Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri.
Altri, mulini a vento.

Proverbio cinese

 

Man mano che l’età avanza possiamo trovarci a dover affrontare situazioni difficili e di stress correlate all’invecchiamento: inutile negarlo, anche nella prospettiva più rosea di healthy aging e di invecchiamento di successo, i cambiamenti nel corpo, nel ruolo sociale, le perdite e i lutti fanno naturalmente parte del processo di invecchiamento. Sono eventi della vita che possono anche avere un impatto sul benessere psicofisico delle persone. Quello che cambia notevolmente, da persona a persona, però è come questi eventi stressanti vengono vissuti.

Perché alcune persone in situazioni difficili, di stress o persino traumatiche, mantengono un atteggiamento positivo, mentre altri faticano o addirittura non riescono a risollevarsi? Come è naturale aspettarsi non esiste una risposta semplice o un ingrediente magico. Sono stati evidenziati diversi fattori che determinano il nostro modo di affrontare le avversità.
Uno di questi è la resilienza.
Il termine resilienza, deriva dal latino “resilire” e significa tornare indietro, rimbalzare indietro. Il termine è stato utilizzato per la prima volta in ambito fisico per descrivere la capacità di un corpo di tornare alla stessa forma e dimensione dopo la distorsione causata dallo stress della compressione. Col tempo questo termine è stato utilizzato in diversi ambiti scientifici inclusi l’ingegneria, l’ecologia e anche l’economia.
Nelle scienze umane e in particolare in ambito psicologico, i primi studi sulla resilienza furono condotti su bambini che nonostante avessero affrontato gravi situazioni di abuso o avversità croniche non sviluppavano patologie psichiatriche. La letteratura scientifica nel tempo ha accumulato molti dati da studi effettuati su popolazioni di diversa età, compresa quella anziana.
La resilienza è definita generalmente come “il processo di adattamento di successo contro le avversità, i traumi, le minacce o le fonti importanti di stress”, é insomma, un insieme di capacità, di strategie adattative che permettono di raggiungere un senso di benessere personale e di completezza dopo un evento traumatico.

L’“invecchiamento resiliente”

Negli ultimi 100 anni c’è stato un incremento della longevità di circa 30 anni, l’Italia, è già oggi, una delle società più anziane al mondo: quasi il 20% della popolazione ha più di 65 anni e questa quota salirà sino a raggiungere nel 2050 un rapporto di un anziano su tre, con circa l’8% degli italiani sopra gli 85 anni.
Come sappiamo l’ aumento della longevità non coincide con un aumento degli anni di vita in salute e molto lavoro c’è ancora da fare per garantire un invecchiamento in salute o healthy aging. Tuttavia mirare a un invecchiamento sano inteso come assenza di malattia, rischia di essere controproducente e allo stesso tempo in contraddizione con la definizione stessa di salute, che non coincide con l’assenza di malattia, ma con un pieno benessere psicofisico.
Il costrutto dell’”invecchiamento resiliente” potrebbe rappresentare invece un obiettivo più importante e più produttivo da raggiungere, per il benessere delle persone che invecchiano.

Se la resilienza ci permette di affrontare le sfide e le difficoltà dell’invecchiamento con una risposta positiva, si tratta di uno strumento da avere nella nostra cassetta degli attrezzi, per continuare a vivere una vita soddisfacente, anche in caso di malattia o disabilità. L’esperienza dell’invecchiamento deve fare i conti con circostanze diverse che spesso includono perdite, lutti, declino fisico e cognitivo e malattia. Ma questa esperienza può comunque essere vissuta in maniera positiva, grazie alla resilienza.

C’è un altro aspetto della resilienza che la rende uno degli strumenti indispensabili per l’invecchiamento: concentrarsi sulla resilienza consente alle persone di delineare modelli di risposta adattativa che non sono generici e astratti, ma che riflettono i propri valori, le esperienze eterogenee vissute (ad esempio, contesti storici, culturali e sociali) e le circostanze attuali di accesso alle risorse sociali, culturali ed economiche. In pratica la resilienza più che un attrezzo nella nostra cassetta degli attrezzi è una specie di coltellino svizzero, ad uso personale, da tenere sempre in tasca.

Il concetto di invecchiamento resiliente non è in contrasto con la promozione di stili di vita sani che prevengano le malattie o l’aggravarsi delle malattie correlate all’invecchiamento.
Al contrario, il benessere psicologico che la resilienza può garantire ha un chiaro impatto sulla salute e sulle malattie, tanto che di recente è stato proposto di affiancare al framework dei determinanti socio-economici della salute, quello dei determinanti personali di salute, cioè quelle caratteristiche psicologiche che possono influenzare in positivo o in negativo gli esiti della salute.

Sempre più studi scientifici suggeriscono che per chi possiede queste dimensioni psicologiche, saranno minori i problemi di salute, le limitazioni funzionali, l’ansia, la depressione e il rischio di incidenza di patologie e di morte prematura.

Le persone più resilienti sono in grado di adattarsi con maggiore facilità all’ambiente, resistono meglio alle avversità e ne escono rafforzate ricorrendo a strategie di autocontrollo emotivo.

Se siamo tutti d’accordo che puntare a un invecchiamento resiliente può essere una strategia saggia, allora proviamo a fare un passo avanti: come si fa a promuovere la resilienza?

I fattori di resilienza

Quali sono i fattori che consentono di raggiungere e ottenere una risposta resiliente di fronte alle sfide per la salute e il benessere tipiche dell’invecchiamento.

Secondo l’United healthcare AARP services i determinanti personali di salute che permettono una risposta resiliente sono:

  • il senso di scopo: dare un significato alla vita, con degli obiettivi e una direzione,
  • la possibilità: avere una visione ottimistica nei confronti del futuro e una percezione positiva dell’invecchiamento
  • le persone: avere delle forti connessioni sociali.

L’ottimismo è forse l’aspetto psicologico legato al benessere maggiormente studiato, soprattutto nelle condizioni di dolore cronico negli anziani.
L’ottimismo fornisce un senso di fiducia nel futuro, favorisce meccanismi psicologici e cognitivi che potenziano la salute, compreso il modo in cui una persona si autoregola, percepisce i fattori di stress quotidiani, si impegna sui propri obiettivi, affronta le sfide e adegua gli obiettivi se diventano irraggiungibili.
Sembra inoltre che abbia effetto sull’elaborazione e l’interpretazione dei fattori di stress quotidiani, vissuti come meno minacciosi e in generale migliora la capacità di regolare le emozioni in risposta a fattori stressanti.
Per valutarne l’effetto sui comportamenti, uno studio di meta-analisi ha evidenziato un‘associazione positiva tra ottimismo e comportamenti salutari quali la maggiore attività fisica, una dieta più salutare e la minore abitudine al fumo.
Avere un atteggiamento positivo implica perciò orientare i comportamenti verso l’azione, al raggiungimento degli obiettivi realistici proiettati al futuro e impegnarsi nel farlo, adeguandoli, nel caso in cui non fossero raggiungibili.

La connessione sociale può favorire la salute e la resilienza accrescendo il senso di appartenenza, l’auto-efficacia e la promozione del benessere soggettivo mediante il contagio sociale.

Il senso di efficacia è una delle abilità che aiuta ad avere successo in una specifica situazione e molti studi suggeriscono che le relazioni sociali lo favoriscono, portando i soggetti ad assumere comportamenti più salutari, come ad esempio smettere di fumare.
Avere perciò una rete di contatti sociali può fare la differenza, il senso di comunità, il valore dell’amicizia e le buone relazioni interpersonali aiutano a sostenersi anche nei momenti più difficili dell’esistenza.

In Giappone nella zona di Okinawa – una delle zone blu del mondo caratterizzate da longevità e buona qualità della vita – gli abitanti sono soliti creare dei piccoli gruppi di amici “Moais” che stipulano fra loro un patto che dura tutta la loro vita. Si frequentano spesso, si aiutano al bisogno, dando origine a una fonte inesauribile di resilienza per quando arrivano i tempi difficili.
La connessione sociale è fondamentale per il benessere personale, aumenta il senso di appartenenza e la possibilità di condividere esperienze con reciprocità aiuta a dare un senso al vivere.

Stimolare risposte resilienti

Per stimolare risposte adattive e resilienti è importante intervenire sia a livello individuale sia sociale.
Dal punto di vista individuale è importante agire sulle proprie esperienze di vita, i propri valori, le conoscenza, l’ottimismo, la fiducia nella propria capacità di superare le difficoltà.
Da un punto di vista sociale sarebbe utile diffondere interventi attraverso sistemi comunitari.

Sono già stati effettuati diversi studi per valutare l’efficacia di alcuni interventi sul benessere psicologico. Interventi come scrivere di eventi positivi, esprimere gratitudine, praticare comportamenti pro-sociali, la terapia di gruppo o individuale basata sull’approccio cognitivo-comportamentale hanno evidenziato come l’adozione delle strategie abbia portato a un miglioramento e al mantenimento del benessere psicologico.

Metodi, tecnologie e conoscenze scientifiche sono già a nostra disposizione, ciò che manca è la diffusione degli interventi di relazione sociale a livello di popolazione, che dovrebbero essere effettuati con approcci preventivi a livello individuale, relazionale o familiare, comunitario e sociale.

L’allungamento della vita ha rappresentato un grande risultato per l’umanità ma anche una sfida per l’impatto che l’invecchiamento avrà sulla popolazione generale.

Promuovere il benessere di fronte all’aumento delle avversità ha implicazioni significative per gli individui che invecchiano e per la società nel suo complesso, pertanto diventerà sempre più urgente usare la resilienza come concetto di salute pubblica.

Dopo aver aggiunto anni alla vita, è tempo di aggiungere vita agli anni, accompagnando le persone verso un invecchiamento il più possibile in salute fornendo metodi e mezzi per agevolarne oltre alla prevenzione anche risposte resilienti.

Referenze

Resilienza. Scoprire la psicologia. MSE n.3 “4 gennaio 2023

United Healthcare. Resilience: The ‘secret sauce’ to thrive in aging? 

Kim ES, Tkatch R, Martin D, MacLeod S, Sandy L, Yeh C. Resilient Aging: Psychological Well-Being and Social Well-Being as Targets for the Promotion of Healthy Aging. Gerontol Geriatr Med. 2021 Mar 23;7:23337214211002951. doi: 10.1177/23337214211002951. PMID: 33816707; PMCID: PMC7995285.

MacLeod S, Kraemer S, Fellows A, Albright L, Ruiz J, McGinn M, Schaeffer J, Yeh C. Defining the Personal Determinants of Health for Older Adults. Innov Aging. 2020 Dec 16;4(Suppl 1):924. doi: 10.1093/geroni/igaa057.3392. PMCID: PMC7741943.

Angevaare MJ, Roberts J, van Hout HPJ, Joling KJ, Smalbrugge M, Schoonmade LJ, Windle G, Hertogh CMPM. Resilience in older persons: A systematic review of the conceptual literature. Ageing Res Rev. 2020 Nov;63:101144. doi: 10.1016/j.arr.2020.101144. Epub 2020 Aug 22. PMID: 32835890.

 

Articoli Correlati


Iscriviti alla Newsletter

* Richiesti

Scegli la newsletter

Consenso all’utilizzo dei datiAging Project userà le informazioni che fornisci al solo scopo di inviarti la newsletter richiesta.

Puoi annullare l'iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul link che trovi nel footer dell'email. Per informazioni sulla Privacy Policy clicca qui.

Cliccando su "Acconsenti", accetti anche che le tue informazioni saiano trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Ulteriori informazioni sulle privacy di Mailchimp qui