La polifarmacoterapia (generalmente definita come l’utilizzo cronico di 5 o più principi attivi da parte di un medesimo soggetto) è particolarmente frequente tra le persone anziane: in Italia si stima che interessi circa la metà dei soggetti con più di 65 anni. In molti di questi pazienti si può verificare un utilizzo improprio di alcuni principi attivi: ad esempio il paziente può continuare ad assumere un farmaco che non è più necessario, oppure assume un farmaco per trattare gli effetti collaterali di un’altra terapia, ovvero viene trattato con un farmaco che potrebbe essere sostituito da un nuovo principio attivo per cui vi sono prove di efficacia e sicurezza migliori. L’utilizzo di farmaci potenzialmente inappropriati nel contesto di una polifarmacoterapia non è privo di conseguenze negative nella popolazione anziana; esso infatti aumenta il rischio di reazioni avverse da farmaci, di declino funzionale e cognitivo, di cadute, di ospedalizzazione e di morte.
Per contrastare questa cascata di effetti negativi è necessaria una revisione della terapia farmacologica del singolo paziente, denominata comunemente in letteratura “deprescribing”
Le ragioni della mancata revisione della polifarmacoterapia assunta da un paziente anziano sono molteplici. In primo luogo la frammentazione della cura del soggetto tra più medici (medico di medicina generale, specialisti ambulatoriali, medici ospedalieri in occasione di ricoveri od interventi) porta al sommarsi spesso di numerose terapie senza che sia stata rivista con attenzione la situazione clinica del paziente. Sospendere una terapia che il paziente assume da molto tempo anche se non più appropriata o dannosa può risultare difficile sia per i timori del malato che per la resistenza stessa del medico a modificare le prescrizioni di altri colleghi. La mancanza di tempo da dedicare alla revisione di una terapia complessa ed articolata porta spesso il medico a focalizzarsi solo sul problema acuto del paziente, tralasciando la visione globale dell’ approccio terapeutico. La mancanza di un’ adeguata formazione, l’assenza di linee guida chiare, le strategie di marketing delle aziende farmaceutiche concorrono anch’esse in varia misura all’ancora insufficiente applicazione dei principi del deprescribing nella pratica clinica. Ad oggi quando un paziente anziano con multiple patologie croniche viene visitato da un medico è molto più probabile che torni a casa con un farmaco in più invece che con un farmaco in meno