Riferimento bibliografico

Maranesi E, Casoni E, Baldoni R, Barboni I, Rinaldi N, Tramontana B, Amabili G, Benadduci M, Barbarossa F, Luzi R, Di Donna V, Scendoni P, Pelliccioni G, Lattanzio F, Riccardi GR, Bevilacqua R. The Effect of Non-Immersive Virtual Reality Exergames versus Traditional Physiotherapy in Parkinson’s Disease Older Patients: Preliminary Results from a Randomized-Controlled Trial. Int J Environ Res Public Health. 2022 Nov 10;19(22):14818.

In sintesi

Il Parkinson è una patologia che interessa l’encefalo, caratterizzata da un progressivo peggioramento motorio, che si manifesta clinicamente con movimenti incontrollati come tremori, difficoltà nella deambulazione e instabilità posturale. Queste caratteristiche derivano prevalentemente dalla progressiva degenerazione di neuroni responsabili della produzione di dopamina, che si traduce in importanti interruzioni nella connessione dei circuiti nervosi implicati nella genesi e nel controllo del movimento.

Da questi presupposti si desume il ruolo fondamentale nella cura di questa malattia della riabilitazione motoria, atta a conservare quanto più possibile una buona funzionalità motoria e l’indipendenza nelle attività quotidiane.

Questo studio ha messo a confronto i risultati della fisioterapia tradizionale nei pazienti affetti da malattia di Parkinson con quelli ottenuti attraverso una nuova metodica di riabilitazione tecnologica, che prevede di aggiungere alla fisioterapia alcuni esercizi svolti con l’ausilio della realtà virtuale non immersiva associata ad attività fisica, mediante il ricorso ad apposite piattaforme di “exergames”.

Il contesto e il punto di partenza

In considerazione della difficoltà che i soggetti affetti da malattia di Parkinson vivono quotidianamente, il ruolo della riabilitazione motoria in associazione alla terapia farmacologica gioca un ruolo primario nel rallentamento della malattia. Nonostante questo, i soggetti anziani con malattia di Parkinson affrontano un persistente peggioramento della disabilità, caratterizzata da una riduzione del benessere e della funzionalità motoria associata a un peggioramento nella capacità di svolgere le normali attività fisiche quotidiane. Le linee guida raccomandano una terapia fisica precoce – idealmente già dall’insorgenza della patologia – ma non esistono evidenze del beneficio in termini di prevenzione di insorgenza di sintomi avanzati e nella progressione della malattia. Per questo, identificare nuove metodiche per contrastare la disabilità è una priorità nella riabilitazione dei soggetti affetti da malattia di Parkinson.

A questo proposito, recenti studi hanno dimostrato come l’introduzione di metodiche associate alla tecnologia come gli Exergames (exercise + games), ossia giochi di realtà virtuale non immersiva combinati ad attività fisica, possano giovare ai soggetti affetti da Parkinson, permettendo un coinvolgimento personalizzato e con complessità individualizzata rispetto alle capacità del soggetto.

In particolare, la realtà virtuale è una tecnologia che richiede ai partecipanti di essere attivi fisicamente, usando movimenti di tutto il corpo come metodica principale nell’interazione con il gioco.

Le caratteristiche dello studio

Per questo studio sono stati arruolati 32 pazienti affetti da malattia di Parkinson con più di 65 anni di età, con un punteggio alla scala H&Y (usata per descrivere i sintomi di progressione della malattia) tra 1 e 3, un livello di disabilità (misurato con scala Rankin) < a 3, con discreta capacità di deambulazione (FAC >2), non depressi e con trattamento farmacologico stabile da almeno un mese. I partecipanti sono stati successivamente divisi in due gruppi: il primo è stato sottoposto ad un programma di riabilitazione tradizionale e il secondo, in aggiunta, a una riabilitazione tecnologica svolta usando un sistema di realtà virtuale non immersiva.

Lo studio è stato organizzato in dieci sessioni di allenamento divise in due allenamenti a settimana, ognuno di 50 minuti. Il gruppo di controllo si è sottoposto a riabilitazione tradizionale (esercizi di respirazione, di cammino, di equilibrio e stretching) per tutti e 50 i minuti, mentre il secondo gruppo si è sottoposto per i primi 30 minuti alla riabilitazione tradizionale e per i restanti 20 minuti a esercizi svolti utilizzando il sistema Tymo, una piattaforma wireless di realtà virtuale, adattabile alle capacità del singolo soggetto da parte del fisioterapista.

Gli esercizi con la realtà virtuale prevedono il posizionamento del paziente sulla piattaforma di fronte allo schermo dove sono proiettati i giochi . Per la loro esecuzione, il corpo del paziente assume la funzione del joystick, che, muovendosi nello spazio e spostando il baricentro, permette di raggiungere gli obiettivi specifici del gioco. Si sfrutta così non solo la capacità fisica del soggetto, ma anche quella mentale.

I risultati ottenuti

Durante lo studio, due soggetti del gruppo di controllo sono stati esclusi in quanto non hanno completato il trattamento. L’analisi dei dati ha evidenziato un miglioramento nell’equilibrio maggiore nel gruppo sottoposto a riabilitazione con realtà virtuale rispetto al gruppo di controllo. Inoltre, la valutazione della deambulazione e del rischio di cadute al termine del trattamento ha mostrato una significativa differenza tra i due gruppi, sottolineando i vantaggi dell’utilizzo della realtà virtuale non immersiva. Un altro non secondario risultato è stato la dimostrazione dell’efficacia della realtà virtuale nel miglioramento della componente emotiva e del benessere mentale dei pazienti.

Limiti dello studio

Tra i limiti maggiori dello studio vi è sicuramente il ristretto numero di persone arruolate. Inoltre, un follow-up protratto nel tempo potrebbe confermare ulteriori miglioramenti nelle varie aree di attività fisica esplorate (postura, deambulazione, sfera cognitiva e umorale) oltre che tenere in considerazione eventuali e potenziali cadute intercorse durante la riabilitazione.

Quale la novità

L’introduzione e l’utilizzo nella riabilitazione motoria di strumenti e piattaforme di gioco che utilizzano la realtà virtuale non immersiva nei soggetti affetti da Parkinson rappresenta un metodo efficace per migliorare deambulazione, equilibrio e salute mentale dei soggetti malati, integrando l’esercizio fisico e cognitivo in maniera interattiva attraverso la tecnologia digitale e associandolo ad un approccio dinamico e di intrattenimento che potrebbe migliorare l’adesione del paziente alle terapie di riabilitazione.

Quali le prospettive

In un’ottica a lungo termine, l’utilizzo della realtà virtuale non immersiva potrebbe rappresentare un nuovo e più efficace modello di riabilitazione motoria non solo nelle malattie neurodegenerative, ma anche coinvolgendo l’anziano fragile, che potrebbe trarne giovamento sia in termini di salute fisica sia mentale, migliorando la performance e rallentando il decadimento fisico e cognitivo.

 

A cura di Mattia Lotto


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