Riferimento bibliografico

Rolland, Y., Sierra, F., Ferrucci, L. et al. Challenges in developing Geroscience trials. Nat Commun 14, 5038 (2023). https://doi.org/10.1038/s41467-023-39786-7

In sintesi

Le geroscienze si stanno gradualmente affermando come un nuovo orizzonte della ricerca scientifica, con l’obiettivo di raggiungere importanti traguardi nell’ambito della prevenzione delle malattie correlate all’invecchiamento, agendo sui relativi meccanismi biologici. Questo cambiamento di paradigma in ricerca richiede però la progettazione ad hoc di futuri studi clinici relativi all’invecchiamento, a partire dalla popolazione da selezionare, da quali stili di vita e interventi geroterapeutici testare, da quali biomarcatori legati all’età selezionare per prevedere e monitorare le risposte cliniche.

Il contesto e il punto di partenza

I continui miglioramenti delle condizioni di vita e della medicina, nonché le politiche sanitarie, hanno determinato un aumento senza precedenti dell’aspettativa di vita, ma non ne hanno garantito la qualità: gli anziani devono convivere con una serie di condizioni mediche strettamente legate all’invecchiamento, come malattie cardiovascolari, diabete di tipo II, demenze, tumori, sarcopenia, fragilità e declino delle funzioni vitali, il che spesso significa disabilità e costi sanitari elevati. Per molto tempo, diverse condizioni cliniche e processi fisiopatologici sono stati considerati inevitabili ed etichettati con l’affermazione “è l’età”.
La geroscienza, nata dalla ricerca sull’interazione tra i processi di invecchiamento e le malattie a questi correlate, cerca di sviluppare approcci terapeutici e preventivi basati sulla biologia per ridurre le multi-morbilità legate all’età.

Le caratteristiche dello studio

L’articolo, riportato su Nature communications, è una review che descrive le raccomandazioni della Geroscience Clinical Trial International Task Force, organismo che studia le metodologie e i disegni di studio nel campo delle geroscienze. Gli studi di geroscienza mirano a modificare i meccanismi dell’invecchiamento, per ritardare o prevenire l’insorgenza di malattie legate all’età, le sindromi geriatriche e migliorare la qualità della vita.
In questo contesto viene completamente rinnovato il paradigma che guida la stesura dei trial clinici: in linea generale i trial sono infatti disegnati per testare dei farmaci che agiscano su una specifica malattia; mentre l’invecchiamento non è da considerarsi una malattia, ma una serie di fattori di rischio per multiple comorbidità. Un’altra questione riguarda la popolazione target: non solo anziani, in quanto le patologie croniche che caratterizzano l’invecchiamento insorgono già in età adulta e solo successivamente portano, nell’insieme, all’invecchiamento; l’obiettivo è anche intercettare prima queste caratteristiche, in modo da poter agire e modificarle precocemente, mirando ad una vecchiaia sana.

I risultati ottenuti

Nell’articolo vengono citati diversi studi clinici condotti in questo ambito. Il primo degno di nota riguarda il TAME trial (targeting aging with metformin), approvato dalla FDA, il quale studia l’utilizzo di metformina come farmaco pleiotropico in grado di agire su specifici marcatori di senescenza, con lo scopo di posporre mortalità e insorgenza di diverse malattie legate all’età.
Un altro trial citato, multicentrico di fase 2, studia l’utilizzo di cellule staminali mesenchimali come farmaco geroterapico con azione antinfiammatoria, prorigenerativa e riparativa nel prevenire la fragilità; l’outcome riportato dagli autori è un miglioramento significativo del 6MWT nei pazienti trattati rispetto ai controlli. Un altro studio riportato riguarda anche in questo caso l’utilizzo di infusioni di cellule staminali allogeniche nei pazienti con Alzheimer.

Limiti dello studio

Un limite riportato nell’articolo riguarda il fatto che ad oggi la maggior parte dei trial clinici sono ancora di piccole dimensioni e condotti per un periodo di tempo limitato. Se consideriamo il contesto di ricerca, la prevenzione e la necessità di studiare farmaci che, invece di impattare su una malattia in acuto, modifichino anche l’invecchiamento degli organi, è fondamentale avere popolazioni sufficientemente grandi e tempi di osservazione lunghi. Inoltre, sebbene la ricerca sui biomarcatori di aging sia florida, ad oggi non ci sono studi di superiorità che selezionino quelli più promettenti nell’ ottica di interventi farmacologici. Sono necessarie per il futuro ricerche per ottenere dei target che permettano una valutazione della risposta di farmaci.

Quale la novità

La novità principale è il nuovo orizzonte di ricerca, ovvero un nuovo modo di pensare i trial clinici, non più focalizzati su una specifica malattia, ma con uno sguardo di insieme. La sfida metodologica è veramente ardua: non studiare il farmaco su una specifica condizione, ma valutando come questo impatta sulla curva di invecchiamento dei vari organi e sistemi del corpo, per prescriverlo in ottica preventiva e non curativa.

Quali le prospettive

Nonostante sia ancora in fase iniziale, la geroscienza offre promettenti prospettive per gestire e prevenire le malattie legate all’età, rallentare il processo di invecchiamento e affrontare sindromi geriatriche, con impatti potenzialmente rivoluzionari sulla salute pubblica. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere i meccanismi dei farmaci geroterapici e definire le popolazioni target. Infine, il sogno dell’eterna giovinezza deve essere gestito attentamente, per evitare effetti indesiderati e garantire trattamenti egualitari senza inasprire ulteriormente le disuguaglianze già presenti nella politica sanitaria. Si dovrebbe pensare per questo al coinvolgimento di organizzazioni etiche indipendenti.

 

A cura di Mattia Perazzi


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