Secondo gli ultimi dati Istat, nel 2019 gli italiani ultracentenari erano quasi 15000. Di questi, 1112 avevano più 105 anni e 21 avevano spento ben 110 candeline. Anche se la pandemia può aver avuto un impatto negativo su questi numeri, il dato è in aumento: nel 2009 le persone residenti in Italia con più di 105 anni erano solo 472.

Come si fa a vivere più di 100 anni? Alcune ricerche hanno mostrato che dopo i 105 anni la curva di mortalità smette di crescere: in parole povere, una volta superata questa soglia la probabilità di morire si mantiene costante anziché aumentare. La sfida, allora, è quella di comprendere che cosa accada dopo quella soglia e quali siano le peculiarità degli individui che la raggiungono.

Secondo uno studio italiano pubblicato il 4 maggio 2021 sulla rivista scientifica eLife, il segreto dei cosiddetti semi-supercentenari (coloro che hanno tra i 105 e i 110 anni) potrebbe dipendere dal meccanismo di riparazione del DNA, un processo che opera costantemente nelle nostre cellule per consentire all’insieme dei geni (il genoma) di replicarsi senza subire mutazioni dannose.

Lo studio, coordinato dal Prof. Paolo Garagnani del Dipartimento di Medicina Sperimentale, Diagnostica e Specialistica dell’Università di Bologna, ha sequenziato l’intero genoma di 81 italiani over 105, confrontandolo con il genoma di un gruppo di controllo formato da 36 italiani di età compresa fra i 62 e i 74 anni. L’età del gruppo di controllo è stata stabilità in virtù del fatto che le persone in questa fascia tendono ad evitare le principali malattie legate all’età e quindi costituiscono il miglior esempio di “invecchiamento sano”.

I risultati, confermati da un altro studio analogo ma più ampio, hanno identificato 5 variazioni genetiche che si manifestano con maggiore frequenza nelle persone con più di 105 anni. Tali variazioni consentirebbero a questi individui di rallentare l’invecchiamento e la senescenza cellulare, rendendoli “più forti” di fronte alle malattie associate all’età e quindi più longevi.

Inoltre, il numero di mutazioni genetiche rilevate nel gruppo degli ultracentenari è molto più basso di quanto gli autori si aspettavano. Ciò significa che gli over 105 sono in grado di limitare l’aumento di mutazioni dannose collegato all’avanzare dell’età e all’insorgenza di stati patologici molto frequenti durante l’invecchiamento.

Il legame tra DNA e longevità era stato già riscontrato in altre specie animali, come tartarughe e pipistrelli: nel 2018 l’analisi del patrimonio genetico della tartaruga gigante George Il Solitario, morta a 100 anni, aveva rivelato che questi animali possiedono delle varianti genetiche legate alla riparazione del DNA che permettono loro di guarire più velocemente dalle malattie e di vivere a lungo. Con lo studio di Garagnani e colleghi, per la prima volta i geni di persone così longeve sono stati decodificati con un livello di dettaglio così elevato, dimostrando che la capacità riparativa del DNA ha un ruolo chiave anche per gli esseri umani.

 

Fonti

Whole-genome sequencing analysis of semi-supercentenarians – eLife 2021;10:e57849 DOI: 10.7554/eLife.57849

I centenari in Italia – Report Istat del 24 luglio 2019

 

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