Come si modifica il nostro modo di provare emozioni durante l’arco della vita? E cosa rende diversa l’esperienza emotiva di una persona anziana rispetto a una giovane? La teoria SAVI, acronimo che origina dalle iniziali di Strength And Vulnerability Integration ha provato a rispondere in modo compiuto a queste e altre domande, mettendo al centro i concetti di forza e vulnerabilità, e facendoli dialogare fra loro.

Emozioni, benessere e invecchiamento attivo

Con l’avanzare dell’età, l’individuo mette in atto alcune strategie efficaci per regolare le emozioni, essendo in qualche modo più consapevole del valore delle stesse per il proprio benessere. Non solo: per mantenere nel tempo il proprio benessere emotivo, la persona anziana farà in modo di evitare il più possibile situazioni stressanti ed esperienze negative, avendole già provate in passato ed essendo pertanto più in grado di riconoscerle.

Ecco perché spesso la condizione emotiva della persona anziana è di maggior serenità ed equilibrio rispetto a quella di un giovane: questa, in estrema sintesi, una prima conclusione a cui è approdata nel 2010 la ricerca condotta da Susan Turk Charles, docente di psicologia e comportamento sociale presso l’Università della California a Irvine, e autrice della teoria SAVI.

La studiosa americana si è avvalsa di alcuni precedenti modelli teorici, come la SOC Theory, ovvero la capacità di alcune persone anziane di compiere operazioni di selezione, ottimizzazione e compensazione per affrontare al meglio la quotidianità, superando con successo le perdite e i disagi dovuti all’invecchiamento, e conservare in questo modo un proprio ruolo attivo più a lungo. In qualche misura, anche la teoria SOC propone un modello di lettura della strategia messa in atto dalla persona anziana per contrastare le proprie vulnerabilità, valorizzando gli elementi di forza guadagnati con l’esperienza.

Un altro modello teorico che fa da sfondo al lavoro di S.T. Charles è la teoria psicologica della selettività socio-emozionale, secondo la quale l’individuo durante l’arco della vita si pone obiettivi differenti anche sulla base dell’orizzonte temporale che vede ipoteticamente davanti a sé. Quando si è giovani gli obiettivi si focalizzano prevalentemente su contenuti di carattere informativo, e sull’acquisizione di nuove conoscenze; al contrario la persona anziana, che percepisce un orizzonte di vita più ristretto, riconosce maggior valore alle esperienze di carattere affettivo ed emozionale.

È questo un punto essenziale per poter dare indicazioni pratiche finalizzate a un invecchiamento sano e attivo (successful aging), poiché incoraggia le persone anziane a rimettersi in gioco anche emotivamente, e a non sottrarsi a relazioni sociali che implicano un coinvolgimento affettivo personale, in virtù del fatto che possono trarre vantaggio dalla loro maggior ‘forza emotiva’, o capacità di controllo dei sentimenti, acquisita con l’età.

Il contesto influenza il vissuto emotivo

La teoria SAVI ci ricorda tuttavia che è probabile che la persona anziana abbia sperimentato negli anni lutti e perdite che non possono essere sostituite: dalla morte dei propri familiari e del coniuge, alla perdita degli amici più cari. Va inoltre considerato che il pensionamento di solito ha come conseguenza la riduzione, se non la cancellazione, dell’impegno comunitario e del ruolo sociale della persona, e ciò – insieme ad altri fattori – è frequentemente la causa di un progressivo isolamento, con alcune ricadute sul piano dell’umore e delle emozioni negative che lo accompagnano. A questo va aggiunto l’insieme degli eventi e degli stereotipi che l’idea di vecchiaia porta con sé: minore autonomia, talvolta anche economico-finanziaria, e una serie di malattie e disturbi legati all’età che avanza, troppo spesso considerati inevitabili.

Ecco dunque la seconda, significativa conclusione a cui è approdata la teoria SAVI: non è solo il carattere e la volontà individuale a contare nel modo di reagire agli eventi negativi che la vita porta con sé – come sostiene la teoria SOC – ma è anche il contesto in cui la persona anziana è inserita a influenzare in modo positivo o negativo il suo benessere emotivo, e a renderla più vulnerabile, soprattutto se il contesto è vissuto come privo di alternative o vie di fuga.

Lo studio coordinato da S.T. Charles sposta dunque il focus dell’osservazione dal soggetto singolo al contesto familiare e sociale in cui è inserito. Per alcuni anni i ricercatori hanno esaminato il vissuto emotivo di alcuni gruppi di persone anziane esposte quotidianamente a condizioni stressanti che non riuscivano a evitare, come – fra le altre – prendersi cura quotidianamente dei propri familiari colpiti da invalidità fisica o psichica, senza poter disporre di aiuti o supporti esterni. Ciò che lo studio ha fatto emergere con evidenza è che a fronte di situazioni negative inevitabili, e ripetute nel tempo, la condizione emotiva delle persone anziane non differiva in modo significativo da quella delle persone giovani sottoposte in modo continuativo alle medesime situazioni stressanti, anzi talvolta era peggiore.

Conclusioni

La teoria SAVI ha fatto emergere il ruolo positivo dell’invecchiamento in relazione alla capacità dell’individuo di regolare con successo le proprie emozioni, facendo tesoro del proprio vissuto. Le persone anziane in generale sono risultate più abili nel prevenire esperienze ed emozioni negative, rispetto alle persone più giovani, perché più consapevoli sia del valore del proprio benessere emotivo che del minor tempo che resta loro da vivere.

La teoria ci ha tuttavia anche ricordato che siamo tutti meno forti quando ci muoviamo in contesti familiari difficili, che mettono a dura prova la nostra capacità di regolare le emozioni proprio perché ci coinvolgono fisicamente ed emotivamente in modo profondo. In questo caso, la persona anziana non riesce a compensare i disagi dovuti all’invecchiamento fisiologico con la saggezza derivante dall’esperienza, e diviene più vulnerabile di un giovane rispetto al contesto in cui è inserita.

E questa evidenza costituisce una conclusione importante anche per i policy maker, o decisori politici, poiché rileva l’importanza di un servizio di cura commisurato ai bisogni reali della persona anziana – dall’assistenza domiciliare al supporto  pratico quotidiano – che dovrebbe essere garantito alle persone anziane, in particolare se inserite in un ambiente familiare difficile.

Una politica sanitaria territoriale e locale lungimirante ed efficace dovrebbe dunque attuare una programmazione organizzativa che preveda la disponibilità sia di personale preparato che di risorse adeguate e sufficienti per promuovere concretamente l’invecchiamento attivo e in salute della cittadinanza anziana, sempre più numerosa e longeva.

A cura di Patrizia Salvaterra

Fonti

Baltes MM, Carstensen LL 2003. The process of successful aging: Selection, optimization and compensation. In Staudinger UM, Lindemberger U (eds). Understanding human development: Dialogues with lifespan psychology. Dordrecht, Netherlands: Kluwer Academic Publishers; pp 81-104.

Caprara GV, Steca P, 2007. Prosocial agency: The contribution of values and self-efficacy beliefs to prosocial behaviour across ages. J Soc Clin Psychol; vol 26(2):218-39.

Carstensen LL, 2006. The influence of a sense of time on human development. Science; 312:1913-15.

Charles ST, 2010. Strength and vulnerability integration: A model of emotional well-being across adulthood. Psychol Bull; 136(6):1068-91. doi:10.1037/a0021232.

Charles ST, Carstensen LL 2007. Emotion regulation and aging. In Gross JJ (ed). Handbook of Emotion Regulation. Guildford Press.

Robinson S, Lachman M, Rickenbach E, 2016. Self-Regulatory Strategies in Daily Life: Selection, Optimization and Compensation, and Everyday Memory Problems. Int J Behav Dev; 40(2):126-136. doi:10.1177/0165025415592187.


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