Riferimento bibliografico

Van der Schoot A, Drysdale C, Whelan K, Dimidi E. The Effect of Fiber Supplementation on Chronic Constipation in Adults: An Updated Systematic Review and Meta-Analysis of Randomized Controlled Trials. Am J Clin Nutr. 2022;116(4):953-969.

In sintesi

Nelle linee guida europee, inglesi e americane la supplementazione di fibre è considerata trattamento di prima linea della stipsi cronica idiopatica, seguita dall’utilizzo di lassativi. Nonostante ciò, non esistono ad oggi raccomandazioni chiare riguardo la quantità e la tipologia di fibre da integrare né la durata minima del trattamento necessaria ad osservare benefici. Una recente revisione sistematica di studi clinici controllati randomizzati con meta-analisi ha cercato di fare luce su questo aspetto fornendo delle indicazioni su quale potrebbe essere una modalità corretta di supplementazione di fibre, con possibili future implicazioni nella pratica clinica.

Il contesto e il punto di partenza

Sebbene la stipsi cronica idiopatica sia un disturbo gastrointestinale comune nella popolazione adulta con una prevalenza mondiale stimata intorno al 12%, il suo trattamento rimane ancora oggi una sfida aperta. Infatti, metà delle persone che ne soffrono si ritengono insoddisfatte delle opzioni terapeutiche offerte a causa della loro scarsa efficacia e della frequente comparsa di effetti collaterali. Dato che in letteratura è ormai stato dimostrato che soffrire di stitichezza cronica impatta sulla qualità di vita con ripercussioni sulle relazioni sociali e sulla salute mentale, è fondamentale comprendere al meglio quali sono i primi passi da compiere al momento dell’approccio terapeutico, in termini di sicurezza ed efficacia.

Le caratteristiche dello studio 

Questa revisione pubblicata a ottobre 2022 ha incluso 16 studi clinici controllati randomizzati condotti su un totale di 1251 partecipanti adulti, di qualsiasi sesso ed etnia, ai quali è stata fatta diagnosi di stipsi cronica idiopatica (identificata come tale secondo criteri clinici universalmente accettati come i criteri di Roma, criteri clinici definiti dagli autori, criteri definiti dai partecipanti come stitichezza autoriferita, presenza di sintomatologia suggestiva). Utilizzando il modello PICO la revisione ha preso in esame gli studi che analizzavano l’effetto della supplementazione di fibre (definita dalla Scientific Advisory Committee on Nutrition) nel trattamento della stipsi cronica dell’adulto. Gli outcomes riportati dalla meta-analisi sono stati: caratterizzazione delle evacuazioni (frequenza, consistenza e peso), tempo di transito nel tratto gastrointestinale, sintomi gastrointestinali e qualità di vita.

I risultati ottenuti

Oltre a confermare l’efficacia della supplementazione di fibre nel trattamento della stipsi cronica tramite meccanismi di ritenzione d’acqua o stimolazione meccanica della mucosa intestinale (risposta del 48% in più rispetto al gruppo controllo), i risultati dello studio hanno dimostrato che l’utilizzo di psyllio ad alte dosi (> 10 g/d) per almeno 4 settimane si associa alla maggior risposta terapeutica (dettata dall’aumento della frequenza e consistenza delle evacuazioni, riduzione del tempo di transito gastrointestinale e miglioramento dei sintomi gastrointestinali). In particolare, l’impiego di psyllio globalmente si correla ad un incremento di 3 evacuazioni settimanali, a fronte dell’incremento di 2.5 evacuazioni settimanali indotte dall’utilizzo di lassativi osmotici o stimolanti. In questo senso la terapia a base di psyllio potrebbe avere la stessa efficacia, se non più efficacia, della terapia a base di lassativi. Inoltre, dal momento che una buona regolarità intestinale sottintende una frequenza evacuativa da 3 a 21 volte a settimana, un incremento di 3 evacuazioni settimanali costituirebbe un risultato clinicamente significativo perché permetterebbe di normalizzare la frequenza delle evacuazioni. Globalmente l’integrazione giornaliera di fibre si è dimostrata essere un intervento sicuro, seppur non privo di effetti collaterali. In accordo con un precedente studio, infatti, la comparsa di flatulenza è risultata significativamente maggiore rispetto al gruppo controllo. Questo dato, tuttavia, non ha sorpreso in quanto le fibre altamente fermentabili (es. inulina) favoriscono la produzione di gas da parte del microbiota.

E’ stato infine interessante notare come un controllo dei sintomi sia stato registrato anche nel gruppo placebo (41%), a riprova del fatto che la stitichezza cronica idiopatica rientra nei disturbi gastrointestinali di tipo funzionale.

Limiti dello studio

I risultati di questo studio vanno interpretati con prudenza tendendo conto delle seguenti limitazioni:

  • Gli studi inclusi nella revisione sono significativamente eterogenei tra loro. Variano infatti per la tipologia di fibra utilizzata (es. psyllio, polidestrosio), dosaggio (da 4 a 40 g/d) e durata della terapia (da 2 a 8 settimane). Inoltre anche i metodi impiegati per misurarne gli outcomes sono risultati differenti.

  • Gli effetti di alcune tipologie di fibre (es. psyllio) sono stati approfonditi di più in alcuni studi rispetto a quelli di altre fibre (es. pectina).

  • Nessuno studio esaminato nella revisione si accompagna ad un basso rischio di bias.

Quale la novità

A differenza di una precedente revisione che aveva dimostrato che l’efficacia delle fibre era dose-dipendente per quantità > 15 g/d, questo studio ha messo in evidenza come un cut-off più basso (> 10 g/d) può essere ugualmente preso in considerazione con parità di efficacia. La riduzione del cut-off rappresenta un utile punto di partenza perché renderebbe la supplementazione di fibre più facile da tollerare, con conseguente incremento della compliance e soddisfazione da parte dei pazienti.

Quali le prospettive

Alla luce dei dati ottenuti da questa meta-analisi in futuro è auspicabile che ulteriori studi vengano condotti con lo scopo di redigere delle raccomandazioni standardizzate riguardo l’utilizzo delle fibre nella cura della stipsi cronica idiopatica dell’adulto. Non in ultimo, un trattamento adeguato, oltre ad associarsi ad una maggiore efficacia, aiuterebbe a ridurre i costi sanitari nazionali.

A cura di Alida Greco


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