Riferimento bibliografico

Lincoff AM, Brown-Frandsen K, Colhoun HM, Deanfield J., et al. SELECT Trial Investigators. Semaglutide and Cardiovascular Outcomes in Obesity without Diabetes. N Engl J Med. 2023 Dec 14;389(24):2221-2232. doi: 10.1056/NEJMoa2307563. Epub 2023 Nov 11. PMID: 37952131.

In sintesi

Nello studio SELECT (Semaglutide and Cardiovascular Outcomes in Obesity without Diabetes) si è dimostrato come la semaglutide, somministrata per via sottocutanea al dosaggio di 2.4 mg una volta alla settimana, riduca il rischio cardiovascolare in soggetti sovrappeso ed obesi in prevenzione secondaria. L’efficacia di questo farmaco pertanto non rimane più confinata alla sola categoria dei pazienti diabetici, ma anche in coloro che non sono affetti da diabete mellito.

Il contesto e il punto di partenza

La semaglutide, farmaco appartenente alla classe degli agonisti recettoriali del GLP-1, è già utilizzata per il trattamento dei pazienti con diabete mellito di tipo 2 ed alto rischio cardiovascolare, portando altresì ad un significativo calo ponderale dei soggetti trattati.
A livello globale si stima che nel 2030 circa un miliardo di persone saranno affette da sovrappeso o obesità; questi individui presentano un aumentato rischio di eventi cardiovascolari con conseguente incremento delle ospedalizzazioni e della mortalità. In questo contesto si inserisce lo studio SELECT, che ha voluto dimostrare come la semaglutide riduca il rischio cardiovascolare in soggetti sovrappeso ed obesi, senza diabete mellito, con un evento cardiovascolare in anamnesi.

Le caratteristiche dello studio

Il trial, multicentrico, in doppio cieco, randomizzato, ha arruolato circa 17.000 pazienti di sesso maschile e femminile con un’età superiore o uguale a 45 anni, con un BMI (indice di massa corporea) superiore o uguale a 27 kg/mq e con almeno un evento cardiovascolare in anamnesi (infarto del miocardio, ictus ischemico, arteriopatia obliterante degli arti inferiori), in assenza di diabete mellito. Lo studio ha confrontato semaglutide 2.4 mg sottocutaneo somministrato una volta alla settimana con il placebo, come aggiunta alle cure standard per la prevenzione degli eventi cardiovascolari avversi maggiori (MACE) per un periodo fino a cinque anni.

I risultati ottenuti

Lo studio ha raggiunto il suo obiettivo primario dimostrando una riduzione statisticamente significativa del 20% di MACE per le persone trattate con semaglutide 2.4 mg rispetto al placebo. L’endpoint primario dello studio è stato definito come l’esito composito della prima comparsa di MACE, definito come morte cardiovascolare, infarto miocardico non fatale o ictus non fatale.
Questo studio è il primo ed unico ad aver dimostrato che un farmaco utilizzato per il trattamento e la cura dell’obesità riduce il rischio cardiovascolare dei pazienti trattati. In particolare, inoltre, nei pazienti con BMI minore, e quindi verosimilmente anche meno complicati da un punto di vista cardiovascolare, è stato dimostrato un beneficio maggiore; un uso precoce del farmaco pertanto potrebbe avere risvolti rilevanti.

Limiti dello studio

Il trial si è limitato a studiare la popolazione di pazienti sovrappeso ed obesi in prevenzione secondaria: sarà da valutare in futuro se semaglutide 2.4 mg possa mostrare benefici anche in pazienti che non abbiano presentato un evento cardiovascolare maggiore (soggetti pertanto in prevenzione primaria).
Inoltre, come possibile limite, è da sottolineare come lo studio abbia arruolato principalmente soggetti di sesso maschile (più del 72%) e abbia rappresentato prevalentemente la popolazione bianca caucasica (84%).

Quale la novità?

Le conclusioni offerte dallo studio SELECT sono di grande rilievo: l’obesità e il sovrappeso di per sé sono fattori di rischio cardiovascolari e risultano potenzialmente modificabili attraverso un appropriato trattamento farmacologico. Pertanto, la semaglutide potrebbe trovare nel prossimo futuro ampia applicazione clinica, con un importante impatto in termini di riduzione del rischio cardiovascolare, del numero di ospedalizzazioni e della mortalità per malattie cardiovascolari.

 

A cura di Alice Ferrero


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