Riferimento bibliografico
Borna, S., Maniaci, M.J., Haider, C.R., Gomez-Cabello, C.A., Pressman, S.M., Haider, S.A., Demaerschalk, B.M., Cowart, J.B., & Forte, A.J. (2024). Artificial Intelligence Support for Informal Patient Caregivers: A Systematic Review. Bioengineering, 11(5), 483.
In sintesi
L’intelligenza artificiale (Artificial Intelligence, AI) si sta rivelando uno strumento prezioso per sostenere i caregiver familiari, in particolare coloro che assistono persone anziane affette da patologie croniche e degenerative. Una recente revisione sistematica della letteratura mostra come gli strumenti basati sull’AI – come chatbot intelligenti, app mobili e piattaforme di apprendimento adattivo – possano offrire un supporto formativo continuo, personalizzato e accessibile, con effetti positivi sulle competenze del caregiver, sul suo benessere psicologico e, indirettamente, sulla qualità dell’assistenza fornita.
Il contesto generale ed il punto di partenza
Nel contesto dell’invecchiamento globale della popolazione, il ruolo dei caregiver familiari diventa sempre più centrale. Molti familiari si trovano a svolgere funzioni assistenziali complesse, che vanno dalla gestione farmacologica, alla cura quotidiana, fino al supporto emotivo. Tutto questo, spesso, senza una preparazione specifica. Questo carico, se non adeguatamente gestito, può portare a stress, burnout e senso di inadeguatezza.
Tradizionalmente, la formazione dei caregiver si è basata su interventi in presenza o su materiali cartacei, poco dinamici. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito a un crescente interesse verso soluzioni digitali e intelligenti, in grado di rispondere in modo più flessibile e personalizzato ai bisogni formativi.
Da qui nasce l’interesse di valutare, in modo sistematico, l’efficacia degli interventi di formazione dei caregiver informali basati sull’intelligenza artificiale.
Le caratteristiche dello studio
Lo studio di Borna et al. è una revisione sistematica condotta su quattro database (PubMed, Scopus, IEEE Xplore e Web of Science), a cui si aggiunge una ricerca libera su Google Scholar, con l’obiettivo di individuare evidenze sul ruolo dell’intelligenza artificiale (IA) nel supporto ai caregiver informali.
La selezione degli studi di ricerca ha restituito elaborati pubblicati tra il 2012 e il 2023.
Questo intervallo di tempo non è stato definito a priori, ma è emerso dai risultati ottenuti, poiché solo gli studi pubblicati a partire dal 2012 soddisfacevano i criteri per essere inclusi nell’indagine .
Dei 947 articoli inizialmente identificati, ne sono stati selezionati 10, tutti focalizzati sull’impiego di strumenti o algoritmi basati sull’IA a supporto dei caregiver informali. Gli studi inclusi sono classificati per disegno come otto studi di model development and validation e due technical report. Si tratta quindi principalmente di studi applicativi, volti allo sviluppo e alla validazione di modelli di intelligenza artificiale destinati al supporto dei caregiver informali.
Le tecnologie analizzate includono chatbot per il supporto emotivo, app mobili a scopo educativo, sistemi predittivi e assistenti robot. Otto studi impiegano modelli di machine learning, uno presenta un chatbot psicologico (Tess), e uno si basa su tecniche di reasoning computazionale.
L’80% degli articoli selezionati utilizzava l’apprendimento automatico.
I risultati ottenuti
I dati raccolti mostrano risultati incoraggianti: l’impiego di strumenti basati sull’intelligenza artificiale (AI) ha permesso ai caregiver informali di ricevere indicazioni personalizzate e tempestive, migliorando la gestione delle attività quotidiane e favorendo il benessere psicologico.
In particolare, il chatbot Tess ha gestito oltre 12.000 interazioni testuali, con un tasso di soddisfazione pari all’88%, dimostrando il potenziale del supporto emotivo digitale.
È stato evidenziato, inoltre, come app e sistemi predittivi possano anticipare situazioni di stress o burnout, fornendo suggerimenti mirati per ridurre il carico assistenziale.
Il Digital Case Manager, un sistema di apprendimento automatico, ha mostrato capacità predittive elevate, con accuratezza e misure di performance tra il 93% e il 95% in alcune applicazioni, riuscendo a identificare caregiver a rischio di sovraccarico.
Sistemi educativi personalizzati e robot assistivi, come “Dori”, hanno confermato la loro efficacia nell’adattarsi alle esigenze di anziani fragili e dei loro caregiver, rispettandone dignità e valori.
I limiti dello studio
Nonostante i risultati positivi, la revisione mette in luce anche alcuni limiti significativi.
In primo luogo, molti studi utilizzano campioni di piccole dimensioni o simulati, limitando la generalizzabilità dei risultati. Inoltre, la maggior parte delle tecnologie è stata testata in contesti sperimentali e non ancora applicata su larga scala nella pratica quotidiana.
Si segnalano anche criticità legate alla privacy dei dati, alla necessità di alfabetizzazione digitale per l’uso delle tecnologie e alla potenziale dipendenza dai dispositivi tecnologici.
Un ulteriore limite della revisione è il mancato utilizzo di strumenti riconosciuti per la valutazione del rischio di bias negli studi sui modelli predittivi, come ad esempio il PROBAST (Prediction model Risk Of Bias ASsessment Tool), ampiamente adottato nella letteratura scientifica per stimare la qualità metodologica e l’affidabilità dei modelli sviluppati.
Le novità introdotte
L’aspetto più innovativo che emerge dallo studio è la capacità dell’intelligenza artificiale di fornire un supporto dinamico e adattivo, calibrato sui bisogni reali del caregiver. Non si tratta più solo di fornire informazioni, ma di creare veri e propri percorsi personalizzati, che tengono conto del profilo dell’utente, del contesto domestico e delle esigenze specifiche del paziente. L’AI consente quindi di accompagnare il caregiver lungo l’intero percorso assistenziale, offrendo strumenti educativi, supporto emotivo e soluzioni operative.
Le prospettive future
Secondo gli autori, il futuro dell’intelligenza artificiale in ambito caregiving passa attraverso la sua integrazione nei percorsi di presa in carico e nella sanità pubblica. Occorrerà a questo scopo sviluppare tecnologie più inclusive, multilingue e culturalmente sensibili, capaci di adattarsi a diversi contesti assistenziali. Saranno inoltre fondamentali nuove ricerche interdisciplinari che vedano coinvolti infermieri, informatici, psicologi ed educatori, per progettare soluzioni etiche, efficaci e realmente utili a chi, ogni giorno, si prende cura degli altri.
A cura di Maria Beltrami, Danilo Pignataro, Gianfranco Sorrentino
