Sta per arrivare il grande caldo estivo e, come ogni anno, ecco ritornare i servizi dei telegiornali con le istruzioni per l’uso: bere tanto e non uscire da casa durante le ore più calde della giornata. Ma cosa c’è sotto? Proviamo a capirlo insieme.

Cos’è la pressione?

La pressione arteriosa è il prodotto della gittata cardiaca e delle resistenze periferiche.
La gittata cardiaca è il volume di sangue che viene espulso dal cuore in un minuto. Le resistenze periferiche sono l’insieme degli elementi che ostacolano il flusso di sangue nei vasi arteriosi.
L’alterazione di uno o entrambi questi fattori è responsabile delle variazioni della pressione arteriosa che non è mai un parametro statico, ma è soggetta a continue fluttuazioni.
L’unità di misura della pressione è il millimetro di mercurio (mmHg).

Come si misura la pressione?

La corretta misurazione della pressione arteriosa richiede l’utilizzo di un dispositivo, lo sfigmomanometro, con un bracciale di dimensioni adeguate alla circonferenza dell’arto (così da evitare sottostime o sovrastime), da posizionare sulla parte superiore del braccio all’altezza del cuore, con schiena e braccio supportati e in posizione seduta. È importante rimanere seduti almeno cinque minuti in una stanza tranquilla e solo dopo effettuare due misurazioni, intervallate da 1-2 minuti l’una dall’altra, e farne la media.

Una volta effettuata la misurazione, si ottengono due numeri:

  • Il primo numero rappresenta la pressione sistolica (comunemente detta “pressione massima”), ossia la pressione che si genera quando il cuore si contrae e pompa il sangue in circolo (sistole);
  • Il secondo numero rappresenta la pressione diastolica (comunemente detta “pressione minima”), ossia la pressione che si riscontra nella fase di riposo del cuore (diastole) tra una contrazione e l’altra.

Valori di pressione arteriosa fino a 120/70 mmHg sono normali.

Quando si parla di ipertensione?

Si parla di ipertensione per valori misurati superiori a 140/90 mmHg e pressione elevata per valori compresi tra 120/70 mmHg e 140/90 mmHg.
L’ipertensione arteriosa è una condizione molto comune nella popolazione che, pur rimanendo asintomatica nella maggior parte dei casi, determina un progressivo danno a carico di cuore, cervello, reni, occhi e sistema vascolare. A ciò consegue un aumentato rischio di eventi critici quali infarto, ictus e insufficienza renale, soprattutto a fronte di valori di pressione elevati e non correttamente controllati.

Alla base dell’ipertensione arteriosa vi è l’interazione tra:

  • Fattori genetici;
  • Fattori comportamentali quali lo stile di vita sedentario, l’attività fisica, le abitudini alimentari, l’obesità, il fumo e il consumo di alcol;
  • Fattori ambientali quali le condizioni climatiche;
  • Meccanismi regolatori intrinseci cardiovascolari di natura neurale, vascolare, renale e ormonale.

Nella maggior parte dei casi le cause rimangono sconosciute, per cui si parla di ipertensione essenziale o primaria. Solo nel 10% dei casi si riconosce una causa identificabile (endocrinologica, renale, vascolare, apnee del sonno), per cui si definisce una ipertensione secondaria.

Una forma particolare e comune è la cosiddetta ipertensione da camice bianco, caratterizzata da valori di pressione elevati alla misurazione in ambulatorio (in cui potrebbero rientrare aspetti emotivi), ma valori nella norma nella misurazione al domicilio.

Quali strategie terapeutiche?

Uno strumento utile al medico per la diagnosi di ipertensione arteriosa e l’avvio della terapia nonché per il monitoraggio nel tempo è il cosiddetto diario pressorio, ossia la misurazione al domicilio della pressione arteriosa due volte al giorno, al mattino e alla sera, per sette giorni, da annotare e portare in visione al medico per una migliore comprensione e individualizzazione dei meccanismi patologici e della terapia.

Posta la diagnosi, si devono adottare delle modifiche comportamentali: ridurre il consumo di sale (massimo 4 g/die), alimentazione ricca di fibre e a basso contenuto di grassi, regolare attività fisica, ottimizzazione del peso corporeo, moderazione (se non astensione) nel consumo di alcol, astensione dal fumo di sigaretta.

Dal punto di vista farmacologico, la prima linea di trattamento prevede l’uso di ACE inibitori o sartani e calcio antagonisti o diuretici. Sono farmaci che agiscono con meccanismi diversi nella riduzione dei valori pressori e nella prevenzione degli eventi cardiovascolari.

In considerazione delle evidenze derivate dalla letteratura, nella maggior parte dei pazienti si raccomanda di iniziare una terapia di combinazione, ossia una associazione di due farmaci, piuttosto che una monoterapia. Esistono oggi delle associazioni precostituite di due farmaci a dose fissa in compressa singola così da migliorare l’aderenza (compliance) alla terapia prescritta.

Quando sono necessarie modifiche della terapia: la pressione arteriosa e il caldo

Ma allora in tutto questo che ruolo ha il caldo?

La pressione arteriosa è soggetta alle variazioni stagionali: le basse temperature inducono una riduzione del calibro dei vasi periferici (vasocostrizione periferica) con conseguente aumento delle resistenze vascolari e, di conseguenza, della pressione arteriosa. Viceversa, temperature più alte si associano a una vasodilatazione con riduzione delle resistenze vascolare e della pressione arteriosa. Questi fenomeni (associati a fenomeni ormonali e neurali più complessi), pur con una variabilità soggettiva, interessano entrambi i sessi e tutte le fasce d’età, sia laddove i valori di pressione siano nei range di normalità sia laddove vi sia un sottostante quadro di ipertensione.
In quest’ultimo caso il caldo estivo può avere effetto sinergico con la terapia antipertensiva e portare a una riduzione eccessiva della pressione arteriosa, tanto da rendere necessaria una modifica della terapia antipertensiva per evitare il rischio ipotensivo.

La terapia antipertensiva deve essere personalizzata, continuamente adattata alle esigenze individuali e ai fattori esterni quali la temperatura ambientale.

 

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