Riferimento bibliografico

Thompson W, McDonald EG. Polypharmacy and Deprescribing in Older Adults. Annu Rev Med. 2024 Jan 29;75:113-127. doi: 10.1146/annurev-med-070822-101947. Epub 2023 Sep 20. PMID: 37729029.

 

In sintesi

Il deprescribing può essere definito come la sospensione pianificata e supervisionata di farmaci, quando i rischi e gli effetti collaterali legati alla loro assunzione superano i benefici. L’obiettivo del deprescribing è quello di migliorare la salute e la qualità della vita dei pazienti.

 

Il contesto e il punto di partenza

A tutti noi è chiaro il cambiamento demografico a cui stiamo andando incontro, in poche parole, ci sono sempre più anziani e sempre meno giovani. Una delle principali conseguenze di questo cambiamento è la gestione medica di questa fetta sempre più ampia di popolazione. Trattasi di persone con età avanzata, affetti da un’ampia varietà di patologie croniche e che assumono svariati farmaci nel corso della giornata.

Diventa quindi di massima importanza saper gestire le terapie di questi pazienti, prendendo atto che, non sempre il togliere è un male, ma anzi può persino giovare sulla qualità di vita e aumentarne l’aspettativa. A questo proposito, possiamo ispirarci alla celebre frase dell’ architetto Ludwig Mies van der Rohe “less is more”, che sottolinea come anche il sottrarre possa essere un atto non solo necessario, ma anche benefico.

Questa considerazione ci porta a un punto essenziale: le persone, invecchiando cambiano; farmaci che prima avevano un effetto benefico, con l’invecchiamento possono non essere più così utili. Un esempio pratico è rappresentato dagli antipertensivi (ma non solo), farmaci che spesso vengono assunti per decine di anni, ma che, soprattutto con target troppo ambiziosi di controlli pressori, aumentano il rischio di sincopi e quindi di cadute.

 

Le caratteristiche dello studio

Questo articolo è una narrative review, sintetizza in maniera critica e aggiornata, sulla base della letteratura disponibile, il tema del deprescribing; non vengono quindi utilizzate analisi statistiche avanzate, dato che non ci sono gruppi di pazienti da confrontare.

 

I risultati ottenuti

Dalla review emerge che il deprescribing è sicuro e fattibile, ma i suoi benefici clinici devono essere meglio documentati. Studi dimostrano che è possibile ridurre farmaci inappropriati senza aumentare eventi avversi, detti anche ADWE, ovvero effetti collaterali dovuti alla sospensione di farmaci fatta in maniera non adeguata.

 

Limiti dello studio

I limiti di questo studio vengono da sé, ovvero la mancanza di criteri di selezione rigorosi, la difficoltà nel confrontare gli studi e la mancanza vera e propria di campioni da studiare.

Un’altra importante barriera è la paura dei pazienti di interrompere farmaci, è quindi necessaria una maggiore attenzione nell’educazione e sensibilizzazione dei pazienti, fornendo informazioni chiare e personalizzate sul perché, in alcuni casi, “meno” possa effettivamente significare “di più”.

Infine, la mancanza di linee guida pratiche per i medici e una cultura sanitaria che privilegia la prescrizione rispetto alla revisione delle terapie genera una sorta di sfiducia nel deprescribing.

 

Quale la novità

Il deprescribing è un’opportunità per migliorare l’appropriatezza terapeutica negli anziani, adoperando un approccio personalizzato, coinvolgendo il paziente e utilizzando strumenti basati sull’evidenza.

 

Quali le prospettive

Il deprescribing è il futuro di una medicina più sicura e personalizzata, attuata tramite la formazione mirata, integrando questo aspetto nelle nuove linee guida e un cambio di mentalità nel modo di percepire le terapie. Superare lo stereotipo che privilegia la sola prescrizione di farmaci è fondamentale per rendere il deprescribing parte integrante della cura dell’anziano, migliorandone la qualità di vita e riducendo i rischi legati all’eccesso di farmaci.

 

A cura di Gabriele Faletti


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