrior” and Other Leisure-time Physical Activity Patterns With All-Cause and Cause-Specific Mortality; A Nationwide Cohort Study. JAMA Intern Med. 2022;182(8):840-848.
In sintesi
Il raggiungimento dei livelli raccomandati di attività fisica settimanale in 1 o 2 sessioni (weekend warrior o guerriero del fine settimana) rispetto a 3 o più sessioni (individuo regolarmente attivo) influenza la mortalità? Se la quantità raccomandata di attività fisica da moderata a vigorosa è la stessa potrebbero non esserci differenze significative nei benefici per la salute.
Il contesto e il punto di partenza
Ormai è nota l’associazione tra attività fisica e il minor rischio di sviluppare malattie croniche e la riduzione della mortalità. Le linee guida riguardo l’attività fisica dell’OMS 2020 raccomandano da 150 a 300 minuti a settimana di esercizio aerobico di intensità moderata e da 75 a 150 min a settimana di esercizio aerobico di intensità vigorosa, o una combinazione di entrambe le intensità. Tuttavia, oggigiorno, non è chiaro se la stessa quantità di attività fisica distribuita su più giorni o concentrata in meno giorni fornisca gli stessi benefici o differisca in termini di rischio di mortalità. Questo potrebbe essere un dato fondamentale per raggiungere i livelli raccomandati di esercizio per quelle persone che preferiscono svolgere attività fisica nel fine settimana, piuttosto che durante la frenesia della settimana lavorativa. Lo studio qui proposto ha l’obiettivo di esaminare l’associazione tra la mortalità per tutte le cause e per cause specifiche (malattie cardiovascolari e tumori) con l’attività fisica dei weekend warrior rispetto ad altri modelli di attività fisica nel tempo libero.
Caratteristiche dello studio
Questo studio prospettico di coorte americano ha indagato un campione di 350.978 individui (età media 41,5 anni; 50.8% donne; 67.8% bianchi non ispanici) che hanno auto-riferito il loro livello di attività fisica al National Health Interview Survey. Le informazioni riguardo la frequenza settimanale, la durata delle sessioni e l’intensità dell’attività fisica nel tempo libero sono state ottenute attraverso un questionario di 4 domande; l’intensità è stata meglio caratterizzata attraverso riferimenti di sudorazione, respirazione e frequenza cardiaca (l’attività fisica vigorosa è quella che produce una forte sudorazione e grandi aumenti della FR e della FC). Invece, la quantità totale di attività fisica da moderata a intensa (MVPA) è stata ricavata da calcoli mirati.
Sulla base dei dati ottenuti è stato possibile suddividere i partecipanti in fisicamente attivi (MVPA ≥150 min/settimana) e fisicamente inattivi (MVPA <150 min). Successivamente, il gruppo fisicamente attivo è stato ulteriormente classificato secondo la frequenza delle sessioni di MVPA a settimana in: weekend warrior (≤2 sessioni/settimana) o regolarmente attivi (≥3 sessioni/settimana). Infine, i weekend warrior e i regolarmente attivi sono stati suddivisi in base alla durata di ciascuna sessione (≤20 min, >20-30 min, >30-60 min o >60 min/sessione) e all’intensità (da un’ intensità moderata costante a un’intensità vigorosa costante).
Risultati ottenuti
Sul totale di 350.978 partecipanti, seguiti durante un follow-up medio di 10 anni, sono stati documentati 21. 898 decessi, di cui 4130 per CVD e 6034 per tumore. Rispetto ai partecipanti inattivi, i regolarmente attivi avevano tassi più bassi di mortalità per tutte le cause e per causa specifica. Per quanto riguarda la mortalità, è stata osservata un associazione non statisticamente significativa tra weekend warrior e partecipanti inattivi, nonostante precedenti studi abbiano evidenziato un rischio inferiore di mortalità in questo modello di attività fisica. In parziale accordo, i dati di questo studio suggeriscono che complessivamente potrebbero esserci dei benefici in termini di mortalità associati al modello di attività fisica del guerriero del fine settimana, anche se l’associazione è risultata non statisticamente significativa. Inoltre, si è scoperto che il guerriero del fine settimana e i partecipanti regolarmente attivi avevano una mortalità per tutte le cause e per causa specifica simile, suggerendo che quando si esegue la stessa quantità di attività fisica, distribuirla su più giorni o concentrarla in meno giorni potrebbe non influenzare gli esiti di mortalità.
Limiti dello studio
Alcune limitazioni sono da considerare per interpretare correttamente i risultati:
- L’attività fisica è stata valutata in una singola misurazione al baseline e tramite questionario, metodo più soggetto a errori di misurazione rispetto all’utilizzo di un dispositivo per misurare l’attività fisica (ad esempio, accelerometri).
- Il basso numero di decessi nel gruppo dei guerrieri del fine settimana può spiegare parte delle associazioni non significative con la mortalità.
- Inoltre, dovrebbe essere considerata l’influenza dei restanti fattori confondenti, come ad esempio, la dieta.
Quale la novità: E’ doveroso sottolineare gli svariati punti di forza a sostegno di questo studio: come, l’ampio campione seguito per un follow-up medio di 10 anni, l’esclusione dei partecipanti con malattie croniche preesistenti e l’esclusione degli eventi avvenuti nei primi 2 anni di follow-up, la correzione dei dati con molti potenziali fattori confondenti e lo sviluppo di precisi confronti in termini di frequenza, durata e intensità dell’attività fisica nei tre gruppi in esame.
Quali le prospettive
Per concludere, i risultati confermano che l’attività fisica regolare è associata a un minor rischio di mortalità per tutte le cause e mortalità per causa specifica rispetto all’inattività fisica. Ma soprattutto, questi risultati suggeriscono che se la quantità raccomandata di attività fisica da moderata a vigorosa è distribuita durante la settimana o concentrata in un minor numero di giorni, potrebbero non esserci differenze significative nei benefici per la salute. Questi sono risultati importanti in particolare per quelle persone con poche opportunità di svolgere attività fisica quotidiana o regolare durante la settimana lavorativa.
A cura di Chiara Gerevini