Nel 2020 è cresciuta la fruizione delle tecnologie digitali da parte degli anziani. Complice l’isolamento sociale, molte persone in là con gli anni hanno superato la reticenza verso la Rete e si sono rese conto che usare i social network, le app di messaggistica e i motori di ricerca non è poi così complicato. 

Una rivoluzione, dunque? Non proprio: anche se i dati sono incoraggianti, il superamento del digital divide tra le generazioni è ancora lontano. La pandemia, infatti, ha reso più evidenti le disuguaglianze in termini di accesso, utilizzo e appropriazione dei servizi di informazione e telecomunicazione.

Secondo il report dell’organizzazione Age Platform Europe, che riunisce le principali associazioni di over 50 in Europa, solo il 20% degli over 65 utilizza Internet in maniera occasionale, contro il 98% dei giovani di età compresa fra i 16 e i 29 anni. Inoltre, appena il 10% di coloro che navigano in rete ha più di 65 anni e solo il 2% ha più di 75 anni. In Italia, al divario legato all’età si aggiunge un divario di genere sfavorevole per le donne e un divario geografico che penalizza il Mezzogiorno.

 

La resistenza delle persone anziane nei confronti del digitale deriva soprattutto da fattori psicologici e culturali, in particolare:

  • la percezione che si tratti di qualcosa di difficile da comprendere e usare
  • la preoccupazione per i risvolti sociali della trasformazione digitale (il timore, ad esempio, che il commercio online possa danneggiare le attività locali)
  • la paura di compiere azioni involontarie o di sbagliare mentre si effettuano operazioni delicate come pagamenti, inserimento di dati sensibili o compilazione di moduli.

 

Non si tratta di timori infondati. In effetti la maggior parte degli anziani non è ancora capace di fare un uso qualificato, competente e sicuro della tecnologia. Ciò li rende particolarmente vulnerabili alle insidie della Rete, come l’infodemia (la sovrabbondanza di informazioni imprecise, superficiali e non sottoposte ad alcun controllo), la violazione della privacy e le truffe online. Secondo una ricerca dell’Università Bicocca di Milano, due anziani su dieci sono stati vittime di abusi finanziari e raggiri. 

Oggi la digital literacy non è più un optional ma uno strumento essenziale della vita quotidiana e dello sviluppo sociale. La difficoltà di usare internet si presenta come fattore discriminante che impatta negativamente sulle relazioni sociali, sull’accesso alle informazioni e sulla fruizione di servizi essenziali, come la prenotazione di prestazioni sanitarie (si pensi al vaccino contro Covid-19) o lo svolgimento di operazioni bancarie.

L’alfabetizzazione digitale delle persone anziane, d’altro canto, contrasta l’emarginazione e permette un ruolo più partecipativo all’interno della società, configurandosi come un elemento di vantaggio per linvecchiamento attivo

Inclusione digitale significa dunque inclusione sociale, uguaglianza e pari opportunità. A tal proposito, il 9 ottobre 2020 il Consiglio dell’Unione Europea ha emanato un documento ufficiale per invitare gli Stati membri a facilitare l’accesso e l’uso dei servizi digitali (soprattutto in ambito sociale e sanitario), collegando esplicitamente questa opportunità alla salvaguardia dei diritti umani.

Le soluzioni digitali adottate durante la pandemia hanno permesso di garantire diritti fondamentali sanciti dalla nostra Costituzione, come quello all’istruzione, al lavoro e alla salute. La sfida, oggi, è quella di far sì che questo salto in avanti della tecnologia non lasci indietro nessuno.

 

Fonti:

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