Definizione

Si definisce stent un oggetto metallico con proprietà rigido-elastiche che si impianta all’interno di una struttura cava del corpo umano (come può essere un’arteria) in cui vi è un restringimento: la funzione dello stent è quella di mantenerne aperto il lume, cioè lo spazio interno cavo. Lo stent quando viene inserito solitamente possiede una forma a maglia ripiegata; dopo il rilascio la maglia si apre e si conforma alla struttura cava che lo contiene. Gli stent vengono utilizzati di routine in moltissime branche mediche come la cardiologia, la chirurgia vascolare, l’urologia, la gastroenterologia e altre. In tali campi di applicazione hanno il ruolo di mantenere pervia un’arteria e consentire il flusso di sangue oppure un organo cavo come l’intestino o l’uretere.

Angioplastica e stent in Cardiologia

In campo cardiologico l’applicazione degli stent si è diffusa insieme all’angioplastica coronarica, tecnica chirurgica mini-invasiva ideata nei primi anni ’80 per la cura dell’infarto miocardico e dell’ischemia miocardica dovuti all’occlusione delle arterie coronarie (i vasi sanguigni che riforniscono di sangue il cuore). La procedura prevede il trattamento del restringimento coronarico (che a sua volta è dovuto alla presenza di una placca aterosclerotica) per mezzo di un palloncino montato su di un catetere, un tubicino sottile e flessibile che viene inserito lungo la coronaria, che, una volta arrivato al restringimento, viene gonfiato in modo da liberare il lume del vaso dall’ostruzione e ripristinare il flusso di sangue al suo interno. Per rendere più duraturo l’effetto di tale procedura e prevenire una nuova chiusura del vaso si è soliti completare l’angioplastica con l’impianto di uno o più stent. Quest’ultimo viene applicato attraverso il gonfiaggio del palloncino all’interno del vaso coronarico: il palloncino espande anche lo stent in modo che passi dalla forma di maglia ripiegata a quella del condotto arterioso che lo ospita. Ciò permette di stabilizzare l’effetto del palloncino, fornendo al vaso appena riaperto un’impalcatura rigida.

Evoluzione tecnologica

Dagli anni ‘90 ad oggi la tecnologia ha permesso di ottenere stent con una struttura base di dimensioni sempre minori, sempre più biocompatibili (riducendo l’infiammazione locale data dall’inserimento di un corpo estraneo) e caratterizzati da migliori proprietà fisiche, quali flessibilità, elasticità e forza radiale. L’applicazione dello stent può causare all’interno del vaso una risposta infiammatoria locale a cui può seguire una proliferazione delle cellule che compongono l’arteria stessa e il conseguente restringimento del lume del vaso. Al fine di ridurre tale restringimento, gli stent di ultima generazione (detti stent medicati) sono ricoperti da sostanze che impediscono la proliferazione delle cellule del vaso in risposta al materiale estraneo dello stent.

Terapia antitrombotica

Lo stent, posto a contatto con il flusso sanguigno, può attivare l’aggregazione delle piastrine, lo stesso processo che avviene quando a seguito di una ferita il sangue coagula. L’aggregazione piastrinica può portare alla formazione di una massa solida costituita dallo stent stesso, dalle piastrine, dai globuli bianchi, dai globuli rossi e da una sostanza chiamata fibrina a livello delle maglie dello stent (trombosi del dispositivo). Si tratta di un evento assai pericoloso in quanto si associa all’occlusione dell’arteria, a cui fa seguito ischemia cardiaca acuta e talora infarto miocardico. Pertanto, nei pazienti portatori di stent vascolari è necessaria una terapia con farmaci capaci di inibire l’aggregazione piastrinica, con diversi livelli di intensità nelle prime fasi post-procedura e a lungo termine.

 

Bibliografia

  • Peter Libby & Douglas P. Zipes & Robert O. Bonow & Douglas L. Mann & Gordon F Tomaselli and Eugene Braunwald. Braunwald’s Heart Disease: A Textbook of Cardiovascular Medicine. 11 Th edition. Philadelphia, PA: Elsevier/Saunders, 2019
  • Schmidt T, Abbott JD. Coronary Stents: History, Design, and Construction. J Clin Med. 2018 May 29;7(6):126. doi: 10.3390/jcm7060126. PMID: 29843465; PMCID: PMC6025441.

 


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