L’ictus cerebrale è un quadro patologico caratterizzato da sintomi e segni neurologici causati dal mancato apporto di ossigeno da parte della circolazione cerebrale. Le principali cause possono essere la chiusura di un’arteria cerebrale (ictus ischemico, 85% dei casi) o la presenza di sanguinamento a livello intracranico (ictus emorragico, 15% dei casi).

Nel caso in cui la sofferenza sia transitoria, e quindi con completa risoluzione spontanea in breve tempo (al massimo entro 24 ore), si parla di evento ischemico transitorio (TIA, transitory ischemic attack).

 

Epidemiologia e presentazione clinica

L’ictus cerebrale rappresenta la prima causa di invalidità e la terza causa di morte in Italia (dopo le malattie cardiovascolari e le neoplasie). L’incidenza è direttamente proporzionale all’invecchiamento della popolazione, con basse percentuali nella popolazione al di sotto dei 40 anni, e un progressivo incremento nei soggetti di età superiore ai 70 anni. 

Generalmente l’ictus cerebrale è caratterizzato dall’insorgenza improvvisa di sintomi neurologici, tra cui i più frequenti sono: 

  • difficoltà nel movimento di una parte del corpo (uno o entrambi gli arti inferiori e/o superiori);
  • difficoltà nell’articolazione delle parole; 
  • perdita di sensibilità o presenza di formicolio ad una parte del corpo; 
  • perdita o sdoppiamento della vista. 

Se l’ictus è causato da un’emorragia cerebrale, compare spesso un mal di testa di forte intensità, talora associato a vomito. Se vi è la comparsa di uno di questi sintomi, è fondamentale recarsi immediatamente in pronto soccorso per le cure e gli accertamenti del caso.

 

Cause e diagnosi

L’ictus ischemico è causato dalla chiusura di un’arteria cerebrale, cioè uno dei vasi sanguigni che irrorano il cervello e lo riforniscono di sangue ossigenato. In prima battuta generalmente il restringimento è dovuto all’aterosclerosi, una malattia in cui si formano placche di grassi sulle pareti delle arterie: questo determina un progressivo irrigidimento delle arterie stesse e una progressiva chiusura del lume delle arterie, che comporta un minore afflusso di sangue. La chiusura può essere dovuta anche alla rottura di una placca aterosclerotica, all’immissione in circolo di un coagulo di sangue (detta embolizzazione) sempre a partire da placche aterosclerotiche delle arterie del collo (le arterie carotidi, o quelle vertebrali) o a partire dal cuore stesso, in particolare se è presente la fibrillazione atriale, un disturbo del ritmo cardiaco anche grave. Un’altra causa di ictus, seppur meno frequente può essere l’embolizzazione dovuta a malformazioni congenite del cuore, in cui il sangue che viaggia nelle arterie e quello che circola nelle vene possono entrare in contatto tra loro. Può accadere, infatti, che coaguli di sangue formatisi nelle vene delle gambe passino nel circolo arterioso e determinino la chiusura di un’arteria cerebrale.

Viceversa, l’ictus emorragico può essere causato da una rottura spontanea di un’arteria cerebrale, di un aneurisma (e cioè una dilatazione anomala della parete di un’arteria) o può avvenire in seguito ad un trauma cranico.

Sia per l’ictus ischemico che per l’ictus emorragico è fondamentale un inquadramento immediato in regime di urgenza/emergenza, attraverso l’utilizzo di esami diagnostici come la TAC o la Risonanza Magnetica del cervello, e attraverso la valutazione clinica mediante utilizzo di specifiche scale neurologiche.

Per indagare la causa dell’evento ischemico cerebrale, nelle fasi successive alla fase acuta è necessario eseguire accertamenti diagnostici, come l’ecografia Doppler dei tronchi sovra-aortici per evidenziare eventuali placche carotidee, e il monitoraggio del ritmo cardiaco per accertare un’eventuale fibrillazione atriale.

 

Terapia

Nel caso dell’ictus ischemico, entro le prime ore dalla comparsa dell’evento si può eseguire la trombolisi farmacologica, terapia volta a eliminare i coaguli di sangue, o il trattamento mediante interventi endovascolari che permettono di riaprire l’arteria occlusa.

Nel caso dell’ictus emorragico, se vi è un sanguinamento di grande entità, si esegue l’evacuazione chirurgica. In presenza di emorragia da aneurisma, sono effettuate procedure endovascolari di chiusura del punto di sanguinamento. 

 

A cura di Giuseppe Patti

 

Fonti

  • Powers WJ, Rabinstein AA, Ackerson T, Adeoye OM, Bambakidis NC, et al. Guidelines for the Early Management of Patients With Acute Ischemic Stroke: 2019 Update to the 2018 Guidelines for the Early Management of Acute Ischemic Stroke: A Guideline for Healthcare Professionals From the American Heart Association/American Stroke Association. Stroke. 2019 Dec;50(12):e344-e418. Doi: 10.1161/STR.0000000000000211. 
  • Kasper, Dennis L., Anthony S. Fauci, Stephen L. Hauser, Dan L. 1949- Longo, J. Larry Jameson, and Joseph Loscalzo. Harrison’s Principles of Internal Medicine. 19th edition. New York: McGraw Hill Education, 2015

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