L’abbronzatura è una risposta naturale della pelle all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) emessi dal sole, e rappresenta un meccanismo di difesa nei confronti delle scottature, ma non può sostituire un’adeguata protezione solare.

Quando ci esponiamo al sole, infatti, i melanociti si attivano e producono la melanina, un pigmento scuro che si dispone intorno alle cellule e costituisce uno schermo protettivo che ripara il DNA dai danni che possono essere indotti dagli stessi UV.
La capacità di produrre melanina dipende dal colore di base della pelle (fototipo): le persone con la pelle chiara si abbronzano meno e si scottano più facilmente (vedi Tabella 1).

Le ustioni solari rappresentano un evento acuto, ma l’esposizione prolungata e ripetuta ai raggi solari è responsabile anche di altri fenomeni negativi, quali il fotoinvecchiamento – che si caratterizza per la perdita di elasticità della cute e per la comparsa di rughe, solchi e macchie scure – e la possibile comparsa di tumori – quali i carcinomi cutanei e il melanoma.

classificazione fototipi sole proteggere

Tabella 1: Classificazione dei fototipi (scala di Fitzpatrick)

Tuttavia, il fototipo non è l’unico fattore discriminante. Infatti, occorre tener presente che l’intensità dell’esposizione solare può essere influenzata dalla stagione e dall’ora del giorno, ma anche dalla latitudine e dall’altitudine; in montagna l’esposizione diventa più intensa perchè si riduce l’effetto filtrante dell’atmosfera: a 1500 metri di altezza i raggi solari sono più forti del 25% rispetto alla pianura, a parità di stagione e orario. Bisogna inoltre considerare l’azione di eventuali superfici riflettenti come la sabbia (+20%), la neve (+80%), ma anche il cemento e i pavimenti chiari (+15-20%).
Inoltre, i raggi solari sono in grado di attraversare sia l’acqua che le nuvole, e la temperatura non modifica la quantità di raggi UV che arrivano al suolo: è quindi possibile ustionarsi facilmente anche in giornate fredde e nuvolose o rimanendo immersi al mare o in piscina.

È quindi fondamentale proteggere la pelle, limitando la permanenza all’aperto nelle ore più calde della giornata, ma soprattutto indossando indumenti protettivi (in particolare tessuti a trama spessa e in colori scuri, che proteggono più efficacemente degli indumenti chiari e leggeri che siamo soliti indossare d’estate), cappello e occhiali da sole, e utilizzando abitualmente creme solari ad alta protezione.

Creme solari e fotoprotezione

Esistono due diverse categorie di filtri solari: i filtri fisici, che contengono particelle inerti come l’ossido di zinco e il biossido di titanio e agiscono come “specchi”, riflettendo e disperdendo le radiazioni solari, e i filtri chimici, che assorbono i raggi UV e li trasformano in calore, riducendo l’energia in grado di danneggiare la cute.

I prodotti contenenti filtri fisici sono più indicati nei soggetti con cute sensibile, in quanto provocano minor rischio di irritazioni e allergie; tuttavia, possono essere di consistenza più densa, meno facili da spalmare, e lasciare sulla pelle una patina bianca. I prodotti contenenti filtri chimici hanno invece in genere una consistenza più leggera e lasciano meglio traspirare la pelle, ma possono, seppur raramente, essere responsabili di irritazioni e allergie. Inoltre, possono talvolta contenere sostanze come l’oxibenzone, l’octocrilene e l’octinoxato, dannose per l’ambiente marino.

In generale, è importante che la crema solare venga spalmata uniformemente su tutto il corpo, in quantità adeguata (circa 30 ml – più o meno 2 cucchiai da tavola – per tutto il corpo e circa 5 ml – più o meno 1 cucchiaino da tè – per il volto e per ciascuna area specifica, come le braccia o le gambe), e riapplicata più volte durante l’arco della giornata, soprattutto dopo il bagno o dopo aver sudato. L’ombra degli alberi, di una tenda o di un ombrellone permette inoltre di ridurre della metà il quantitativo di raggi solari che colpisce la cute.

Per una corretta scelta delle misure adeguate di fotoprotezione può essere utilizzato l’indice UV, una misura dell’intensità delle radiazioni solari che raggiungono la superficie terrestre in un dato momento e luogo, e indica il potenziale rischio per la pelle e per gli occhi. È un numero standardizzato su una scala che va da 0 a 11+ (vedi Tabella 2).

indice UV sole proteggere

Tabella 2: Indice UV e relative misure di protezione raccomandate

In previsione della stagione estiva può inoltre essere utile integrare le sopracitate misure di protezione con la fotoprotezione sistemica, che si basa sull’assunzione per via orale – come integratori o alimenti – di sostanze che aiutano l’organismo a ridurre lo stress ossidativo, limitare l’infiammazione e proteggere il DNA cellulare. Tra esse ricordiamo i carotenoidi, le vitamine B3, C e E, i polifenoli, minerali quali il selenio e lo zinco ed estratti vegetali quali il Polypodium leucotomos, derivato da una felce tropicale.

BOX DI APPROFONDIMENTO

Lo sbiancamento dei coralli (coral bleaching)

Alcune sostanze chimiche quali oxybenzone, octocrilene, octixonato e parabeni, talvolta presenti nei filtri solari, se disperse in mare in grandi quantità possono contribuire allo sbiancamento dei coralli. Questo fenomeno, noto anche con il termine inglese di coral bleaching, è un processo degenerativo che porta alla distruzione dell’ecosistema delle barriere coralline, osservato in particolare in Australia, Oceano Indiano, Oceano Pacifico e area dei Caraibi. È dovuto alla perdita della simbiosi tra i coralli e la zooxantella, un microrganismo che ne utilizza i prodotti di scarto per sopravvivere, e che produce a sua volta sostanze nutritizie indispensabili alla sopravvivenza dei coralli stessi. Il fenomeno dello sbiancamento porta all’arresto della crescita della barriera corallina e determina un incremento della mortalità delle specie di pesci e crostacei che fanno parte dello stesso ecosistema. I principali responsabili dello sbiancamento dei coralli sono l’inquinamento ambientale e il riscaldamento globale; quest’ultimo determina infatti l’aumento della temperatura dei mari ma anche cambiamenti nella salinità e nell’acidità dell’acqua. È consigliabile, pertanto, non fare il bagno in mare subito dopo l’applicazione di prodotti contenenti le sostanze sopra citate, ma attendere almeno 20 minuti, e utilizzare specifici indumenti protettivi anti-UV per proteggersi in acqua. I filtri fisici sono invece sicuri per l’ambiente marino.


Iscriviti alla Newsletter

* Richiesti
Scegli la newsletter
Consenso all’utilizzo dei dati

Aging Project userà le informazioni che fornisci al solo scopo di inviarti la newsletter richiesta.

Puoi annullare l'iscrizione in qualsiasi momento cliccando sul link che trovi nel footer dell'email. Per informazioni sulla Privacy Policy clicca qui.

Cliccando su "Acconsenti", accetti anche che le tue informazioni saiano trasferite a Mailchimp per l'elaborazione. Ulteriori informazioni sulle privacy di Mailchimp qui