Riferimento bibliografico
Tianyu Zhu et al. The Relationship between Visceral Fat Accumulation and Risk of Cardiometabolic Multimorbidity: The Roles of Accelerated Biological Aging, Nutrients 2025, 17(8), 1397; https://doi.org/10.3390/nu17081397
In sintesi
L’obiettivo di questo studio è indagare l’associazione tra l’accumulo di tessuto adiposo viscerale, misurato attraverso il nuovo indice BRI (Body roundness index) e il rischio di morbidità cardiometabolica, e il ruolo potenziale dell’invecchiamento accelerato in questa relazione.
Il contesto e il punto di partenza
La multimorbidità cardiometabolica (CMM), è caratterizzata dalla coesistenza di almeno due malattie cardiometaboliche, che tipicamente includono malattia coronarica, diabete mellito di tipo 2 e ictus. I pazienti con CMM presentano un rischio aumentato di mortalità e una marcata riduzione dell’aspettativa di vita. La prevalenza di CMM nella popolazione di età superiore ai 60 anni è di circa il 30%. Un dato preoccupante, in particolare se teniamo conto del fatto che secondo le previsioni più accreditate il numero di anziani raggiungerà 1,5 miliardi entro il 2050. Pertanto, soprattutto in una prospettiva di salute pubblica, identificare i fattori di rischio modificabili per la CMM è ormai una priorità urgente.
L’obesità è ampiamente riconosciuta come un fattore di rischio significativo per la multimorbidità cardiometabolica. Generalmente, la relazione tra obesità e CMM viene valutata utilizzando come indicatore l’indice di massa corporea (BMI), ovvero il rapporto tra il peso corporeo, espresso in chilogrammi, e il quadrato dell’altezza, espressa in metri. Dagli ultimi studi emerge però che l’accumulo di tessuto adiposo viscerale è più dannoso per la salute rispetto all’espansione del tessuto adiposo sottocutaneo.
A questo proposito, si può osservare che il BMI, essendo basato sul peso corporeo, è limitato dalla sua incapacità di differenziare tra massa grassa e massa muscolare. Il body roundness index (BRI), introdotto da Thomas et al., è una nuova misura antropometrica che integra la misura dell’altezza e quella della circonferenza della vita: rispetto al tradizionale BMI fornisce in questo modo una stima più accurata della distribuzione del grasso viscerale.
L’invecchiamento è un processo biologico complesso, inteso come il deterioramento graduale dell’integrità, della funzione di riserva e della capacità di recupero delle cellule, dei tessuti e degli organi. Rispetto all’età cronologica, l’età biologica fornisce una misura più accurata dello stato di invecchiamento effettivo di un individuo e del rischio di malattie legate all’età. Il fenomeno per cui l’età biologica di un individuo avanza più rapidamente rispetto alla sua età cronologica è chiamato invecchiamento accelerato. Fondamentalmente, l’invecchiamento biologico, legato a riduzione del metabolismo, rigidità vascolare, infiammazione cronica a basso livello, stress ossidativo, e l’interazione di comorbidità, può giocare un ruolo critico nella CMM. D’altra parte, l’accumulo di cellule immunitarie prevalentemente pro-infiammatorie e le alterazioni nel profilo immunitario del tessuto adiposo negli individui obesi potrebbero agire come potenti fattori scatenanti dell’invecchiamento accelerato.
Nonostante queste conoscenze, nessuna ricerca ha esaminato simultaneamente la relazione tra BRI, invecchiamento biologico e CMM. Lo studio preso in esame si propone di valutare questa associazione.
Le caratteristiche dello studio
L’ UK Biobank, uno studio di coorte prospettico di grande scala, ha reclutato oltre 500.000 partecipanti in 22 centri di valutazione tra il 2006 e il 2010.
Nello studio preso in esame sono stati esclusi i partecipanti privi di dati disponibili su circonferenza vita (n = 2163), altezza (n = 518) e peso (n = 532); e in secondo luogo, i partecipanti con diagnosi di qualsiasi CMD prima del reclutamento (n = 56.400). Inoltre, sono stati esclusi 108.253 partecipanti privi di dati sui biomarcatori clinici necessari per il calcolo dell’età biologica, ottenendo un totale di 234.184 partecipanti.
Per tenere conto di potenziali fattori di confondimento, sono state incorporate diverse covariate: età, sesso, razza, stato socioeconomico e livello di istruzione, stato di fumatore, consumo di alcol e attività fisica. Sono state inoltre considerate le diagnosi di ipertensione arteriosa e dislipidemia.
Per calcolare l’età biologica sono stati utilizzati il KDM-BA e il PhenoAge, due algoritmi validati e basati su parametri clinici.Nello studio sono stati utilizzati entrambi gli indicatori simultaneamente, per offrire una valutazione più completa dell’invecchiamento biologico sfruttando i punti di forza di ciascun algoritmo.
Il KDM-BA rappresenta lo stato biologico medio corrispondente a una determinata età cronologica all’interno di una popolazione di riferimento e si basa su nove biomarcatori selezionati (volume espiratorio forzato in un secondo, pressione arteriosa sistolica, albumina, fosfatasi alcalina, azoto ureico nel sangue, colesterolo totale, creatinina, proteina C-reattiva e emoglobina glicata).
Il PhenoAge si basa sullo stato biologico medio, associato a livelli specifici di rischio di mortalità in una popolazione di riferimento. È stato derivato da un’analisi multivariata dei rischi di mortalità, utilizzando nove biomarcatori (globuli bianchi, larghezza di distribuzione dei globuli rossi, rapporto linfociti, volume medio delle cellule, albumina, fosfatasi alcalina, creatinina, proteina C-reattiva e glucosio), quattro dei quali si sovrappongono con quelli del KDM-BA.
Per identificare lo stato di invecchiamento biologico degli individui, è stata calcolata l’accelerazione del KDM-BA e l’accelerazione del PhenoAge, definite come i residui ottenuti dalla regressione del KDM-BA o del PhenoAge sull’età cronologica al momento della misurazione dei biomarcatori (dove i residui rappresentano la differenza tra valori osservati rispetto a quelli stimati dalla regressione). L’accelerazione dell’età biologica è stata classificata come accelerazione del KDM-BA o PhenoAge maggiore di 0, indicando invecchiamento accelerato, mentre valori minori o uguali a 0 sono stati considerati invecchiamento non accelerato.
I risultati ottenuti
Il BRI ha dimostrato una performance superiore (AUC, 0.701; IC 95%, 0.694–0.707) rispetto al BMI (AUC, 0.657; IC 95%, 0.650–0.664), ottenendo valori statisticamente significativi.
Associazione tra BRI e invecchiamento biologico
Nel modello i partecipanti nei quartili Q2, Q3 e Q4 del BRI hanno mostrato aumenti significativi nell’accelerazione del KDM-BA rispettivamente di 2.47 anni (IC 95%, 2.36–2.57), 4.52 anni (IC 95%, 4.41–4.63) e 7.33 anni (IC 95%, 7.21–7.44), rispetto a quelli nel Q1. Per quanto riguarda l’accelerazione del PhenoAge, gli aumenti sono stati di 0.20 anni (IC 95%, 0.15–0.25), 0.57 anni (IC 95%, 0.52–0.62) e 1.51 anni (IC 95%, 1.46–1.56), rispettivamente.
Associazione dell’invecchiamento biologico con il rischio di CMM
Per ogni aumento di 1 anno nell’accelerazione del KDM-BA, il rischio di multimorbidità cardiometabolica è aumentato del 4% (IC 95%, 1.04–1.04), mentre ogni aumento di 1 anno nell’accelerazione del PhenoAge è stato associato a un aumento del 6% (IC 95%, 1.06–1.07) nel rischio di multimorbidità cardiometabolica.
I partecipanti con invecchiamento biologico accelerato, misurato dall’accelerazione del KDM-BA o del PhenoAge, e un BRI più elevato hanno mostrato rischi significativamente più alti di CMM rispetto a quelli con BRI più basso e invecchiamento non accelerato.
I limiti dello studio
I risultati dello studio devono essere interpretati nel contesto di alcune limitazioni
- il BRI è una misura dinamica per cui dovrà essere indagato il suo impatto a lungo termine;
- la coorte dell’ UK Biobank è prevalentemente di etnia bianca, per cui sarà necessario ampliare la popolazione presa in esame e includere diversi gruppi razziali;
- la relazione tra BRI, invecchiamento biologico e CMM è stata analizzata in un sottoinsieme della coorte.
Quali le novità
In questo studio di coorte su larga scala, sono emersi due risultati innovativi:
- L’accumulo di grasso viscerale è stato identificato come un forte fattore di rischio per la CMM;
- Rispetto al BMI, il BRI ha mostrato una performance predittiva superiore.
Inoltre, gli individui con un BRI più elevato e un invecchiamento biologico accelerato hanno mostrato un rischio maggiore di incorrere nella CMM, e l’invecchiamento biologico accelerato è risultato svolgere la funzione di mediatore parziale nell’associazione tra BRI e CMM (ovvero il legame tra BRI e CMM è parzialmente spiegato dall’invecchiamento biologico determinato dal BRI).
Quali le prospettive
In conclusione, i risultati di questo studio forniscono supporto epidemiologico per l’ipotesi biologicamente plausibile che l’invecchiamento biologico giochi un ruolo cruciale nel percorso che collega l’accumulo di grasso viscerale alla multimorbidità cardiometabolica. È emerso che il rischio più elevato di CMM si verifica con un BRI più alto e un invecchiamento accelerato, e che l’invecchiamento biologico accelerato media parzialmente la relazione tra BRI e CMM.
In prospettiva, il BRI potrebbe diventare uno strumento di screening utile, facilmente accessibile e completo su cui basare la diagnosi e il successivo trattamento dell’obesità viscerale e dell’invecchiamento biologico ad essa correlato.
A cura di Chiara D’Angeli