Riferimento bibliografico

Wilmanski T, et al. Gut microbiome pattern reflects healthy ageing and predicts survival in humans. Nat Metab. 2021 Feb;3(2):274-286. doi: 10.1038/s42255-021-00348-0. Epub 2021 Feb 18.

In sintesi

Un recente articolo evidenzia che il microbioma intestinale ha effetti importanti sulla salute umana e la sua importanza nell’invecchiamento umano rappresenta un campo di ricerca promettente. È stato dimostrato che, a partire dalla metà dell’età adulta, il microbioma intestinale assume un profilo sempre più individuale, continuando a differenziarsi col passare degli anni. Lo studio di coorte, che ha analizzato tre coorti indipendenti comprendenti oltre 9.000 individui, ha scoperto che l’unicità della composizione è fortemente associata ai derivati degli aminoacidi prodotti dai batteri intestinali e che circolano nel flusso sanguigno. In età avanzata, oltre gli 80 anni, gli individui sani mostrano una continua deriva microbica verso uno stato compositivo unico, mentre questa deriva è assente negli individui meno sani. Il modello di microbioma caratteristico dell’invecchiamento in buona salute è caratterizzato da un esaurimento dei generi principali che si trovano nella maggior parte degli esseri umani, soprattutto Bacteroides. Mantenere un’elevata predominanza di Bacteroides nell’età avanzata o avere un basso livello di unicità del microbioma intestinale, predice una diminuzione della sopravvivenza in un follow-up di 4 anni. Questa analisi identifica la crescente unicità della composizione del microbioma intestinale come componente di un invecchiamento sano, che è caratterizzato da distinte uscite metaboliche microbiche nel sangue.

Il contesto e il punto di partenza

Il tratto gastrointestinale umano ospita una popolazione complessa e dinamica di microrganismi, il microbioma intestinale, che esercita una marcata influenza sull’ospite durante l’omeostasi e la malattia. Molteplici fattori contribuiscono alla formazione del microbioma umano durante l’infanzia e la dieta è considerata uno dei fattori principali. I batteri intestinali svolgono un ruolo cruciale nel mantenimento dell’omeostasi immunitaria e metabolica e nella protezione dagli agenti patogeni. La composizione batterica intestinale alterata (disbiosi) è stata associata alla patogenesi di molte malattie infiammatorie e infezioni. La raccolta di batteri che colonizzano il tratto gastrointestinale si è evoluta insieme all’ospite nel corso di migliaia di anni per formare una relazione intricata e reciprocamente vantaggiosa. Calcolare il numero di microrganismi che popolano il tratto gastrointestinale è molto difficile. Inizialmente il numero sembrava essere superiore a 1014, cioè circa 10 volte più alto rispetto al numero di cellule umane. Tuttavia, una stima più recente ha suggerito che il rapporto tra cellule umane e batteri potrebbe essere più vicino a 1:1. In ogni caso, dato il vasto numero di cellule batteriche presenti, il microbioma è considerato come un vero organo accessorio.

Diversi studi condotti su popolazioni centenarie forniscono potenziali informazioni sulle variazioni microbiche associate all’invecchiamento. Ad esempio, è stato dimostrato che i microbiomi intestinali di centenari e supercentenari (oltre i 104 anni) mostrano un esaurimento delle specie batteriche più comuni in età giovane (Bacteroides, Roseburia e Faecalibacterium), compensato da un aumento della prevalenza di specie più rare. Da allora risultati simili sono stati riportati in altre popolazioni centenarie in tutto il mondo, come nei centenari sardi, cinesi e coreani, rispetto a controlli sani e più giovani. Ciò suggerisce che il microbioma intestinale continua a svilupparsi all’interno del suo ospite anche negli ultimi decenni di vita umana.

I risultati ottenuti

La ricerca riporta i risultati ottenuti dallo studio di oltre 9000 soggetti ed evidenzia che, man mano che le persone invecchiano, la composizione di questa complessa comunità di microbi tende a cambiare e, maggiore è il cambiamento, meglio è.

Nelle persone sane, i tipi di microbi che dominano l’intestino nella prima età adulta costituiscono una proporzione sempre più piccola del microbioma nei decenni successivi, mentre aumenta la percentuale di altre specie meno diffuse. Ma, nelle persone che sono meno sane, accade il contrario. Infatti, la composizione dei loro microbiomi rimane relativamente statica e i soggetti tendono a morire prima.

Questo studio rileva che le persone i cui microbiomi intestinali non hanno subito grandi cambiamenti man mano che invecchiano erano in cattive condizioni di salute. Avevano colesterolo e trigliceridi più alti e livelli più bassi di vitamina D. Erano meno attivi e non potevano camminare molto velocemente, assumevano più farmaci e avevano quasi il doppio delle probabilità di morire durante il periodo di studio. Al contrario, le persone che hanno subito il maggior numero di cambiamenti nella loro composizione microbica tendevano ad avere una salute migliore e una durata di vita più lunga. Avevano livelli più alti di vitamina D e livelli più bassi di lipoproteine a bassa densità, colesterolo e trigliceridi. Avevano bisogno di meno farmaci e avevano una salute fisica migliore, con velocità di camminata più elevate e maggiore mobilità.

I ricercatori hanno ipotizzato che alcuni batteri intestinali che sono innocui o forse anche benefici nella prima età adulta potrebbero diventare dannosi nella vecchiaia. Lo studio ha rilevato, ad esempio, che nelle persone sane che hanno visto i cambiamenti più drammatici nella loro composizione del microbioma c’è stato un forte calo della prevalenza di batteri chiamati Bacteroides, che sono più comuni nei paesi sviluppati dove le persone mangiano molti alimenti processati (ricchi di grassi saturi, zuccheri semplici e sale) e meno prevalenti nei paesi in via di sviluppo, dove le persone tendono a seguire una dieta ricca di fibre e cereali integrali. Quando la fibra non è disponibile, i Bacteroides consumano il muco che forma lo strato protettivo dell’intestino. Siccome con l’avanzare dell’età l’intestino tende a produrre meno muco, i Bacteroides diventano ad un certo punto dannosi.

Le prospettive e i rivolti pratici

Un modo per impedire ai Bacteroides di distruggere il rivestimento dell’intestino è dare loro qualcos’altro di cui nutrirsi, come le fibre di cibi integrali tra cui fagioli, noci, semi, frutta, verdura e cereali integrali.

Inoltre, è molto importante rimanere fisicamente attivi, perché l’esercizio fisico può avere un effetto benefico sul microbioma intestinale e inoltre è fondamentale mangiare meno alimenti altamente trasformati dall’industria.

I ricercatori hanno scoperto l’importanza di diversi metaboliti nel sangue prodotti dai microbi intestinali, ad esempio molecole appartenenti alla classe degli indoli, che hanno dimostrato la capacità di ridurre l’infiammazione e mantenere l’integrità della barriera che riveste e protegge l’intestino. Gli indoli sono molto diffusi nel mondo vegetale, ma in particolare nelle verdure bianche (cavolfiore, sedano, finocchio, patate, fagioli, mandorle e funghi champignon) Un altro dei metaboliti identificati nello studio è la fenilacetilglutamina. Non è chiaro esattamente cosa faccia questo composto, ma alcuni esperti ritengono che promuova la longevità perché la ricerca ha dimostrato che centenari nel nord Italia tendono ad avere livelli molto alti di questa.

I ricercatori stanno cercando di identificare altri modi per ridurre l’abbondanza di Bacteroides. Al momento la migliore arma che abbiamo è lo stile alimentare. Ricordiamoci sempre che quando ci nutriamo, stiamo nutrendo anche i nostri microbi intestinali.

 

A cura di Claudio Molinari

 


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