Riferimento bibliografico

Bhanvadia SB, Brar MS, Delavar A, Tavakoli K, Saseendrakumar BR, Weinreb R, Zangwill L, Baxter SL. Assessing usability of smartwatch digital health devices for home blood pressure monitoring among glaucoma patients. Informatics (MDPI). 2022 December; 9(4): doi:10.3390/informatics9040079

 

In sintesi

Lo studio si rivolge a una popolazione di persone affette da glaucoma, ai quali è stato fornito uno smartwatch per il monitoraggio di alcuni parametri vitali importanti per l’andamento della malattia.
Il glaucoma rappresenta oggi una delle principali cause di cecità nel mondo e la pressione arteriosa alterata è uno dei suoi fattori di rischio. L’utilizzo di dispositivi per misurare la pressione arteriosa a casa è in continua crescita, ma non ci sono ancora molti dati sull’utilizzo di dispositivi digitali. Questo studio vuole valutare la fruibilità di uno smartwatch per il monitoraggio domiciliare della pressione arteriosa tra i pazienti affetti da glaucoma.

 

Il contesto e il punto di partenza

Il glaucoma è una neuropatia oculare che può causare cecità irreversibile. Si stima che ne siano affette 80 milioni di persone nel mondo, ma con l’invecchiamento della popolazione questo dato potrebbe aumentare. Molti studi hanno dimostrato l’associazione tra ipertensione sia arteriosa sia oculare e glaucoma, ma tra le altre possibili cause sono presenti anche diabete e coronaropatie. Anche l’ipotensione arteriosa è un fattore di rischio per il glaucoma: soprattutto durante la notte, quando la pressione arteriosa diminuisce, il nervo ottico potrebbe subire danni legati alla insufficiente perfusione.
Risulta però difficile stabilire come la pressione arteriosa, che varia durante il giorno e la notte, causi il glaucoma, perché i dati raccolti a livello ambulatoriale difficilmente includono misurazioni notturne. Negli ultimi anni però sono stati sviluppati alcuni dispositivi di monitoraggio (come gli smartwatch) da utilizzare a casa, che consentono di acquisire molti più dati a pazienti, clinici e ricercatori. Il primo smartwatch approvato dalla FDA è entrato in commercio nel 2019, offrendo un grande potenziale di utilizzo quotidiano da parte della popolazione anziana. In questo studio è stata misurata la capacità di utilizzo di questo presidio da parte della fascia di popolazione che notoriamente ha meno dimestichezza con i dispositivi digitali. Inoltre, in uno step successivo verrà analizzato come l’utilizzo varia in base alle caratteristiche demografiche della popolazione.

 

Le caratteristiche dello studio

I partecipanti allo studio sono stati reclutati dall’Università di San Diego (California USA) in base a una serie di criteri di inclusione ed esclusione. I criteri di inclusione sono: età superiore ai 18 anni (ma visto l’interesse specifico dello studio si analizzano i dati dei partecipanti con almeno 40 anni), con capacità di apertura degli occhi e una capacità visiva minima conservata. I criteri di esclusione sono: seguire terapie mediche che influenzano il campo visivo, chirurgia oftalmica pregressa, coesistenza di altre patologie oculari che alterano il campo visivo e i colori. Altri criteri di esclusione sono: circonferenza del polso <13.5 cm e > 25cm, deficit cognitivi o fisici che precludono l’utilizzo di uno smartwatch o di una app, presenza di fistole artero-venose agli arti superiori, necessità di frequenti terapie endovena o trasfusioni, prossimità di pace-maker e l’aver ricevuto diagnosi di aritmie, arteriosclerosi, problemi di movimento o tremori, gravidanza in corso o storia di pre-eclampsia.

Durante la prima visita, di circa 30 minuti, ai partecipanti viene chiesto di compilare il questionario eHEALS, per valutare la loro competenza digitale. Inoltre, vengono addestrati da un assistente ricercatore sull’utilizzo dello smartwatch sul polso, ricevendo istruzioni su come leggere la pressione arteriosa e come trasferire i dati sulla app Omron (oltre alla frequenza cardiaca, anche il numero di passi e il pattern del sonno). Viene inoltre spiegato che i 5 momenti del giorno in cui misurare la pressione arteriosa (appena svegli, mattina, pomeriggio, sera e durante la notte) saranno preceduti da un alert sonoro, tipo quello di una sveglia.

Dopo una settimana, i dati registrati sono stati riportati sul database REDCap. Durante la visita di follow-up ai pazienti è stato chiesto di compilare due questionari: il SUS, che misura l’usabilità oggettiva del device, e il PSSUQ che misura il livello di soddisfazione durante l’uso del device e della app. Inoltre, le persone incluse nello studio hanno compilato un questionario, descrivendo la loro esperienza con il device durante le loro attività, anche attraverso risposte narrative e non strutturate.

 

I risultati ottenuti

Per lo studio sono stati reclutati 53 partecipanti. Fra questi, due hanno abbandonato lo studio. L’età media era di 66 anni, il 67% era composto da donne. I partecipanti appartenevano a diverse etnie. Il questionario eHEALS ha restituito un punteggio medio di 31,9 su una scala da 8 a 40, dove il valore più alto indica una maggiore alfabetizzazione digitale. Il questionario PSSUQ ha misurato il grado di soddisfazione sull’utilizzo del device da parte dei soggetti reclutati, riflettendo così la sua usabilità. Il punteggio della scala andava da 1 a 7 dove 1 esprime massima soddisfazione; gli item riguardano utilità del sistema, qualità delle informazioni e qualità dell’interfaccia. Il risultato medio è stato di 1,69. I risultati che si evincono dal questionario SUS, i cui punteggi assegnati andavano da 0 (minore usabilità) a 100 (maggiore usabilità), danno come punteggio medio 80. Entrambi gli strumenti hanno evidenziato, in maniera statisticamente significativa, variazioni negative dei valori nei soggetti con maggiore età. Dal questionario di follow-up si poteva ricavare che i soggetti non provavano fastidio connesso all’ utilizzo dello smartwatch e ritenevano che questo avesse un impatto positivo sullo svolgimento di attività fisica, oltre a contenere informazioni utili sul proprio stato di salute.

Per quanto riguarda il suggerimento di misurare la pressione arteriosa 5 volte al giorno, 46 partecipanti su 51 hanno aderito perfettamente alle indicazioni. La misurazione più spesso disattesa è stata quella della notte. Per concludere, è stato chiesto ai partecipanti di rispondere a una domanda aperta sulla loro esperienza generale. Alcuni hanno evidenziato problemi nell’utilizzo della connettività Bluetooth, la scomodità legata al dover indossare lo smartwatch per tutto il giorno e, rispetto alle misurazioni notturne, la difficoltà a ricordare di impostare la sveglia nonché svegliarsi nel mezzo della notte per eseguire la misurazione.

 

Limiti dello studio

Il principale limite di questo studio è rappresentato dal fatto che tutti i partecipanti sono stati reclutati da una singola istituzione, l’università californiana di San Diego. Questo, nonostante lo studio includa una certa variabilità delle caratteristiche dei partecipanti, rappresenta un limite per la generalizzabilità dei risultati. Inoltre, i dispositivi sono stati utilizzati dai partecipanti per una sola settimana, dopo un breve training. Un periodo di utilizzo maggiore e un maggiore training avrebbero dato verosimilmente la possibilità di apprendere meglio le funzionalità del dispositivo, migliorandone quindi l’utilizzabilità, oltre a fornire maggiori dati sui parametri raccolti. Infine, lo studio non ha analizzato il ruolo dei caregiver nell’utilizzo e nella gestione dei device.

 

Quali le novità

Nonostante i limiti temporali dello studio, ciò che se ne ricava è che, grazie all’utilizzo di questi smartwatch, i clinici hanno avuto a loro disposizione un maggior numero di parametri clinici già in una sola settimana di osservazione.

L’utilizzo di dispositivi indossabili che permettono queste misurazioni può portare a una rivoluzione nel controllo dei valori pressori delle persone affette da glaucoma. Al contrario di quanto avviene attualmente, ossia che spesso le uniche misurazioni parametriche a disposizione dei clinici sono quelle delle visite periodiche ambulatoriali, i dati possono essere raccolti in diversi momenti della giornata. Ciò permette di analizzarne meglio l’andamento in relazione ai ritmi circadiani.

Rispetto allo specifico studio, questi dispositivi hanno permesso di ridurre il rischio di misurazioni influenzate dalla “white coat hypertension (ipertensione da camice bianco)”, ovvero l’innalzamento pressorio connesso all’emotività alterata per la misurazione effettuata in un ambulatorio, e di poter osservare eventuali episodi ipotensivi notturni, anche questi dannosi per le persone affette da glaucoma, poiché aumentano il rischio di ipoperfusione del nervo ottico, aggravando la progressione della malattia. Un monitoraggio di questo tipo può quindi guidare a una migliore gestione della terapia antipertensiva.
Inoltre, i dispositivi utilizzati in questo studio hanno permesso di ottenere ulteriori informazioni sulla frequenza cardiaca, sull’attività fisica (con il conteggio dei passi giornalieri) e sui pattern del sonno, non limitandosi esclusivamente alla pressione arteriosa.

 

Quali le prospettive

In prospettiva, pensando anche all’evoluzione tecnologica che permette l’implementazione di un numero sempre maggiore di sensori (sono già in produzione smartwatch con sensori per ECG, SpO2, temperatura corporea), l’utilizzo di questi apparecchi potrebbe rappresentare un importante strumento per il monitoraggio degli assistiti con patologie croniche del sistema cardiocircolatorio. Indubbiamente, però, bisognerà affrontare le barriere che ostacolano il loro utilizzo, in particolare negli assistiti più anziani che, come evidenziato anche da questo studio, potrebbero avere maggiore difficoltà nell’utilizzo del dispositivo, soprattutto in termini di sincronizzazione dei dati con lo smartphone. Potrebbe essere necessario prevedere un’assistenza tecnica e coinvolgere i caregiver come supporto all’utilizzo della tecnologia.

 

Conclusioni

Lo sviluppo tecnologico sta favorendo la diffusione di un numero sempre maggiore di dispositivi di facile utilizzo al domicilio del paziente: l’implementazione della sanità digitale, della telemedicina e del telemonitoraggio attraverso lo smartwatch potranno contribuire a facilitare la presa in carico degli assistiti. Dispositivi come quelli in studio potranno fornire dati più precisi a favore delle valutazioni dei clinici. La sfida per il futuro è quella di aumentare l’usabilità e la semplicità dell’interfaccia utente e di aumentare l’alfabetizzazione digitale, in particolare per l’uso di questi strumenti.

 

A cura di Fabio Fedeli e Viola Margosio


Iscriviti alla Newsletter

* Richiesti

Scegli la newsletter

Consenso all’utilizzo dei datiAging Project userà le informazioni che fornisci al solo scopo di inviarti la newsletter richiesta.

Puoi annullare l'iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul link che trovi nel footer dell'email. Per informazioni sulla Privacy Policy clicca qui.

Cliccando su "Acconsenti", accetti anche che le tue informazioni saiano trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Ulteriori informazioni sulle privacy di Mailchimp qui