Prolungare la vita per una vecchiaia serena, attiva e longeva non è solo una speranza, una sfida, una promessa che appartiene all’opulenta e tecnologizzata società contemporanea. Grazie al libro di Luca Tonetti scopriamo che dall’antichità ad oggi nulla è cambiato al riguardo: il sogno della longevità, ovvero di una vita lunga e in salute, è forse un sogno che contraddistingue l’umanità da sempre.

Tonetti, storico della scienza all’Università di Bologna, prende per mano il lettore e lo immerge nei brani di alcune opere significative, note e meno note, dall’antichità all’età moderna (fino agli inizi dell’Ottocento), che si sono dedicate allo studio del corpo umano, dell’igiene, del decorso delle malattie, al fine di comprendere i processi naturali della vecchiaia e dispensare consigli, precetti e ricette di lunga vita.

Forniamone almeno una – quella del grande filosofo italiano del Rinascimento Marsilio Ficino – anche se oggi avremo un poco di timore a seguirla alla lettera. Si tratterebbe, infatti, di bere il sangue dei giovani (con il consenso del donatore), un metodo pare antico, menzionato anche da Ovidio, che Ficino conosceva bene, essendo un riscopritore dell’antichità classica. Lo scritto di Ficino risale al 1489. Ancora pochi anni dopo Ulisse Aldrovandi (1522-1605), nella sua Monstrorum historia, uscita postuma nel 1642, ricordava che il bere qualche sorso di buon sangue umano recava giovamento ai malati di elefantiasi e di epilessia. Un innegabile pregio di questo bel saggio è quello di farci scoprire testi, oggi sicuramente poco letti tra i non addetti ai lavori, di grandi filosofi: Aristotele, Kant, Ficino appunto, ma pure Erasmo da Rotterdam (De senectute) e il filosofo empirista inglese Francis Bacon (Historia vitae et mortis). Grazie a Tonetti ci rendiamo conto che tutti questi numi tutelari della storia del pensiero occidentale, hanno dedicato non pochi sforzi allo studio dell’invecchiamento.

Nella sezione centrale del libro, Tonetti si sofferma poi sul XVI e XVII secolo. Non potrebbe essere altrimenti, visto le scoperte rivoluzionarie nell’arte medicina che porteranno a reinterpretare concetti di malattia e vecchiaia. Risale al 1628, ad esempio, la scoperta del meccanismo della circolazione del sangue grazie al medico britannico William Harvey. Quanto brevemente citato sull’ingestione del sangue può forse farci capire la stretta connessione, che si attribuiva all’epoca, tra circolazione del sangue e longevità. Non deve sorprenderci, quindi, che proprio lo scopritore della circolazione sanguigna venne chiamato dal re d’Inghilterra a eseguire l’autopsia sul cadavere di un supposto ultracentenario, tale Thomas Parr.

Precetti e consigli per un vivere sano attraverso l’alimentazione sono ampiamente trattati nel Settecento, come nell’Ottocento, in libretti laici pubblicati un po’ ovunque in Europa; in Italia, almeno per la fama che ebbero, è il caso di menzionare il volume De vitto pitagorico per uso della medicina di Antonio Cocchi, risalente al 1743, e il Discorsi intorno alla vita sobria di Luigi Cornaro (Milano, 1841). Il vitto pitagorico consisteva in una dieta pressoché vegetariana, che non ammetteva il consumo di uova, anche se la carne, purché giovane e tenera, era ammessa in speciali occasioni.

Pur avendo un’aspirazione medica, le diete dell’epoca miravano a tenere lontano malattie e obesità, ma anche a offrire tranquillità d’animo. Il principio sotteso, quindi, era che solo una vita serena potesse essere garanzia di longevità. Durante il travagliato periodo della Rivoluzione francese, un igienista tedesco, Christoph Wilhelm Hufeland (1762-1836), diede alle stampe un’opera destinata ad avere un grande successo e che, dalla prima pubblicazione nel 1796, vide molte ristampe fino al 1860: Macrobiotica o l’arte di prolungare la propria vita, uscito in italiano nel 1798 con la traduzione di Luigi Careno, medico pavese attivo allo Josephinum di Vienna.

Hufeland istruisce i lettori sui comportamenti che a suo avviso minano la longevità: educazione troppo morbida, attività sessuale eccessiva, troppo frequente, o al di fuori del matrimonio e precoce autoerotismo costituiscono le peggiori abitudini, alle quali si deve aggiungere l’onanismo morale, ovvero trarre eccitazione dalla visione di scene pornografiche. Tra le altre malsane condotte vi sono anche il vivere in centri urbani densamente abitati, l’intemperanza nel mangiare e nel bere, il timore della morte, l’ozio, la noia, l’assunzione di troppo vino, gli affanni. Le sane condotte per Hufeland sono, invece, ricevere una buona educazione fisica, essere attivi e laboriosi, dormire adeguatamente, viaggiare, vivere in campagna, sobrietà nel bere e nel mangiare e, soprattutto, un buon matrimonio. Hufeland insiste sui benefici di un’unione coniugale perché essa darebbe una direzione all’appetito sessuale, garantendo una vita ordinata e felice. I “mezzi” della longevità, come li chiama Hufeland, investono significativamente – come si sarà inteso – la componente psicologica, perché la longevità è favorita dalla calma e dalla contentezza dell’anima, dalla speranza, dall’allegria e dai piacevoli stimoli intellettuali.

Hufeland dona, nel dicembre del 1796, la sua opera a Immanuel Kant, per un suo parere che non tarda ad arrivare, ma sotto forma di trattato di dietetica. La dietetica kantiana, più che un’arte di prolungare la vita, è un’arte di prevenire le malattie che si fonderebbe sulle capacità dello “spirito filosofico”, o meglio sulla pratica della filosofia. La filosofia sarebbe fondamento e strumento della dietetica, perché l’esercizio filosofico – si suppone – possiede un effetto terapeutico, un potere medicinale sulla ragione. Kant si dissocia da Hufeland in merito al ruolo giocato dal matrimonio nel garantire lunga e buona vita. Muove critiche di metodo, perché, sostiene Kant, non vi sono molti casi in cui questa correlazione è evidente, e dà consigli pratici che il grande filosofo attinge alla sua esperienza personale per combattere l’ipocondria e l’insonnia. Così anche il desiderio di mangiare e bere in assenza di appetito, possono essere contrastate, secondo il grande filosofo, spostando semplicemente l’attenzione su altro.

Molti altri sarebbero gli aspetti da approfondire, ma lasciamo al lettore l’esplorazione e la curiosa scoperta del libro di Tonetti, che getta un ponte tra l’atteggiamento del passato e quello attuale. E mentre la scienza dell’invecchiamento di oggi si fa già storia, l’imperitura sfida dell’umanità alla via della longevità continua verso inedite tappe.

 

Scheda Libro

AUTORE: Luca Tonetti

TITOLO: L’arte di prolungare la vita. Medici, filosofi e alchimisti alla ricerca della longevità

EDITORE:  Editrice Bibliografica

PAGINE: 232

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