Riferimento bibliografico
Fernández-Puerta, L.; Caballero-Bonafé, A.; de-Moya-Romero, J.R.; Martínez-Sabater, A.; Valera-Lloris, R. Ageism and Associated Factors in Healthcare Workers: A Systematic Review. Nurs. Rep. 2024, 14, 4039–4059. https://doi.org/10.3390/nursrep14040295
In sintesi
L’ageismo è definito come la presenza di stereotipi, pregiudizi e discriminazione nei confronti degli anziani, basati sulla loro età. È un fenomeno che si manifesta a livello cognitivo, affettivo e comportamentale. I professionisti e gli operatori sanitari hanno, generalmente, un atteggiamento di cura positivo verso i pazienti anziani, ma la letteratura è limitata e i risultati possono variare in base al contesto culturale.
Il contesto e il punto di partenza
Il termine “ageism” è stato coniato per la prima volta da Butler nel 1969, definito come “un’ideologia e un processo discriminatorio simile al razzismo e al sessismo”. Nei paesi occidentali, l’invecchiamento è spesso associato a un’immagine di fragilità, debolezza, dipendenza e improduttività.
In ambito sanitario, l’ageismo ha un impatto negativo sugli anziani, riducendo le loro opportunità di trattamento, riabilitazione e cura. Questo influenza la loro qualità di vita e benessere, esponendoli a peggiori condizioni di salute, ridotta longevità e problemi sia fisici sia mentali.
Ad oggi non si conosce ancora quanto questo fenomeno sia presente o impatti sulla qualità delle cure attraverso il comportamento dei professionisti sanitari.
Le caratteristiche dello studio
In questa pillola viene analizzata una revisione sistematica pubblicata nel 2024, con l’obiettivo di valutare la presenza dell’ageismo tra i professionisti sanitari nei confronti dei pazienti anziani e identificare i fattori sociodemografici, personali e lavorativi associati ad esso.
La revisione ha incluso 15 studi, pubblicati tra il 2014 e il 2024.
Per valutare e misurare la presenza di ageismo sono state utilizzate diverse scale.
La scala Kogan’s Older People Scale (KOP) è stata la più utilizzata, con la maggior parte degli studi che riportano punteggi relativamente buoni, sebbene uno studio abbia trovato atteggiamenti neutri in fisioterapisti. Altre scale (AAS, FSA, GerINCQ, UCLA-GAS) hanno mostrato percezioni e atteggiamenti adeguati o positivi, ma i risultati variavano.
I risultati ottenuti
I fattori associati all’ageismo sono stati raggruppati in tre categorie:
- sociodemografici, socioeconomici e socioculturali;
- personali e sociali;
- lavorativi.
In particolare, è emerso che gli operatori con minore conoscenza sull’invecchiamento e meno esperienza, specialmente nelle unità geriatriche, hanno mostrato punteggi di ageismo più elevati. Generalmente, è associato a un minor ageismo il “desiderio di lavorare con le persone anziane“.
L’ageismo è minore anche in chi ha, o ha avuto, esperienze dirette con anziani nella propria vita privata.
Tra i professionisti sanitari, gli uomini e i single hanno mostrato livelli di ageismo più alti.
Non è chiaro se il livello di istruzione influisca o meno, poiché i risultati sono contrastanti, ma di particolare importanza sono i setting in cui lavorano i professionisti e gli operatori sanitari,
È stato riscontrato, infatti, che gli infermieri del pronto soccorso e gli operatori sanitari che non avevano lavorato in unità geriatriche mostravano livelli più elevati di ageismo. Su questo potrebbe influire il carico di lavoro e lo stress, anche se non ampiamente esplorati, ma sappiamo che “mancanza di personale, fatica lavorativa, stress e condizioni di lavoro”, sono fattori associati all’ageismo auto-riferito.
Limiti dello studio
I risultati indicano che gli operatori sanitari hanno generalmente mostrato bassi tassi di ageismo. La maggior parte degli studi ha riportato “un atteggiamento di cura generalmente positivo verso gli anziani“. Tuttavia, quanto riportato varia a seconda della scala utilizzata per la rilevazione e dal contesto.
Molti studi non hanno identificato tutti i potenziali fattori confondenti. Quasi la metà di questi proviene dal Medio Oriente, limitando la comprensione in altre regioni con contesti culturali diversi.
La maggior parte degli studi è stata condotta sulla figura infermieristica, il che potrebbe non riflettere completamente la realtà di tutti i professionisti sanitari.
Possiamo dichiarare che la letteratura sull’argomento è ancora scarsa e i risultati variano a seconda del contesto culturale e della scala utilizzata.
Quali le novità
Per la prima volta una revisione sistematica cerca di fare il punto della situazione in merito ad un argomento molto poco esplorato e, di conseguenza, poco conosciuto.
Si iniziano a prendere in considerazione più fattori che possono influire sul fenomeno dell’ageismo, andando ad esplorare questi in diversi contesti e su più figure sanitarie e non solo medici o infermieri.
Quali le prospettive
Le implicazioni pratiche suggeriscono che le istituzioni sanitarie debbano riconoscere l’ageismo tra i professionisti sanitari come un problema reale e condurre studi per determinarne la presenza e i fattori associati.
Queste prove dovrebbero guidare lo sviluppo di strategie mirate e di approcci basati sull’educazione geriatrica, il contatto con gli anziani o una combinazione di entrambi.
L’obiettivo finale è garantire interazioni libere da stereotipi, pregiudizi e discriminazione nei confronti dei pazienti anziani.
A cura di Cristian Vairo