Lo zolfo è un elemento importante e necessario per tutti gli organismi viventi e per capire la sua rilevanza, basti sapere che è il terzo minerale più diffuso nel corpo umano e il sesto più abbondante nel latte materno.
Il mondo vegetale ci offre alimenti, anche molto comuni, che contengono composti chimici a base di zolfo. Questo minerale è molto diffuso in numerosi vegetali di comune uso alimentare, dove è solitamente responsabile di sapori “forti”. Composti contenenti zolfo sono abbondanti anche nella frutta e determinano l’aroma fresco e profumato dei frutti tropicali, dell’anguria, delle fragole, del kiwi, del pompelmo e delle pere. Nelle fragole, ad esempio, sono stati ritrovati ben 16 diversi tipi di composti solforati. Inoltre, l’industria alimentare utilizza lo zolfo come additivo grazie alla sua capacità di contrastare le muffe e i batteri e pertanto possiamo trovare questo minerale in succhi di frutta, frutta secca, carne, pesce lavorato e alcuni prodotti in scatola. Essendo metaboliti dei lieviti, i composti solforati esistono naturalmente anche in diversi alimenti fermentati come vino e birra.
Come accade per molti altri composti chimici, anche per l’assunzione di composti dello zolfo si possono osservare sia effetti benefici che nocivi, a seconda della dose e della sensibilità individuale. Ad esempio, le reazioni individuali all’anidride solforosa variano ampiamente. Mentre molti individui possono tollerare fino a 4 g di solfito al giorno senza effetti avversi (vale a dire, circa 50 mg/kg di peso corporeo), altri possono accusare mal di testa, nausea, diarrea, asma o sensazione di pienezza dopo averne ingerito quantità anche molto piccole.
Negli ultimi anni, la ricerca scientifica ha illustrato le proprietà protettive dello zolfo in molteplici organi e tessuti. In particolare, l’idrogeno solforato (H2S) svolge un ruolo importante nel combattere le molecole ossidanti come le specie reattive dell’ossigeno (ROS) e le specie reattive dell’azoto (RNS) e protegge il corpo dallo stress ossidativo.
Per questo motivo, sono stati coniati i termini “sulfaceutico” e “sulfanutraceutico”, intesi come “nutraceutico contenente zolfo”, per descrivere alimenti o estratti vegetali con proprietà benefiche per l’organismo umano.

 

Qual è la differenza tra sulfaceutico e sulfanutraceutico?

I sulfaceutici sono composti, perlopiù inorganici, selezionati per essere utilizzati come donatori di idrogeno solforato. Essi rientrano nella categoria degli integratori alimentari e possono essere suddivisi in composti a rilascio rapido e lento. Questo è un problema importante poiché le entità a rilascio rapido generano una rapida produzione di idrogeno solforato con un picco di produzione entro pochi minuti dall’ingestione. I donatori lenti invece sono progettati per rilasciare una quantità costante di idrogeno solforato in un arco di tempo più lungo.
Invece, i sulfanutraceutici, detti anche “sulfaceutici botanici” sono estratti vegetali o piante commestibili contenenti sulfaceutici e che servono come fonte di idrogeno solforato esogeno derivati da composti di zolfo.

 

Quali sono vegetali sulfanutraneutici più importanti per l’organismo umano?

Da tempo la ricerca scientifica ha focalizzato il suo interesse sugli alimenti vegetali contenenti zolfo. I più studiati sono quelli appartenenti alle famiglie delle Alliacee e delle Brassicacee.
Il gruppo delle Alliacee comprende, oltre all’aglio, anche i vari tipi di cipolla, lo scalogno e l’erba cipollina. Questi vegetali liberano idrogeno solforato , un gas ampiamente studiato sia in contesti preclinici che studi clinici per valutarne le proprietà potenziali e gli effetti benefici in diverse condizioni patologiche.
La famiglia delle piante conosciute come Brassicacee (o Crucifere), ha una ricca storia di coltivazione e consumo da parte di antiche civiltà come i Greci, i Romani, gli Indiani e i Cinesi. Comunemente consumate in tutto il mondo, queste verdure includono cavolo, cavolfiore, cavolini di Bruxelles, verza, broccoli, porro, crescione, rucola, ravanello, rafano, senape bianca e senape nera. Negli ultimi decenni sono state condotte ricerche approfondite sugli effetti benefici del sulforafano, la molecola solforata più abbondante in questi vegetali. Tuttavia, vari fattori come la varietà vegetale, le pratiche agronomiche, la conservazione, la lavorazione, il tempo di raccolta, nonché fattori legati all’uomo come la genetica, l’età e il fumo, possono influenzare la biodisponibilità e il metabolismo di questa molecola e pertanto le informazioni disponibili devono ancora essere approfondite.

 

Quali sono i benefici dei sulfanutraneutici per l’organismo umano?

Ipertensione e funzionalità cardiovascolare

Il primo sulfanutraceutico studiato a fondo è l’aglio, ed è stato dimostrato che l’integrazione con aglio, particolarmente quello invecchiato, abbassa i livelli di pressione sanguigna sia sistolica che diastolica di circa 10 mmHg. L’effetto benefico dell’aglio sul sistema cardiovascolare è riconosciuto da tempo nelle medicine etniche tradizionali e il suo ruolo vasodilatatore è ben consolidato e potrebbe spiegare il suo effetto antipertensivo.
In uno studio clinico recente condotto su maschi ipertesi di mezza età, i soggetti che avevano ricevuto 400 mg/die di estratto d’aglio per 30 giorni hanno mostrato una significativa riduzione della pressione arteriosa sistolica e diastolica. Inoltre, l’integrazione con aglio ha portato a miglioramenti nei livelli di colesterolo totale, nei marcatori ossidativi e nell’indice di protrombina (coagulazione del sangue), confermando il suo impatto positivo sul sistema cardio-metabolico.

 

Diabete

In numerosi studi condotti su soggetti diabetici, in seguito alla somministrazione di aglio, è stata osservata una riduzione dei livelli di glicemia a digiuno. Quando l’aglio è stato somministrato insieme a metformina in pazienti con diabete di tipo 2, è stato osservato un significativo miglioramento dell’effetto euglicemico del farmaco.
Per quanto riguarda le Brassicacee, risultati incoraggianti sono stati ottenuti in uno studio clinico che prevedeva l’integrazione con 10 g/die di polvere di germogli di broccoli in pazienti con diabete di tipo 2 per 4 settimane. L’integrazione ha mostrato effetti favorevoli anche sulla maggior parte dei parametri tipici della dislipidemia associata al diabete.
Nonostante le numerose variabili coinvolte, la maggior parte degli studi clinici sugli alimenti ricchi di sulforafano hanno dimostrato sicurezza e tollerabilità, suggerendo i loro potenziali effetti benefici sia da soli che in combinazione con le attuali terapie.

 

Dislipidemia

Per quanto riguarda l’impatto dell’aglio sul profilo lipidico, la scoperta principale è stata che il consumo quotidiano di aglio, oltre alla dimostrata attività antidiabetica, riduce significativamente i livelli sierici di colesterolo totale, trigliceridi e lipoproteine LDL, migliorando contemporaneamente i livelli di colesterolo HDL. Gli effetti anti-ipercolesterolemici degli estratti di aglio contenenti composti solforati idrosolubili, come la S-allilcisteina, sono stati attribuiti all’inibizione della sintesi epatica del colesterolo. L’aglio e le Alliacee in generale hanno mostrato un certo effetto benefico sulle malattie metaboliche, inclusa la malattia del fegato grasso (NAFLD – Non Alcoholic Fatty Liver Disease) e questo miglioramento è stato accompagnato anche dalla riduzione del peso corporeo.

 

Cancro

Uno studio ha dimostrato l’efficacia del sulforafano nel ridurre il tasso di progressione del tumore prostatico. Inoltre, uno studio ha valutato la disintossicazione dagli agenti cancerogeni del tabacco mediante un estratto di semi e germogli di broccoli in fumatori di tabacco sani. Il sulforafano ha migliorato significativamente la disintossicazione dal benzene, dall’acroleina e dalla crotonaldeide, che sono alcune tra le sostanze più pericolose generate dalla combustione del tabacco. Inoltre, studi clinici sull’uomo dimostrano che i broccoli e il sulforafano possono aumentare la presenza di numerosi enzimi antiossidanti, offrendo la speranza per una strategia di chemioprevenzione tollerabile e a lungo termine contro i tumori di origine ambientale.

 

Alimenti o integratori?

In conclusione, nonostante le numerose variabili coinvolte negli studi clinici sull’uomo, i sulfaceutici e i sulfanutraceutici potrebbero essere strumenti preziosi per la gestione di malattie complesse e croniche.
E allora come utilizzare questo prezioso minerale? Seguire uno stile alimentare ricco di verdure contenenti composti solforati oppure utilizzare integratori a base di zolfo?
Certamente la prima opzione sarebbe da preferire, anche se, come ben sappiamo, questi vegetali hanno profumi e sapori che possono essere sgraditi ad alcuni. Gli integratori, d’altro canto, hanno ancora problemi di bioassorbimento e biodistribuzione che la ricerca scientifica deve ancora risolvere completamente.
Comunque sia, indipendentemente dalle fonti, è assolutamente importante che lo zolfo sia un componente costante della dieta.

 

Riferimenti bibliografici

D. Dordevic et al. “Sulfur content in foods and beverages and its role in human and animal metabolism: A scoping review of recent studies”. Heliyon. 2023; 9(4): e15452. doi: 10.1016/j.heliyon.2023.e15452

G. Cirino et al. “Hydrogen sulfide and sulfaceutic or sulfanutraceutic agents: Classification, differences and relevance in preclinical and clinical studies” Pharmacological Research. 2023; 196, October , 106947. doi: 10.1016/j.phrs.2023.106947

 

 

 

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