Negli ultimi anni, diversi studi hanno evidenziato i benefici che gli animali da compagnia portano alla salute fisica, mentale e sociale degli anziani. Tuttavia, questi studi spesso non hanno analizzato e preso sufficientemente in considerazione le difficoltà e le sfide legate all’avere un animale in casa e in che modi questi possano influenzare la vita degli anziani.

Gli effetti positivi degli animali da compagnia includono tra le altre cose il miglioramento del benessere emotivo e un incremento dell’attività fisica; mentre gli effetti negativi possono invece includere la sofferenza legata alla morte dell’animale, i rischi di infortuni come cadute e morsi, e lo stress causato dai costi del mantenimento degli animali.

Ann M. Toohey, ricercatrice dell’Università di Calgary, ha notato un fenomeno interessante negli studi pubblicati finora: gli anziani proprietari di animali tendono a riportare punteggi più bassi sulla soddisfazione della vita rispetto agli anziani che non hanno animali domestici. Questo sembrerebbe andare contro la tendenza generale riportata nella letteratura scientifica, che suggerisce che avere un animale domestico in età avanzata possa migliorare la qualità della vita. Considerare questi punteggi acriticamente, potrebbe far pensare che ci sia un nesso diretto tra l’avere un animale domestico e l’insoddisfazione. Tuttavia, la convivenza con un animale è un’esperienza ricca di sfaccettature, influenzata da una vasta gamma di fattori: la personalità sia delle persone che degli animali, le particolari circostanze di vita, fino a considerazioni più ampie, tra cui la disponibilità di alloggi accessibili e adeguati agli animali domestici, il supporto sociale e i costi per l’assistenza e la cura degli animali.

Con queste premesse, la ricercatrice ha quindi condotto uno studio, pubblicato recentemente sul Canadian Journal of Aging, che esplora i benefici, le difficoltà e tutte le contraddizioni che si presentano nella relazione tra gli anziani che vivono da soli e gli animali domestici.

Lo studio è stato condotto a Calgary, in Canada, cittadina nota per essere “amica degli animali domestici” e “amica degli anziani”, quindi luogo ideale per esaminare questo fenomeno. Nello studio sono stati intervistati 14 anziani (over 65 anni) di diversa estrazione socio economica, che vivevano a casa da soli, con uno o più animali da compagnia.

Durante le interviste, i partecipanti hanno evidenziato numerosi aspetti positivi dell’avere un animale domestico. Inoltre molti hanno anche raccontato le difficoltà che stavano affrontando legate all’invecchiamento: la solitudine, le malattie croniche, la mobilità ridotta, la depressione e l’ansia, l’incertezza finanziaria, l’insicurezza abitativa, il ridotto supporto sociale, l’isolamento, i lutti, e la limitazione dell’autonomia. Le varie, e spesso contraddittorie, sensazioni che gli animali domestici hanno provocato in relazione a queste circostanze difficili sono racchiuse in quattro temi:

       1. Soli ma non da soli

Diversi partecipanti hanno riflettuto sulla solitudine e sulla mancanza di relazioni umane appaganti. Tuttavia, questi sentimenti sono stati controbilanciati dalla presenza dei loro animali domestici, che fornivano compagnia e riducevano il senso di isolamento, offrendo un legame emotivo prezioso. Ad esempio, un partecipante allo studio (un uomo single di quasi 70 anni, con un alto livello di istruzione, con gravi problemi di salute mentale e fisica e un reddito estremamente basso) parlando dei suoi gatti dichiarava: “Sono ancora spesso solo. Sono isolato. Non ho una vita sociale molto intensa. E i miei gatti mi danno qualcosa, “qualcuno” di cui prendermi cura… Non posso immaginare di stare senza di loro. Non posso immaginare di essere qui da solo. Ma allo stesso tempo, i miei gatti non soddisfano tutti i miei bisogni affettivi… Essere single e avere gatti è meglio che essere single e non avere gatti. Ma preferirei non essere single.”

Un’altra testimonianza riguarda una donna anziana divorziata di circa 80 anni, finanziariamente agiata e coinvolta attivamente nella comunità. Ha descritto la sua recente adozione di un gatto di nome China: “China è venuta a casa mia… e si è subito sentita a casa, la trovavo ovunque. E ho scoperto che mi piaceva davvero. Mi correva incontro per salutarmi la sera, e poi era lì al mattino, e mi piaceva proprio.

La semplice presenza di un animale in casa ha portato una nuova dimensione di benessere e sensazione di compagnia nella vita di questi anziani.

       2. Responsabilità e difficoltà

Nello studio gli anziani hanno riferito di sentire una profonda responsabilità nei confronti dei loro animali domestici, malgrado le difficoltà causate da essi, come sostenere i costi elevati per le cure veterinarie.

Una vedova di 65 anni ha raccontato di aver speso una parte sostanziale dei suoi risparmi per le cure veterinarie del suo amato cane: “I costi legati alla gestione di Casey erano così elevati che ho finito per distruggere tutte le ricevute fiscali del veterinario. Non volevo sapere quale fosse il conto finale… Non rimpiango affatto i soldi che ho speso per dare a Casey le migliori cure, ma questa situazione mi ha causato altri problemi.”

      3. La cura contro le avversità

Avere un animale domestico e prendersene cura dà un significato e una continuità nella vita degli anziani anche durante i periodi di difficoltà.

Un partecipante allo studio, all’inizio della sua riabilitazione dopo aver subito un ictus, si è concentrato sulla cura del suo gatto, Kleo. La routine che aveva stabilito con il gatto (alimentazione, pulizia della lettiera, coccole) rappresentava un forte legame con la sua vita prima dell’ictus. Nel corso dell’intervista, l’anziano ha raccontato come la sua dipendenza sia dall’affetto che dalla presenza continua di Kleo l’abbiano aiutato a superare le avversità della malattia.

      4. Rapporto costi benefici

Nelle interviste è emerso che, sebbene gli animali potessero costituire delle limitazioni alla vita quotidiana, molti anziani traevano un notevole beneficio emotivo e affettivo dalla loro compagnia.

Un racconto rilevante è stato condiviso da una donna anziana, il cui marito era ricoverato in una casa di cura a causa di una demenza. Traslocare dalla casa in cui viveva col marito in un appartamento in affitto ha comportato diverse difficoltà. Avendo un cane che, non abituato alla vita da appartamento, abbaiava ogni volta che veniva lasciato da solo, la donna dichiarava “non posso lasciare Toad nell’appartamento perché abbaia se viene lasciato da solo… Non posso uscire di casa e divertirmi per colpa sua…” Il cane aveva limitato la capacità della donna di gestire la sua vita nel modo in cui aveva immaginato. Alla fine, l’anziana ha risolto questa difficoltà assumendo un dog-sitter. Tuttavia, è importante notare che l’anziana ha anche attribuito al cane benefici, tra cui la capacità di facilitare interazioni positive con il marito e il personale della casa di cura. In sostanza, la donna ha considerato l’abbaiare del cane come un problema con una soluzione, mentre ha evidenziato altri modi in cui il suo rapporto con il cane ha migliorato la sua qualità di vita.

Vivere con un animale da compagnia è un’esperienza complessa, plasmata da una serie di fattori e circostanze individuali, che può portare innumerevoli benefici agli anziani, fornendo loro compagnia, affetto e uno scopo. Tuttavia, è fondamentale riconoscere e non sottovalutare le difficoltà e responsabilità legate alla cura degli animali. Per garantire un ambiente sicuro ed equilibrato sia per l’anziano che per l’animale, è importante valutare attentamente tutte le opzioni disponibili: chiedere l’aiuto di pet sitter, di amici o parenti può alleviare il peso della responsabilità delle cure quotidiane e offrire all’anziano il supporto necessario. Inoltre, va ricordato che per coloro che volessero godere dell’interazione con gli animali ma non fossero in grado di gestire la cura completa, è possibile considerare l’adozione a distanza da un canile locale. In questo modo si potrà stabilire un legame significativo con un animale, visitandolo e portandolo a passeggio una o più volte alla settimana, senza l’onere della cura a tempo pieno.

Bibliografia

Toohey AM. (2023). Considering Cats, Dogs, and Contradictions: Pets and Their Relational Influence on Experiences of Aging in Place. Canadian Journal on Aging / La Revue canadienne du vieillissement 42(3), 506–515.

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