“Questi sono i 50. La fine dell’età adulta” è un saggio acuto, scorrevole e a tratti squisitamente divertente su cosa significhi oggi raggiungere e superare la soglia dei cinquant’anni. Guia Soncini racconta di aver iniziato addirittura prima, oltrepassati i quaranta, a dichiararsi cinquantenne, mettendosi così il prima possibile “dalla parte del giusto”.

Il libro è un inno, scherzoso ma non troppo, alla felicità di aver capito, una volta raggiunta questa età, quanto si sia guadagnato e di quanto la vita oltre i 50 anni sia più spensierata, allegra, e scevra di alcuni pensieri e considerazioni che da giovani sembrano terribilmente rilevanti e che invece si scopre essere piuttosto marginali. Alcuni di questi pensieri sono frivoli, altri meno: pettinarsi per l’eventualità di incontrare un ex per strada, ma anche sentirsi desiderati, o ricordare gli imbarazzi della propria vita passata. Ecco, oltre i 50 anni tutto questo, dice Soncini, non ci sembra più così determinante e ci rendiamo conto che “se ci ricordassimo di che incubo era la giovinezza, mica la inseguiremmo”. I 50 anni sono il momento in cui finalmente possiamo capovolgere la nostra prospettiva, e questo arriva al costo di capire che da un lato abbiamo avuto torto molte volte e dall’altro che ora siamo liberi, allegri, leggeri.

Oltre alle considerazioni di carattere personale, però Guia Soncini si spinge oltre e allarga lo sguardo alla sua generazione e al confronto con chi è venuto prima e chi è venuto dopo. All’interno di questo saggio troviamo due concetti particolari che vale la pena approfondire: il primo è quello che lei chiama del Grande Indifferenziato, l’altro riguarda l’invenzione della nostalgia.

Il Grande Indifferenziato è il risultato culturale che si ottiene quando chi invecchia non diventa adulto, come è capitato alla generazione di Soncini. Sono molto spassose le pagine in cui l’autrice descrive la scomparsa degli adulti, impegnati a indossare le stesse scarpe da ginnastica e gli stessi giubbotti dei figli adolescenti, mentre una volta gli adulti portavano il paletò e le mamme indossavano solo scarpe con i tacchi. Il risultato del Grande Indifferenziato è che i 50enni, o in generale quelli che dovrebbero essere gli adulti di oggi, non distinguono per importanza i Pokemon dalla Divina Commedia, l’intrattenimento della Pixar è pensato per bambini ma per piacere anche agli adulti, e “non vogliamo saperne niente di vecchi con la dentiera ora che i vecchi siamo noi: che le ottantacinquenni devono essere ancora seduttive, che non ci si può rilassare mai, che fino al letto di morte siamo tutti tenuti a vivere come fossimo in età fertile”. Adulti riluttanti, che invecchiano con il desiderio e la smania dei giovani, appropriandosi anche della loro apparenza e dei loro vestiti per timore di essere dimenticati dalle mode.

Un altro concetto che emerge nelle pagine del libro è quello dell’invenzione della nostalgia: Guia Soncini sostiene che le persone che adesso hanno poco più di 50 anni abbiano inventato la nostalgia, intesa proprio come piacere di trovare occasioni di sostare nei loro ricordi culturali condivisi, cioè nei riferimenti culturali di quando erano giovani. I cinquantenni cercano continuamente conferme nei film, nelle canzoni, nei libri della loro giovinezza, e si impegnano a tenerli rilevanti e, a modo loro, attuali: il libro è infatti costellato in modo arguto e divertente di rimandi a miti culturali della giovinezza dell’autrice.

Perché leggerlo

“Questi sono i 50. La fine dell’età adulta” ha il pregio di metterci davanti, con ironia e instancabile allegria, ad alcune situazioni, considerazioni e temi che magari abbiamo notato ma che più probabilmente cerchiamo di evitare: cosa vuol dire diventare adulti? Perché dopo una certa età ci sembrano tutti nostri coetanei? Come si contrae il tempo quando si invecchia? Quale è il ruolo che la società ci attribuisce? E poi, come potremmo o dovremmo adeguarci?

Soncini riesce a mettere in prospettiva storica alcuni cambiamenti sociologici degli ultimi decenni nel modo di intendere le relazioni, lo stare in famiglia, la collettività in generale. Lo fa mentre ci parla del vissuto personale di ciascuno di noi,e  ci spiega di come invecchiando si ribaltino alcune prospettive: da giovani uscivamo di più ma tornavamo scontenti e delusi, a 50 anni non vorremmo mai uscire ma quando usciamo finiamo tutto sommato col divertirci.

Non da ultimo, andrebbe letto perché affronta con leggerezza l’insonnia, o la “questione del dormiveglia”, quello stato in cui ci sembra di dover decidere, stabilire, affrontare tutto, e invece, con gli anni, abbiamo imparato a non far nulla: “nel dormiveglia non devi prendere decisioni, ma soprattutto non devi compiere azioni irreversibili” dice Soncini. A 30 anni quello che ci pareva da affrontare subito – perché l’insonnia ce lo suggeriva – era autentico, mentre finalmente dopo i 50 “conosci la speciale fragilità del dormiveglia” e “hai imparato che l’insonnia ti mente”.

Come comincia

«Di chi?» è la più assurda e frequente domanda che mi sia sentita fare da quando ho iniziato a dire ai miei conoscenti che stavo scrivendo un libro sui cinquant’anni. Una mattina, mentre finivo di scrivere questo libro, un ministro particolarmente irriso dalle persone che frequento è comparso su Instagram con in mano una torta di compleanno, e indosso una maglietta con su stampata una scritta. Il tragico rapporto degli adulti di questo secolo con le magliettecollescritte è un tema al quale avevo fatto cenno tra le pagine, ma c’era un’ aggravante. La scritta diceva: «La vita comincia a cinquanta». Ho pensato ai manoscritti distrutti nelle opere di finzione: quello di Jo, bruciato in Piccole donne; quello di Kenneth Branagh, buttato nel fiume in Celebrity.

Poi, con cinquant’anni d’allenamento a trovare scuse per me, ho deciso di catalogare il ministro come effetto collaterale o luce riflessa. Simone de Beauvoir, che ha scritto di sé persino più di quanto io abbia fatto di me, mi aveva lasciato la tavola apparecchiata con una splendida scusa: «È impossibile far luce sulla propria vita senza illuminare in qualche punto quella degli altri». Quindi, non era necessario agitarsi e cestinare queste pagine: erano i cinquant’anni miei, mica i suoi.

Da piccola mi diedero da leggere Cuore. Lo conoscete: quello di Franti infame che sorride e di Garrone buono, quel libro moralista ambientato in una scuola elementare a fine Ottocento. Quando lo diedero da leggere a me era uscito da poco più di novant’anni; quando l’aveva letto mio padre da una sessantina; neppure quando l’aveva letto mio nonno era una novità: doveva essere uscito da trent’anni o giù di lì. Non posso dire che Cuore sia stato una mia passione infantile quanto lo furono Violetta la timida o Pattini d’argento, ma neppure mi sembrava assurdo che me lo proponessero. Nei novant’anni trascorsi da quando Edmondo De Amicis aveva scritto Cuore a quand’ero alle elementari io, il mondo era cambiato assai meno di quanto si sia scombussolato negli ultimi trenta.

Scheda Libro

AUTORE: Guia Soncini

TITOLO: Questi sono i 50. La fine dell’età adulta

EDITORE: Marsilio

 

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