Non tutti coloro che possiedono un superpotere indossano un mantello, alcuni indossano degli occhiali da lettura e un paio di comode pantofole. Il superpotere di cui stiamo parlando è la capacità di mantenere una mente brillante ed efficiente fino a 80 anni e oltre, sfidando l’assunto comune secondo cui il declino cognitivo è una parte naturale dell’invecchiamento. Le persone che possiedono questo superpotere sono i SuperAgers.

Chi sono i SuperAgers

Il termine SuperAger fu coniato 15 anni fa dai ricercatori della Northwestern University di Chicago per indicare anziani di 80 anni o più con capacità cognitive – ovvero la capacità di imparare, ricordare e risolvere problemi – paragonabili a quelle di un cinquantenne. La Northwestern University sta osservando da anni i SuperAgers con l’obiettivo di capire cosa rende queste persone così straordinarie, in modo da trovare delle strategie per prevenire il declino cognitivo correlato all’invecchiamento.

Come invecchia il cervello

Secondo lo studio 90+ condotto dalla University of California Ivine che coinvolge più di 1600 ultranovantenni, l’atrofia cerebrale è una delle principali conseguenze dell’invecchiamento. Il cervello di una persona di 90 anni pesa solitamente tra 1.100 e 1.200 grammi, 100 grammi in meno rispetto al cervello di una persona di 40 anni. La riduzione della massa cerebrale colpisce principalmente la corteccia prefrontale, l’ippocampo e la corteccia cerebrale, che svolge un ruolo chiave nei processi di pensiero complessi. Con il passare degli anni, il cervello può essere influenzato anche dalla diminuzione dei livelli dei neurotrasmettitori (sostanze chimiche che permettono ai neuroni di comunicare tra loro), dai cambiamenti ormonali e dal deterioramento della circolazione sanguigna. Tutti questi cambiamenti possono influire sul pensiero, rendendo più difficile concentrarsi, elaborare nuove informazioni, ricordare parole e nomi.

Il cervello dei SuperAgers

Sembra invece che il cervello dei SuperAgers resista maggiormente al deterioramento legato allo scorrere del tempo. Attraverso la risonanza magnetica, i ricercatori della Northwestern University hanno misurato lo spessore della corteccia cerebrale di un gruppo di SuperAgers e hanno osservato che la perdita di volume cerebrale è di circa l’1.06% annuo, mentre persone che invecchiano normalmente mostrano una perdita di volume cerebrale di circa il 2.24% annuo. Questa minore perdita di volume cerebrale potrebbe proteggere i SuperAgers dal fisiologico declino cognitivo. Un altro studio ha rivelato che la corteccia cingolata, una regione del cervello ritenuta importante per la memoria, l’attenzione, il controllo cognitivo e la motivazione è più spessa nei SuperAgers rispetto ai loro coetanei ed è paragonabile a quella di persone di mezza età. In particolare è emerso che la parte anteriore della corteccia cingolata risulta significativamente più spessa nei cervelli dei SuperAgers rispetto ai cervelli delle persone di 50 anni. Infine i ricercatori hanno scoperto che, anche confrontati con giovani adulti, il cervello dei SuperAgers contiene una maggior concentrazione di un tipo particolare di neuroni, i neuroni Von Economo, responsabili dell’intelligenza sociale e della consapevolezza.

Qual è il segreto dei SuperAgers?

Purtroppo il segreto dei SuperAgers non è stato ancora svelato: partono avvantaggiati, con cervelli più grandi e più dotati sin dalla nascita, o i loro cervelli hanno, per qualche ignota ragione, maggiori difese contro gli attacchi dell’invecchiamento? Quali sono i fattori che hanno determinato il loro “super potere”?
Un primo fattore potrebbe essere l’ambiente in cui viviamo. Studi hanno dimostrato che esperienze arricchenti, come un’istruzione avanzata o una professione stimolante, possono aiutare i cervelli a essere più longevi.

Un secondo fattore potrebbe trovare radici nella genetica. In uno studio condotto dall’Albert Einstein College of Medicine di New York, i ricercatori stanno esplorando i profili genetici di più di 500 centenari e dei loro figli per individuare i geni correlati alla longevità e a un rallentato declino fisico e cognitivo.

Un terzo fattore potrebbe riguardare l’aspetto sociale: sembrerebbe che i SuperAgers abbiano un maggior numero di interazioni sociali positive rispetto ai coetanei con capacità cognitive nella norma. Questo dato sarebbe in linea con i risultati di ricerche precedenti che dimostrano che l’integrazione sociale, il rapporto con la famiglia e il supporto emotivo che si riceve dalla propria rete sociale hanno una correlazione positiva con la funzione cognitiva.

Siamo ancora lontani dal capire il vero motivo per cui alcuni cervelli resistono meglio al declino correlato all’età, ma gli studiosi hanno elaborato due teorie che ruotano attorno ai concetti di “riserva cognitiva” e “mantenimento cerebrale”. La teoria della riserva cognitiva si riferisce all’idea che alcuni cervelli siano abbastanza forti da resistere agli effetti dell’invecchiamento e delle malattie. La teoria del mantenimento cerebrale si riferisce invece all’idea che alcuni cervelli abbiano una marcia in più per continuare a funzionare bene nonostante l’invecchiamento e le malattie. Yaakov Stern, Ph.D., della Columbia University, spiega queste teorie paragonando il cervello a un computer: “il cervello di alcune persone ha un buon hardware che non si guasta così facilmente, mentre altre persone hanno un software che funziona anche se ci sono problemi nell’hardware”.

I SuperAgers sono la dimostrazione vivente che il declino cognitivo non è inevitabile: si può vivere bene e mantenere una mente brillante ed efficiente anche in età avanzata. Lo avevamo intuito grazie a persone come Piero Angela, Rita Levi Montalcini o Andrea Camilleri: pur non indossando il mantello, il loro superpotere è stato evidente a tutti.

Referenze

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