C’è chi invoca il suo nome (nei modi più coloriti) nei momenti di maggiore rabbia e sconforto, c’è chi sceglie di non usarlo mai, c’è addirittura chi lo usa per ragionare…il pene è un organo “tabù” di cui raramente riusciamo a parlare con disinvoltura. Fonte di curiosità durante l’età infantile e spesso fonte di imbarazzo nell’età adolescenziale e adulta, è un organo complesso che cambia drasticamente con l’avanzare dell’età e che viene influenzato da numerosissimi fattori che, insieme, definiscono lo stato di salute generale di un uomo. Ecco che, uno stato di stress intenso, o malattie sistemiche più o meno gravi, possono inficiare il suo funzionamento, portando alla tanto temuta disfunzione erettile.

Come funziona l’erezione?

Per comprendere appieno la disfunzione erettile è opportuno spendere qualche parola su come funziona, effettivamente, l’erezione. È risaputo che si tratta di un un fenomeno di tipo vascolare in cui una quota di sangue raggiunge il pene determinandone un aumento di dimensioni e turgidità. Da un punto di vista fisiologico e anatomico l’erezione è il risultato dell’integrazione di numerosi fattori psicogeni, anatomici e ormonali. Possono essere molti gli stimoli che danno inizio alla cascata di eventi dell’erezione: la stimolazione dei recettori tattili del glande, la stimolazione delle zone erogene, immagini evocative o anche solo alcuni pensieri. Il verificarsi di questi eventi determina, in maniera diretta o indiretta, l’attivazione di alcuni centri nervosi spino-sacrali che innescano la catena di eventi che porta all’erezione. Nello specifico, si verifica una iperattivazione del sistema nervoso parasimpatico e un’inibizione del sistema nervoso simpatico: ciò comporta, dal punto di vista vascolare, l’aumento del rilascio di ossido nitrico e la vasodilatazione di specifiche arterie (arterie elicine) con il conseguente aumento del flusso ematico a livello penieno. Il sangue si accumula nei corpi cavernosi, e fa aumentare le dimensioni del pene e la sua rigidità (grazie alla scarsa elasticità della tonaca albuginea).

Quando uno o più di questi fenomeni viene alterato, ciò si ripercuote negativamente sulla qualità e sulla durata dell’erezione. In alcune circostanze queste alterazioni possono essere tali da rendere l’erezione non sufficiente per un rapporto sessuale.

Cos’è la Disfunzione Erettile?

La Disfunzione Erettile (DE) è la persistente o ricorrente incapacità di ottenere e mantenere una erezione sufficiente a permettere rapporti sessuali soddisfacenti. A causa del fatto che molti uomini sono restii a parlarne (o, peggio ancora, se sono in età avanzata la reputano normale), essa è, in tutto e per tutto, un problema sommerso: si stima che circa il 40% degli uomini tra i 40 e i 70 anni soffra almeno di una DE di grado lieve.

La DE è una patologia complessa, multifattoriale, la cui diagnosi eziologica, non raramente, è di esclusione.

Esistono numerose tipologie di disfunzione erettile (iatrogena, vascolare, psicogena, ormonale etc.), che possono essere individuate attraverso un’attenta visita e tramite la prescrizione di esami specifici. Categorizzare adeguatamente la DE è il primo passo per la corretta terapia, poiché permette di identificare le cause e, se possibile, eliminarle. In questo percorso ci si può rivolgere all’urologo o più nello specifico all’andrologo (un urologo specializzato nel trattamento delle patologie andrologiche e della sfera sessuale maschile).

Il tabù di molti uomini: la visita andrologica

Considerando la complessità della patologia e l’eterogeneità dei sintomi (spesso vi è un alternarsi di erezioni più o meno valide), è lecito chiedersi: quando è il momento di far visita all’andrologo? La risposta a questa domanda è sorprendentemente semplice: quando la DE diventa un problema sia nella vita del singolo individuo che all’interno della coppia. È infatti fondamentale che alla visita andrologica non sia presente solo il paziente ma anche la/il partner poiché un’alterazione della funzionalità erettile non può in nessun modo essere scissa da cambiamenti nella sfera sessuale che, spesso, riguardano il vissuto di sono vissuti in egual misura da entrambi i partner.

Durante la visita il medico indagherà la presenza di fattori di rischio (fumo, assunzione di farmaci, malattie cardiovascolari, diabete, uso di farmaci o droghe), nonché la salute sessuale dell’individuo (frequenza e durata dei rapporti, difficoltà al raggiungimento dell’orgasmo, erezioni notturne etc.). Ampio spazio, inoltre, sarà dedicato all’esame obiettivo: misurazione della lunghezza del pene, valutazione di fimosi, placche peniene, conformazione e consistenza dei testicoli, caratteri sessuali secondari.

È possibile, in aggiunta, che molti medici forniscano ai pazienti dei questionari da compilare (come l’IIEF-5 o Questionario dell’Indice Internazionale di Funzione Erettile ) a cui è fondamentale rispondere con la massima sincerità.

Una menzione a parte va fatta sicuramente per la valutazione del rischio cardiovascolare: abbiamo già spiegato come l’erezione sia un fenomeno sostanzialmente vascolare; alterazioni dell’omeostasi dei vasi sanguigni, come nei casi di aterosclerosi o diabete mellito, si ripercuotono anche, inevitabilmente, sulla vascolarizzazione peniena. In questi pazienti la disfunzione erettile non è solo un disturbo della sfera sessuale, ma rappresenta a tutti gli effetti un segno di una malattia sistemica più importante. Questi pazienti andrebbero inviati ad una valutazione cardiologica specialistica.

Una volta eseguita una valutazione preliminare, il medico specialista potrebbe reputare necessario richiedere ulteriori esami di secondo livello: generalmente questi sono un eco-color doppler penieno dinamico (un esame che permette di studiare la vascolarizzazione del pene) e/o un rigiscan (che permette di valutare le eventuali erezioni spontanee).

Eseguiti tutti gli accertamenti del caso, sarà compito dell’andrologo proporre al paziente l’eventuale terapia per il suo caso specifico.

Nel caso in cui gli accertamenti richiesti non dovessero dimostrare nessuna causa organica di disfunzione erettile, sarà possibile supporre che questa abbia un’origine psicogena: questi pazienti possono trarre giovamento da una valutazione psicologica/sessuologica.

Pillola rossa… o pillola blu?

La gestione farmacologica della disfunzione erettile è da sempre oggetto di numerosi pregiudizi e leggende metropolitane, che hanno troppo spesso portato ad una cattiva considerazione di tali farmaci o, peggio ancora, ad un loro cattivo utilizzo. Esistono molte molecole brevettate e sicure per la gestione della disfunzione erettile; la più famosa e utilizzata è il Sildenafil (la famosa pillola blu il cui nome inizia per V…). È  il capostipite di una classe di farmaci nota come inibitori della fosfodiesterasi-5 che agiscono bloccando  l’enzima che “ferma” fisiologicamente il processo dell’erezione. Le varie molecole appartenenti a questa famiglia si differenziano per effetti collaterali, durata d’azione, efficacia, prezzo: spetterà all’andrologo, valutando attentamente caso per caso, prescrivere la molecola più giusta per ogni paziente. È però molto importante sapere che questi farmaci hanno alcune controindicazioni assolute (pazienti con importanti malattie cardiovascolari) e non sono efficaci per tutti i tipi di disfunzione erettile. In quest’ultimo caso è possibile che la terapia farmacologica (quantomeno quella orale) non sia sufficiente.

Quando i farmaci non bastano…

Nel caso in cui le famose pillole non dovessero sortire l’effetto voluto, esistono numerose altre alternative, più o meno complesse, per garantire erezioni valide. Una fra queste è rappresentata dal Vacuum Device; una sorta di “pompa” che, creando il vuoto intorno al pene, richiama sangue al suo interno e provoca un’erezione “meccanica”.  Anche se la sua forma e la sua funzione possono facilmente far pensare a un giocattolo erotico (e, diciamola tutta, in un certo senso lo è), da un punto di vista medico è uno strumento molto valido, che viene anche utilizzato in alcuni protocolli di riabilitazione erettile per pazienti con una disfunzione erettile irreversibile (come, ad esempio, dopo una prostatectomia radicale).

Un’altra possibilità è rappresentata dalle prostaglandine topiche, molecole in grado di aumentare l’afflusso di sangue al pene agendo direttamente a livello delle arterie elicine. Tali farmaci vanno somministrati o per via transuretrale o tramite iniezione endocavernosa (fondamentalmente una puntura sul pene).

L’extrema ratio della terapia per la disfunzione erettile è, infine, rappresentata dalle protesi peniene: queste “sostituiscono” i corpi cavernosi con componenti artificiali e portano a un’erezione tramite l’attivazione di alcune componenti meccaniche. Il posizionamento di protesi peniene è un intervento chirurgico maggiore, con tutti i rischi e le complicanze associati, ma, soprattutto, è una procedura irreversibile: il posizionamento delle componenti protesiche distrugge i tessuti penieni e rende anatomicamente impossibile ripristinare un’erezione fisiologica.

La disfunzione erettile è una patologia complessa, con numerose sfaccettature (non solo psicologiche) che può minare pesantemente la vita di un uomo, ma anche di una coppia. Purtroppo, ancora troppi uomini (per paura o per vergogna) decidono di non rivolgersi ad un andrologo, nascondendosi spesso dietro frasi tipo “ormai ho una certa età…”.

È vero che l’avanzare dell’età porta con sé cambiamenti anche nella sfera sessuale (il sesso a cinquant’anni non è come il sesso a vent’anni), ma ciò non deve necessariamente portare ad una rinuncia alla vita sessuale. Cercare l’aiuto di un professionista è il primo e più importante passo per garantire una corretta salute sessuale.

Bibliografia

 

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