Riferimento bibliografico

De Cabo R, Mattson MP. Effects of Intermittent Fasting on Health, Aging, and Disease. N Engl J Med. 2019 Dec 26;381(26):2541-2551

In sintesi

Una recente revisione sistematica ha posto l’attenzione su un argomento particolarmente discusso negli ultimi anni, ovvero gli effetti del digiuno intermittente sulla salute e le sue conseguenze sulle patologie croniche (in particolare diabete mellito, obesità e malattie cardiovascolari), sui tumori e sui disordini neurodegenerativi. Gli studi sui modelli animali hanno mostrato diversi benefici e un impatto in termini di longevità, ma gli studi clinici sono ancora in fase preliminare e hanno mostrato risultati contrastanti.

Digiuno intermittente e pathway molecolari

Il glucosio e gli acidi grassi rappresentano le principali fonti energetiche per l’organismo umano. Dopo un pasto, il glucosio viene utilizzato dalle cellule per produrre energia, mentre durante i periodi di digiuno i trigliceridi vengono metabolizzati a glicerolo e acidi grassi; successivamente questi ultimi vengono trasformati a livello epatico in corpi chetonici che forniscono l’energia necessaria per superare la deprivazione di cibo, in particolare al tessuto cerebrale. Tale “switch metabolico”, con il rialzo dei livelli di corpi chetonici nel sangue, si manifesta negli esseri umani circa 8-12 ore dopo l’inizio del digiuno. Sono stati a lungo studiati gli effetti cellulari e molecolari della restrizione calorica. I principali risultati sono:

  • un’aumentata resistenza allo stress ossidativo
  • l’inibizione della sintesi di proteine e la stimolazione dell’autofagia, in particolare il riciclaggio di molecole danneggiate
  • la stimolazione della biogenesi mitocondriale
  • la promozione della sopravvivenza cellulare

Applicazioni cliniche

Gli studi effettuati su modelli animali hanno dimostrato l’efficacia del digiuno intermittente sull’aumento della sensibilità insulinica, sull’obesità e su malattie croniche come il diabete mellito tipo 2. Per quanto riguarda gli studi su modelli umani, i risultati sono contrastanti: in alcuni si conferma una riduzione dell’incidenza di diabete mellito associato ad una diminuzione dell’insulino-resistenza, in altri si è ottenuto solamente un calo ponderale sovrapponibile alle diete standard. Il digiuno intermittente inoltre ha dimostrato di migliorare, negli animali così come negli umani, gli indici di salute cardiovascolare, ovvero i livelli di colesterolo LDL, colesterolo HDL, trigliceridi, colesterolo totale, glucosio ed insulina. Riducendo in aggiunta lo stress ossidativo e i markers di infiammazione sistemica è in grado di ottimizzare i parametri correlati all’aterosclerosi.

Numerosi studi in pazienti oncologici, completati o ancora in corso, si basano sull’evidenza secondo cui il digiuno intermittente è in grado di alterare il metabolismo delle cellule tumorali, di inibire la loro crescita e in tal modo di renderle suscettibili al trattamento. Sono stati studiati diversi tipi di tumore: prostatico, cerebrale (glioblastoma), mammario, ovarico, endometriale e colorettale.

Considerazioni pratiche

Esistono vari tipi di schemi applicabili, ad esempio:

  • l’alimentazione ristretta in un arco temporale (time-restricted feeding) in cui si riduce gradualmente il consumo di cibo da assumere in una giornata con l’obiettivo, raggiungibile in 4 mesi, di un digiuno per 16-18 ore al giorno
  • la dieta 5:2 che prevede una riduzione delle calorie assunte col cibo prima in un solo giorno a settimana per arrivare al traguardo di 500 calorie al giorno per due giorni a settimana.

Nonostante l’utilità del digiuno intermittente per diverse condizioni patologiche, vi sono numerosi impedimenti alla diffusione di tale piano dietetico da un punto di vista pratico.

Primo fra tutti, la cultura del cibo è talmente radicata nelle abitudini quotidiane degli esseri umani che una restrizione alimentare non viene presa molto in considerazione dai pazienti ma anche dai medici stessi.

In secondo luogo, il cambiamento verso un regime dietetico che comporti il digiuno può determinare, almeno nelle fasi iniziali, irritabilità e difficoltà di concentrazione.

Infine, la maggior parte dei medici non conosce il digiuno intermittente o non è in grado di indirizzare il paziente verso un suo corretto utilizzo.

Conclusioni, limiti e prospettive future

Studi preclinici e trials clinici hanno dimostrato i numerosi benefici del digiuno intermittente che non sono solamente il risultato di una ridotta produzione di radicali liberi o di calo ponderale. I modelli animali mostrano, tra le altre cose, come sia in grado di allungare l’aspettativa di vita. Tuttavia gli studi clinici effettuati comprendono principalmente interventi di breve durata (di pochi mesi) e i loro outcome risultano ancora preliminari e in alcuni casi contrastanti. Inoltre sono stati studiati essenzialmente giovani o adulti in sovrappeso e non è possibile dunque generalizzare ad altri gruppi di età per quanto riguarda i benefici e la sicurezza di tale intervento.

Nell’immediato futuro, una strada possibile è quella di mimare il digiuno intermittente mediante l’uso di terapie farmacologiche specifiche che permettano di ottenere i medesimi benefici senza alterare le abitudini alimentari.

 

A cura di Alice Ferrero


Iscriviti alla Newsletter

* Richiesti

Scegli la newsletter

Consenso all’utilizzo dei datiAging Project userà le informazioni che fornisci al solo scopo di inviarti la newsletter richiesta.

Puoi annullare l'iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul link che trovi nel footer dell'email. Per informazioni sulla Privacy Policy clicca qui.

Cliccando su "Acconsenti", accetti anche che le tue informazioni saiano trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Ulteriori informazioni sulle privacy di Mailchimp qui