“Smettere di fumare è la cosa più facile al mondo, lo so perché l’ho fatto migliaia di volte” Mark Twain

L’invecchiamento comporta una serie di modificazioni strutturali e funzionali in ogni apparato del corpo, rendendo il polmone particolarmente soggetto a deterioramento. Quando a queste trasformazioni naturali si aggiunge l’esposizione prolungata alle sostanze tossiche del fumo, gli effetti negativi si accentuano, incidendo sulla qualità della vita e aumentando il rischio di patologie respiratorie critiche.

Cosa succede al polmone “anziano” sano: cambiamenti fisiologici e vulnerabilità

Col passare degli anni il tessuto polmonare subisce modifiche significative:

  • Riduzione dell’elasticità – Le fibre tissutali e i muscoli respiratori perdono la loro tonicità, limitando la capacità di espansione degli alveoli e rallentando lo scambio gassoso.
  • Diminuzione della risposta rigenerativa – I meccanismi di riparazione cellulare sono meno efficienti, rendendo il tessuto maggiormente vulnerabile agli stress ossidativi e agli agenti infiammatori.
  • Aumento della suscettibilità infiammatoria – L’incremento costante di uno stato infiammatorio, facilita l’insorgenza di fibrosi e altre degenerazioni.

Questi processi, che in assenza di fattori esterni già predispongono gli anziani a problematiche respiratorie, trovano nel fumo un alleato distruttivo che accelera e amplifica il danno alla struttura polmonare.

Qual è l’entità del problema fumo in Italia: alcuni dati epidemiologici

Le statistiche evidenziano come il fumo rappresenti ancora una piaga per la salute pubblica, con effetti deleteri particolarmente evidenti negli anziani. Secondo i dati di un recente “Rapporto sul fumo in Italia” diffuso il 30 maggio 2022 dall’Istituto Superiore di Sanità, quasi un italiano su quattro (circa il 24,2% della popolazione tra i 18 e i 69 anni) è fumatore. In questo contesto, il danno da fumo si accumula nel tempo, rendendo particolarmente precaria la salute polmonare nelle fasce d’età più avanzate.

Che effetto ha il fumo sulla struttura polmonare

Il fumo di sigaretta, composto da oltre 4.000 sostanze chimiche, esercita su più fronti i suoi effetti dannosi, effetto particolarmente evidente sul polmone senile:

  • Stress ossidativo e infiammazione – Le sostanze tossiche provocano la formazione di radicali liberi che attaccano il DNA cellulare, inducendo risposte infiammatorie croniche. Nei polmoni anziani, questa reazione è accentuata dalla già ridotta capacità di rigenerazione delle cellule.
  • Alterazioni strutturali – Il catrame e altri composti irritanti favoriscono la formazione di fibrosi e la degradazione dell’architettura alveolare, riducendo la superficie disponibile per lo scambio gassoso.
  • Maggiore rischio di infezioni – La compromissione delle difese immunitarie locali conduce a un aumento delle infezioni respiratorie, aggravato dalla presenza di infiammazione cronica.

Questi aspetti determinano come effetto finale il danneggiamento delle vie aeree con la comparsa di tosse cronica dovuta all’aumentata produzione di muco (BPCO). Provocano inoltre il peggioramento della qualità di vita per la comparsa di ostruzione delle vie aeree e distruzione degli alveoli che conducono ad affanno e difficoltà nell’eseguire attività che richiedono una buona respirazione, come gli sport, la danza o il canto e la mancanza di ossigenazione a livello cerebrale con peggioramento della capacità di concentrarsi e vertigini. Infine, questi problemi se a lungo protratti possono accelerare l’invecchiamento e condurre a morte.

Ricerche condotte da istituti internazionali hanno inoltre evidenziato che le mutazioni nel DNA dei polmoni sono correlati in modo diretto al numero di anni di esposizione al fumo, e che molti di questi effetti presentano un andamento cumulativo e progressivo.

Il fumo lascia il “SEGNO” sul DNA

Le neoplasie polmonari (terza neoplasia più diffusa), coinvolgono circa l’80-90% del totale dei fumatori e hanno quasi sempre origine da mutazioni «irreparabili» sul DNA. Queste mutazioni si verificano più frequentemente in soggetti fumatori rispetto a quelle che si verificano nei pazienti che si ammalano di tumore al polmone senza aver mai acceso una sigaretta. Fortunatamente, la maggior parte delle mutazioni sono neutre, non in grado di farci ammalare. Nel caso del tumore del polmone, si stima che siano non più di venti. Altri fattori possono comunque contribuire allo sviluppo della malattia: l’infiammazione (accentuata dal fumo), una ridotta attività del sistema immunitario e alcune infezioni.

Polmoni «RIGENERATI» senza fumo: studi scientifici e interviste ad esperti

Studi pubblicati su riviste internazionali hanno documentato come, in soggetti ex fumatori, alcune cellule dell’epitelio bronchiale possano mostrare segni di “rigenerazione” nonostante le mutazioni accumulate, indicando l’importanza della cessazione del fumo anche in età avanzata. Allontanarsi dal fumo di sigaretta, anche dopo molti anni, riduce il rischio di ammalarsi di tumore al polmone. Il beneficio è duplice: oltre a non accumulare ulteriori danni, è come se le cellule sane svolgessero un vero e proprio «effetto-scudo» nei confronti delle cellule che, nei fumatori, possono presentare un numero di mutazioni del DNA compreso tra 1.000 e 10.000. I meccanismi di riparazione del nostro organismo sono in grado di mitigarne la maggior parte delle conseguenze. Questi spunti evidenziano l’importanza di integrare evidenze scientifiche e opinioni di esperti per capire a fondo la complessità del danno provocato dal fumo, soprattutto in soggetti anziani.

Smettere fa SEMPRE bene

Non è mai troppo tardi per smettere di fumare! Prima lo si riesce a fare, meglio è. Ma non c’è un momento oltre il quale non abbia senso provare a smettere di fumare. Abbandonare la sigaretta produce effetti sia nell’immediato che nel lungo periodo e non solo sul polmone. Tra i benefici immediati ci saranno l’eliminazione di sostanze tossiche e una miglior capacità di immagazzinare l’ossigeno facilitando la respirazione, meno tosse, meno secrezioni e l’esercizio fisico risulterà meno faticoso. Un fumatore che smette a 50 anni, per esempio, dimezza le probabilità di decesso nei 15 anni successivi. Inoltre il rischio di ricevere una diagnosi di tumore o di una malattia cardiovascolare cala anche se si smette di fumare in età più avanzata. Una scelta, quest’ultima, che favorisce il miglioramento della circolazione e della capacità respiratoria e ha un impatto tangibile nella qualità di vita riducendo la probabilità di sviluppare ogni limitazione fisica che rischia di anticipare la perdita dell’autosufficienza.

Come faccio a smettere?

Nessuno afferma che smettere di fumare sia facile, ma se si ha l’intenzione di smettere, ci si può riuscire.
Stabilire una “data finale”, ricorrere a semplici trucchi che riducono la voglia di fumare e aiutano a smettere, individuare i fattori scatenanti e cercare nuovi modi di pensare sono alcuni dei trucchi per farlo.
Altri consigli sono:

  • Ricordatevi del motivo principale per cui avete deciso di smettere di fumare.
  • Spostatevi in un luogo dove le persone non fumano.
  • Tenetevi occupati per distrarvi: l’esercizio fisico quotidiano è una buona “distrazione” per favorire l’astinenza prolungata e contrastare al contempo l’aumento di peso.
  • Bevete molta acqua e inspirate profondamente.
  • Perserverate! L’importante è essere determinati

Se non ci riuscite subito, riprovate …

La dipendenza dalla nicotina è molto forte e solo il 5–10% dei “tentativi di smettere” va a buon fine quindi non preoccupatevi se non riuscite subito.

Il motivo tipico di insuccesso è dato dai sintomi dell’astinenza, come voglia di fumare, irritabilità, insonnia, sbalzi di umore, fame ed emicrania, che si manifestano quando il cervello richiede una nuova dose di nicotina. Se non si riesce da soli a smettere di fumare, ci si può rivolgere a un centro antifumo. Lo specialista, dopo aver tracciato un «identikit» del fumatore, può aiutarlo con un programma individuale. Chi smette di fumare con la terapia sostitutiva della nicotina (caramelle, cerotti, inalatori o gomme da masticare) ha circa l’80% di probabilità in più di farcela. Altri farmaci impiegati nella disassuefazione dal fumo sono la vareniclina e il bupropione, che aiutano il paziente a controllare i momenti in cui la voglia di una sigaretta aumenta. Un altro mezzo che molti utilizzano per smettere di fumare sono le sigarette elettroniche ma è impossibile al momento affermare che aiutino davvero ne quali siano i danni ad esse correlate. Tuttavia, chi le preferisce a quelle tradizionali arreca sicuramente un danno minore alla propria salute anche se non nullo.

Non ve la prendete se vi occorre più di un tentativo

Non esiste una “cura” per il fumo; si tratta piuttosto di gestire una malattia cronica. La maggior parte delle persone affronta cicli di interruzione e ripresa del vizio, il che riflette l’entità della loro dipendenza. Non è un fallimento. Ecco le buone notizie:

  • ogni volta che si prova a smettere, si ha più probabilità di riuscirci;
  • il counselling aumenta le probabilità di successo;
  • i farmaci aumentano le probabilità di successo;
  • la combinazione di counselling e farmaci è quella più efficace.

Riassumendo … Quali possono essere le strategie di prevenzione e controllo

La combinazione tra l’invecchiamento del tessuto polmonare e il continuo danno da sostanze tossiche rende cruciale l’approccio terapeutico e preventivo. Le strategie individuate includono:

  • Smettere di fumare – Anche in età avanzata, l’interruzione del fumo rallenta il processo degenerativo e può, in parte, favorire la “rigenerazione” dell’epitelio bronchiale.
  • Screening e controlli regolari – L’uso di spirometrie, TAC e altri esami funzionali permette di monitorare la progressione dei danni e intervenire tempestivamente.
  • Stili di vita sani e terapie farmacologiche – L’integrazione di attività fisica moderata, una dieta equilibrata e, dove necessario, l’uso di broncodilatatori e corticosteroidi, risulta fondamentale per migliorare la qualità della vita e rallentare il declino funzionale.

Conclusioni

Il danno da fumo sul polmone senile rappresenta una problematica complessa, dove il naturale processo di invecchiamento si intreccia con l’effetto cumulativo delle sostanze tossiche del fumo. Numerosi studi scientifici e testimonianze di esperti evidenziano l’importanza di interventi mirati e tempestivi. Investire in campagne di prevenzione, supportare la cessazione del fumo e promuovere l’adozione di stili di vita salutari sono passi fondamentali per ridurre il carico di malattie respiratorie e migliorare la qualità della vita degli anziani.

Concludiamo ricordando che il giorno 31 maggio si celebrerà la “Giornata mondiale senza tabacco”. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha annunciato il tema della campagna del 2025 che quest’anno si concentrerà sul tema di mettere a nudo le tattiche impiegate dalle industrie del tabacco e della nicotina per rendere attraenti i loro prodotti dannosi. Smascherando queste tattiche, si cerca di promuovere la consapevolezza, sostenere politiche più forti, tra cui il divieto di aromi che rendono i prodotti del tabacco e della nicotina più attraenti, in modo da tutelare la salute pubblica.

 

Bibliografiaù

Istituto Superiore di Sanità. Rapporto Nazionale sul tabagismo, 2022.

The European Lung Foundation. Il fumo e I polmoni.

Yoshida, K., Gowers, K.H.C., Lee-Six, H. et al. Tobacco smoking and somatic mutations in human bronchial epithelium. Nature 578, 266–272 (2020). https://doi.org/10.1038/s41586-020-1961-1

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