Riferimento bibliografico

Poor sleep health is associated with older brain age: the role of systemic inflammation. Miao Y, Wang J, Li X, Guo J, Ekblom MM, Sindi S, Zhang Q, Dove A.. EBioMedicine. 2025 Oct;120:105941. doi: 10.1016/j.ebiom.2025.105941. Epub 2025 Sep 30. PMID: 41033940; PMCID: PMC12571578.

 

In sintesi

L’ articolo di cui ci occupiamo esamina la relazione tra la salute del sonno e l’invecchiamento cerebrale, utilizzando i dati di 27.500 adulti tratti dalla UK Biobank. I ricercatori hanno stabilito un punteggio di sonno sano basato su cinque caratteristiche auto-riferite e hanno calcolato il gap di età cerebrale (BAG), ovvero la differenza tra l’età cerebrale stimata tramite risonanza magnetica (RMI) e l’età cronologica della persona. I risultati indicano che un sonno intermedio o scarso è significativamente associato a un BAG più elevato, suggerendo un’accelerazione dell’invecchiamento cerebrale legata a un sonno non sano. Le analisi condotte evidenziano, inoltre, come l’infiammazione sistemica (misurata con l’INFLA-score) sia correlata a quanto osservato.

In conclusione, la qualità del sonno emerge come importante fattore di rischio modificabile per prevenire l’invecchiamento cerebrale e il declino cognitivo.

 

Il contesto e il punto di partenza

Il sonno svolge un ruolo essenziale in una vasta gamma di funzioni biologiche, inclusa la regolazione del metabolismo, la modulazione della funzione immunitaria e il consolidamento della memoria. È ampiamente accettato che i disturbi del sonno sono comuni in età avanzata e che sono correlati all’insorgenza di patologie neurodegenerative legate all’età e della demenza.

Per comprendere meglio come la qualità del sonno possa agire da fattore di rischio per la genesi di queste condizioni patologiche, appare di fondamentale importanza individuare le alterazioni precoci della performance cerebrale e le loro connessioni col sonno. È anche molto importante comprendere i meccanismi biologici che collegano il sonno e la salute del cervello. L’infiammazione è considerata un meccanismo candidato di particolare interesse. Ci sono crescenti evidenze che dimostrano come i disturbi del sonno possano promuovere l’infiammazione sistemica, la quale è, a sua volta, un fattore scatenante alla base di diverse neuropatologie.

Lo studio in questione utilizza dati longitudinali raccolti su larga scala per esaminare l’associazione tra la qualità del sonno e la discrepanza tra età cerebrale stimata ed età cronologica dell’individuo (BAG), nonché esplorare il ruolo di età, sesso, predisposizione genetica (APOE ε4) e dell’infiammazione (misurata tramite l’INFLA-score) in questa associazione.

 

Le caratteristiche dello studio

Lo studio è stato condotto utilizzando dati tratti dalla UK Biobank, che fanno parte di un’analisi longitudinale che include oltre 500.000 adulti di età compresa tra 40 e 70 anni provenienti dal Regno Unito. Sono stati reclutati 27.500 adulti e l’età media dei partecipanti al basale era di 54,7 anni. Circa il 54% dei partecipanti era di sesso femminile. I partecipanti sono stati sottoposti a RMI per stimare l’età cerebrale e calcolare il BAG, che rappresenta la discrepanza tra l’età cerebrale stimata e l’età cronologica dell’individuo, ed è calcolato sottraendo all’età cerebrale l’età della persona al momento della risonanza magnetica. Un BAG elevato è indicativo della presenza di una deviazione dal normale processo di invecchiamento ed è associato a un rischio elevato di declino cognitivo e demenza.

In tutti i partecipanti sono stati effettuati prelievi ematici per quantificare i parametri infiammatori, proteina C-reattiva (CRP), conta dei globuli bianchi e delle piastrine e rapporto granulociti-linfociti (GrL), utilizzati per ottenere l’INFLA-score. Infine, in ogni partecipante è stato valutato l’andamento complessivo del sonno, classificato come sano, intermedio e scarso, utilizzando un indicatore composito basato su parametri auto-riferiti . Sono stati esclusi 1459 partecipanti con disturbi neurologici cronici (inclusa demenza e ictus) al momento della scansione RMI, e 5582 con informazioni mancanti sul sonno. Le valutazioni sono state condotte tra il 2006 e il 2010 (al basale) e circa 8,9 anni dopo il basale.

 

I risultati ottenuti

I risultati dello studio evidenziano un’associazione non ottimale tra qualità del sonno ed età cerebrale più avanzata. Inoltre, il divario tra l’età cerebrale ed età cronologica (BAG) aumenta di circa 0,5 anni per ogni diminuzione di 1 punto nella valutazione della qualità del sonno. Più nel dettaglio, una qualità del sonno scarsa o intermedia si associa a un valore di BAG significativamente più alto. È interessante evidenziare come questa associazione sia più marcata nei maschi rispetto alle femmine, mentre la presenza del genotipo APOE ε4, un fattore di rischio genetico ben noto per la demenza, non modifica significativamente l’associazione tra salute del sonno scadente e invecchiamento cerebrale accelerato. L’analisi condotta circa i parametri infiammatori evidenzia come l’INFLA-score possa mediare una parte dell’associazione tra il sonno scadente e il BAG più elevato. Nello specifico l’INFLA-score media il 6,81% dell’associazione tra il sonno intermedio e un BAG più elevato (P=0.020) e il 10,42% dell’associazione tra il sonno scarso e un BAG più elevato (P=0.009). Questi dati suggeriscono che l’accelerazione dell’invecchiamento cerebrale dovuta a una salute del sonno scadente potrebbe essere in parte correlata a livelli più elevati di infiammazione sistemica.

In sintesi, i risultati suggeriscono che una salute del sonno scadente può accelerare l’invecchiamento cerebrale, e questo effetto può essere in parte guidato da livelli più elevati di infiammazione sistemica. Questi risultati rafforzano l’importanza del sonno come potenziale fattore modificabile che può influenzare la salute del cervello. Il fatto che differenze significative nel BAG siano state osservate in una popolazione cognitivamente sana suggerisce che un sonno scadente può essere un fattore di rischio per lo sviluppo della demenza.

 

Limiti dello studio

I limiti dello studio sono legati alla selezione del campione, che è composto da soggetti sani e avvantaggiati socioeconomicamente rispetto alla popolazione generale del Regno Unito. Questa caratteristica potrebbe limitare la generalizzabilità dei risultati e contribuire a una sottostima delle vere associazioni tra sonno e età cerebrale (bias di Selezione e di Generalizzabilità).

L’altro importante limite è quello legato alla misurazione della qualità del sonno, che si basa su una metodica “Self-reported”: le informazioni sul sonno sono auto-riferite, il che introduce la possibilità di un bias informativo. Una valutazione quantitativa della qualità del sonno, ottenibile con la polisonnografia, potrebbe fornire informazioni più accurate relativamente ai tempi dei dati raccolti sul sonno (notte precedente piuttosto che mese precedente; misurazioni del sonno relative ai giorni lavorativi piuttosto che feriali) e alle loro correlazioni con i dati dei parametri infiammatori.

 

Quali le novità

La novità di questo studio risiede principalmente nella sua ampia scala, nell’uso di metodologie avanzate di neuroimaging e nell’esplorazione e quantificazione del meccanismo biologico sottostante che collega il sonno all’invecchiamento cerebrale accelerato.

 

Quali le prospettive

I risultati forniscono la base per future indagini, mirate a determinare se il miglioramento delle abitudini di sonno possa prolungare la salute cerebrale e cognitiva. In particolare altri studi che integrino misure longitudinali relative alla qualità del sonno valutata con metodi oggettivi e non auto-riferiti, alla patologia cerebrale, allo stato cognitivo e ai meccanismi implicati, saranno necessari per comprendere appieno la relazione temporale tra la salute del sonno e la salute cerebrale. Studi futuri saranno inoltre fondamentali per determinare se il miglioramento delle caratteristiche del sonno possa prolungare la salute cerebrale e cognitiva.

 

A cura di Elena Grossini


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