Come tutti i mammiferi, noi esseri umani siamo animali a “sangue caldo”: il metabolismo corporeo richiede calore per rendere più celeri le trasformazioni chimiche che sostengono la vita. Per questo, un’accurata regolazione della temperatura corporea è essenziale per il funzionamento ottimale e per la sopravvivenza. Purtroppo, con il passare degli anni, i meccanismi di termoregolazione diventano meno efficienti e gli anziani sono maggiormente a rischio sia di ipotermia che di ipertermia, se esposti a temperature estreme.

Cerchiamo di capirne di più.

La temperatura giusta

È noto che la temperatura interna del corpo ha un intervallo ristretto e in genere varia da 36 a 37 °C, con oscillazioni nell’arco della giornata. In particolare è più alta nella parte centrale del pomeriggio. Quando la capacità del corpo di termoregolarsi viene interrotta, può causare surriscaldamento (ipertermia) o essere troppo freddo (ipotermia). Entrambi gli stati possono avere effetti deleteri sui vari sistemi corporei, come una riduzione significativa del flusso sanguigno che porta a ischemia e insufficienza multiorgano.

La forma di ipertermia comunemente chiamata febbre è invece una risposta fisiologica di difesa contro gli agenti infettivi e ha lo scopo di creare un ambiente ostile verso i patogeni. Essa è il risultato del rilascio da parte dei globuli bianchi di molecole, dette pirogeni, che hanno l’obiettivo finale di stimolare l’ipotalamo, nel sistema nervoso centrale, ad alzare il livello di temperatura dell’intero corpo.

Perché quando la febbre sale a 40 °C si prova un intenso malessere e se sale ulteriormente, la vita è a rischio? Ciò dipende fondamentalmente dal fatto che le proteine corporee sono “progettate” per funzionare correttamente a 37 °C, ma se la temperatura sale, queste si deformano perdendo efficienza. A temperature molto elevate (42 °C) questa deformazione sfocia in denaturazione e le proteine smettono di funzionare, causando seri danni a organi e apparati, fino alla morte.

Il nostro termostato biologico: l’ipotalamo

La termoregolazione è garantita da una importante area del sistema nervoso: l’ipotalamo. Se l’ipotalamo percepisce temperature interne troppo calde o troppo fredde, invia automaticamente segnali alla pelle, alle ghiandole, ai muscoli e agli organi. Ad esempio, se il corpo genera calore durante l’esercizio fisico ad alto livello o se la temperatura ambiente esterna è sufficientemente elevata da causare un aumento della temperatura interna, le informazioni termiche che giungono all’ipotalamo provocano vasodilatazione del microcircolo cutaneo e inoltre avviano la produzione di sudore, che è il metodo più veloce ed importante per dissipare il calore in eccesso.

Al contrario, quando il corpo sperimenta un ambiente freddo viene attivata una diffusa vasocostrizione del microcircolo e, inoltre, i muscoli erettori del pelo sollevano i follicoli piliferi corporei per intrappolare il calore generato. Si forma la cosiddetta “pelle d’oca”.

Accanto alla capacità di termoregolazione, cioè di conservare o dissipare il calore corporeo, il nostro organismo possiede anche meccanismi di termogenesi. Infatti nel grasso bruno (un tessuto adiposo particolare, che non ha lo scopo di accumulare trigliceridi, ma ha altre funzioni metaboliche) esistono reazioni chimiche basate su una proteina chiamata termogenina che, in continua trasformazione, genera calore. In pratica il grasso bruno è la nostra stufa naturale ed è particolarmente abbondante nei neonati, che infatti necessitano di molto calore. Questo meccanismo viene chiamato termogenesi senza brivido per distinguerlo da un altro meccanismo che, innescato dal freddo, provoca piccole contrazioni muscolari ad alta frequenza capaci anch’esse di produrre calore: i brividi, appunto.

La termoregolazione quando si invecchia

L’invecchiamento compromette sia la capacità di conservare o dissipare il calore che la termogenesi. Ciò non è una questione nuova, ma è ancora importante e irrisolta. Sono molti i quesiti ancora da chiarire: perché la capacità di percepire la temperatura è compromessa? perché le capacità termoregolatrici sono limitate? O ancora, perché la fisiologia dell’anziano è meno tollerante nel sopportare grandi sbalzi di temperatura?

La ricerca scientifica si sta concentrando soprattutto sui danni causati da colpi di calore. Infatti, le ondate di caldo rappresentano un rischio per la salute della popolazione anziana e in genere determinano un aumento del tasso di ricoveri e decessi ospedalieri. Secondo un rapporto dell’EFA (Agenzia Europea dell’Ambiente), a partire dal 2000 decine di migliaia di morti sono state causate da ondate di caldo in tutta Europa. L’esposizione a temperature più elevate del normale rappresenta ormai una sfida termoregolatoria per il corpo umano, in particolare quando ciò si verifica all’improvviso, precludendo opportunità di acclimatamento.

Una questione chiave è l’apparente mancanza di percezione dello sforzo termico e fisico durante l’esposizione al calore negli individui anziani e la sua influenza sulla termoregolazione comportamentale.

Nello schema seguente sono elencati i fattori che contribuiscono all’aumento di malattie e morte da colpo di calore nell’anziano.

schema invecchiamento

Come migliorare la termoregolazione

Migliorare la termoregolazione è possibile. Accanto agli interventi personali, anche le soluzioni ambientali e strutturali possono ridurre l’esposizione al calore. L’effetto isola di calore urbano è un fenomeno comune nelle aree urbanizzate e il mantenimento di spazi con vegetazione naturale anziché pavimentazione ridurrà la radiazione del calore da queste superfici e abbasserà la temperatura ambiente. La progettazione degli edifici può anche essere adattata per mitigare l’impatto delle ondate di calore: l’uso di persiane, tripli vetri e tetti riflettenti sono metodi efficaci per ridurre il surriscaldamento. Gli urbanisti, così come i singoli individui, dovrebbero cercare di implementare queste strategie e considerare gli effetti a lungo termine del riscaldamento globale sui loro progetti e sulle loro case.

Nello schema seguente sono indicate le principali strategie personali per migliorare la termoregolazione negli anziani.

schema invecchiamento

 

Per comportamento termoregolatorio si intende una serie di misure semplici, ma talvolta disattese dalle persone anziane, come bere una quantità adeguata di acqua, magari controllandone attentamente il consumo, oppure adottare sistemi di ventilazione o climatizzazione o ancora evitando di uscire nelle ore centrali della giornata.

Con l’invecchiamento della popolazione e l’aumento della gravità e della frequenza degli eventi meteorologici estremi, la malattia da caldo diventerà in futuro un importante problema di salute pubblica con un impatto globale. L’adattamento del comportamento durante l’esposizione al calore ha il potenziale per eliminare il rischio di malattie da calore, quindi la ricerca è fondamentale per stabilire come si comportano gli anziani durante l’esposizione al calore.

 

Riferimenti bibliografici

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