Attività fisica, esercizi o sport? L’importante è misurare la fitness cardiorespiratoria
Sono noti da tempo gli effetti benefici dell’attività fisica, soprattutto se si raggiungono dai 30 ai 60 minuti al giorno di attività moderata, oppure dai 15 ai 30 minuti di attività intensa, o ancora una combinazione di queste, per 5 giorni a settimana, includendo anche esercizi di rinforzo muscolare e per l’equilibrio, soprattutto per gli anziani.
Anche se viene svolta in misura minore, l’attività fisica ha comunque effetti positivi e ogni occasione è buona per praticarla anche in modo informale, come ad esempio:
- Parcheggiare un po’ più distante dalla propria destinazione, in modo da raggiungerla a piedi
- Usare le scale al posto dell’ascensore
- Praticare giardinaggio
- Giocare con i figli o i nipoti
L’esercizio e l’attività sportiva hanno ancora più potenziali effetti benefici, poiché si svolgono attraverso allenamenti specifici con l’obiettivo di migliorare una prestazione misurabile. Nel primo caso, si tratta spesso di obiettivi di salute o benessere, mentre nel secondo caso le ragioni sono perlopiù ludico-ricreative o agonistiche.
Ma è davvero sufficiente muoversi e rimanere attivi, oppure occorre anche misurare le proprie prestazioni? L’OMS, nelle sue linee guida di fine 2020, dichiara con forza che “poco è meglio di nulla” per molti benefici per la salute, ma studi ancora più recenti indicano una correlazione diretta tra salute e fitness cardiorespiratoria.
La fitness cardiorespiratoria identifica la capacità integrata, cardiocircolatoria, polmonare e muscolare, di trasportare ossigeno dall’atmosfera ai tessuti durante le attività e quindi di permettere il loro corretto funzionamento. Essa è direttamente correlata all’efficienza di numerosi sistemi, come ad esempio i livelli di ormoni steroidei, la produzione di fattori di crescita e citochine antinfiammatorie, la capacità antiossidante e l’efficienza del sistema immunitario, ecc. Inoltre, un aumento della fitness è associato a bassa obesità addominale, minor dislipidemia, migliore pressione sanguigna e sensibilità all’insulina, perciò può essere considerata come un indicatore di salute.
Il gruppo di lavoro del Dott. Yang Zhao ha da poco pubblicato una revisione sistematica di molti studi longitudinali che hanno misurato l’efficienza cardiorespiratoria dei partecipanti sotto sforzo e rilevato a lungo termine la mortalità per qualsiasi causa, incluse le principali cause di morte, ovvero le malattie cardiovascolari e i tumori. Successivamente, i dati sono stati approfonditamente elaborati, ottenendo conclusioni interessanti.
La revisione ha dimostrato che gli individui sani con maggior “fiato” avevano una minore probabilità di morire di qualsiasi malattia, rispetto ai meno allenati e ai sedentari, con una riduzione del rischio fino al 51% per le malattie cardiovascolari e del 43% per i tumori. Questo suggerisce l’utilizzo nella pratica clinica dei test da sforzo o misure o equazioni ad essi comparabili, come strumenti predittivi per la salute e la longevità.
Sebbene qualsiasi tipo di attività aerobica sia allenante, quelle più intense e brevi (es: interval training) sembrano avere un effetto migliore sulla fitness cardiorespiratoria rispetto alle più moderate e lunghe, che però risultano più sicure per eventi avversi.
Ogni soggetto ha il proprio punto di partenza, ma in ogni caso tutte le attività dovrebbero essere monitorate, per cercare progressivamente di ottenere risultati sempre migliori o comunque utili a rallentare il fisiologico decadimento legato all’età.
In conclusione, vanno benissimo le passeggiate a ritmo sostenuto, ma per ottenere ancora più benefici, potrebbe essere una buona idea misurare la durata del percorso e la propria velocità, al fine di verificare i propri progressi. Inoltre, il monitoraggio della frequenza cardiaca, la misura del BMI, la circonferenza della vita e l’eventuale cessazione del fumo sono variabili cliniche significative da tenere in considerazione, poiché strettamente correlate alla fitness cardiorespiratoria e quindi alla salute e alla longevità.
A cura di Agatino Sanguedolce e Carmela Rinaldi
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