Da sempre l’umanità è affascinata dall’immortalità e sebbene i progressi in campo scientifico abbiano consentito un aumento della durata media della vita, questo è spesso accompagnato da una maggiore incidenza e prevalenza di malattie croniche associate all’invecchiamento, come le malattie cardiovascolari, vari tipi di cancro, il diabete mellito di tipo 2, l’ipertensione e patologie neurodegenerative come Alzheimer e Parkinson.

A tal proposito, l’obiettivo della ricerca sull’invecchiamento e sulla longevità è quello non solo di incrementare ulteriormente l’aspettativa di vita ma di aumentare gli anni di vita in buona salute.

Alcuni filoni della ricerca più avanzata, come il biohacking, infatti, stanno spostando il focus dal semplice prolungamento della “vecchiaia” al prolungamento della giovinezza biologica.
Se riusciremo a mantenere giovane il corpo e la mente, potremmo iniziare a superare i limiti tradizionali dell’invecchiamento.

Ma cos’è il biohacking? Qualche informazione in più

Quando sentiamo o leggiamo la parola “Hacking” pensiamo inevitabilmente agli esperti informatici in grado di entrare in qualsiasi sistema e rubare informazioni disponibili.
Il biohacking non è molto diverso da questo ma applicato alla nostra salute e all’invecchiamento attivo.

La storia del biohacking è affascinante perché nasce dall’incrocio tra biotecnologia, cultura hacker, scienza dell’autosperimentazione e desiderio umano di potenziare corpo e mente. Il biohacking è un approccio alla salute e alla performance umana che combina biologia, tecnologia, nutrizione, stile di vita e, talvolta, interventi farmacologici o genetici per “hackerare” il proprio corpo, con l’obiettivo di migliorare benessere, energia, concentrazione e, in particolare, rallentare l’invecchiamento.

Nel contesto dell’invecchiamento, il biohacking anti-aging mira a rallentare (e in alcuni casi invertire) il processo di invecchiamento biologico, puntando a mantenere una bassa età biologica, che può essere molto diversa da quella cronologica.

Le strategie principali includono:

  • Ottimizzazione della salute metabolica e mitocondriale
  • Miglioramento della funzione cognitiva e neuroprotettiva
  • Supporto alla rigenerazione cellulare
  • Prevenzione dell’infiammazione cronica
  • Utilizzo di interventi nutrizionali mirati, tecnologie di monitoraggio, allenamento adattato e integratori avanzati

Vediamo alcune tecniche nel dettaglio

  1. Interventi nutrizionali

Tra le strategie nutrizionali più utilizzate nel biohacking troviamo la dieta chetogenica, regime alimentare a basso contenuto di carboidrati (4-19% del valore energetico totale), un’elevata quantità di lipidi (60-90%) e quantità adeguate di proteine, minerali e vitamine. Le evidenze scientifiche suggeriscono che tale dieta può migliorare la flessibilità metabolica, ridurre l’infiammazione e supportare la funzione cerebrale.
Abbinata alla dieta chetogenica anche il digiuno intermittente promuove autofagia, sensibilità insulinica, rigenerazione cellulare e stimola la longevità.

2. Tecnologia Anti-aging

Anche la tecnologia corre in aiuto con strumenti definiti “wearable device”. Questi hanno il compito di monitorare in maniera puntuale parametri personali come variabilità della frequenza cardiaca, qualità del sonno, temperatura corporea e personalizzare alimentazione, allenamento e idratazione. I più famosi e validati scientificamente in commercio sono gli Oura Ring e WHOOP. I dati raccolti aiutano a personalizzare le strategie di biohacking quotidiane.

3. Red Light Therapy

Sempre più studi supportano l’utilizzo della fotobiomodulazione con luce rossa per stimolare la rigenerazione cellulare, ridurre l’infiammazione migliorando la qualità del sonno e influenzando positivamente la produzione di melatonina.

4. Crioterapia

Sembrerebbe che l’utilizzo di temperature molto basse (fino a -150°) o tecniche di shock termico riducano l’infiammazione sistemica, migliorino il recupero muscolare e stimolino la produzione di catecolamine.

5. Il sonno come “farmaco” anti-aging

Il sonno profondo è il momento in cui il corpo ripara i tessuti, elimina scorie neurotossiche attraverso il sistema linfatico, e regola ormoni fondamentali per la longevità (GH, melatonina, cortisolo).

Le principali tecniche di biohacking applicate alla gestione del sonno prevedono per esempio evitare la luce blu dopo il tramonto (filtri o occhiali blue light blocking), esporsi alla luce solare al mattino per regolare la melatonina naturale, seguire una routine serale rilassante (niente schermi, bevande calmanti come camomilla, ashwagandha) infine integrare in maniera mirata utilizzando melatonina, magnesio glicinato, GABA, L-teanina, glycine.

Conclusioni e prospettive future

Il biohacking rappresenta oggi una delle frontiere più promettenti e innovative nel campo della longevità. Superando l’idea passiva del semplice “invecchiare bene”, questo approccio invita a prendere un ruolo attivo e consapevole nella gestione della propria salute, combinando conoscenze scientifiche, tecnologie avanzate e strategie personalizzate. Tuttavia è doveroso sottolineare che essendo un terreno molto ampio è necessario approcciarsi a queste tecniche sotto costante supervisione medica e di professionisti della salute.

Saranno necessari studi futuri e approfondimenti scientifici in campo biochimico e metabolico per sviluppare interventi di biohacking efficaci, sicuri e personalizzati, al fine di estendere la salute funzionale e prevenire le malattie legate all’età.

 

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