Febbraio potrebbe essere soprannominato “il mese della voce” grazie a una pianta dalle particolari proprietà: l’erìsimo.
Ancora racchiuso nel freddo invernale, infatti, il mese più corto dell’anno si apre regalando puntualmente a milioni di italiani il sempre attesissimo Festival della canzone italiana, diventato ormai un appuntamento fisso noto anche fuori dall’Italia.
Per i più fedeli alla tradizione religiosa, soprattutto nelle regioni italiane del nord, il 3 febbraio non può invece mancare la benedizione di San Biagio. Il santo armeno che salvò un bambino che stava soffocando dopo aver ingerito una lisca di pesce è diventato, infatti, il protettore della gola e della voce, così come di tutti gli strumenti musicali a fiato. La tradizione vuole che, nel giorno dedicato al santo, il panettone rimasto come ultimo ricordo del Natale venga fatto benedire per proteggere chi lo assaggerà dai mali della gola per tutto l’anno.
L’appuntamento di Aging Project con le piante medicinali non poteva quindi non essere dedicato a una pianta che della voce ne sa qualcosa: l’erìsimo, conosciuto anche come “erba del cantante”.
L’Erìsimo si presenta
L’erìsimo (Sisymbrium officinale) è una pianta erbacea annuale o biennale appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, originaria dell’Europa e del Nord Africa e attualmente ampiamente diffusa in diverse aree geografiche mediterranee e dal clima temperato, dove cresce indisturbata un po’ dappertutto, spesso confondendosi tra quelle che considereremmo erbacce ai margini delle strade o dei campi. Nota sin dai tempi degli antichi Greci e Romani, quando veniva usata per curare le infiammazioni della mammella (mastiti) o dei testicoli (orchiti), appartiene da sempre alla medicina tradizionale indiana, asiatica e del Medio Oriente, dove viene impiegata per alleviare i tipici sintomi delle malattie del tratto respiratorio, come tosse, raucedine, mal di gola e afonìa. Nella Francia di Re Sole era nota come “herbe au chantre” (“erba del canto”), epiteto associato ancora oggi a questo interessante vegetale usato frequentemente da cantanti e attori professionisti sotto forma di preparati erboristici come gocce, tisane, tinture madri, caramelle e sciroppi, già commercializzati e validati in molti paesi europei.
La scienza dietro i benefici dell’erba del canto
Da un punto di vista biochimico e farmacologico, gli effetti benefici dell’erìsimo sono da attribuire ai polifenoli e ad alcuni composti volatili contenuti nelle parti aeree della pianta, in particolare ai glucosinolati, concentrati soprattutto nei delicati fiorellini gialli che si diramano dal rigido stelo. Si tratta di molecole solfonate, cioè contenenti zolfo, dai nomi stravaganti quali glucoputranjivina, glucococlearina, glucojiabutina e sinigrina che, durante la lavorazione della pianta, vengono convertite in diversi metaboliti secondari come gli isotiocianati, principali responsabili delle numerose proprietà dell’erìsimo.
I composti solforati sono già noti per stimolare la secrezione di muco nel tratto respiratorio superiore, favorendo l’espettorazione, ma le potenzialità del Sisymbrium officinale nella protezione della voce sono da attribuire anche a più generali proprietà antiossidanti e antinfiammatorie osservate anche in altri tessuti. L’effetto antiossidante è utile in particolare nei fumatori, soggetti in cui il danno ossidativo causato dai radicali liberi rilasciati dal fumo di sigaretta è il principale fattore di stress per le corde vocali, responsabile per esempio della raucedine cronica e del cambio di tonalità della voce tipico dei fumatori accaniti. In poche parole, i derivati dell’erìsimo sembrano avere un “effetto spazzino” nei confronti dei fattori pro-ossidanti, donando elettroni e interferendo quindi con il processo di ossidazione o sequestrando gli ioni ferro, spesso coinvolti in dannose reazioni chimiche ossidanti. A lungo termine, questo fenomeno potrebbe addirittura prevenire alcune mutazioni indotte proprio dai composti ossidanti che, tra i loro effetti più dannosi, hanno anche la capacità di modificare il DNA delle cellule. A questo proposito, l’erìsimo è entrato nell’interesse scientifico anche per le sue potenzialità anticancro, già descritte dal celebre medico Galeno nel II secolo d.C. per il trattamento di nei maligni e neoplasie della mammella. Tuttavia, la scarsità di studi disponibili non permette ancora di dare una risposta definitiva e occorre sempre “prendere con le pinze” molte affermazioni che derivano dall’uso di questa pianta nella medicina tradizionale ma che non hanno ancora un vero e proprio riscontro scientifico.
Gli effetti dell’erìsimo sulla voce
Più a breve termine e più utile per comprendere l’effetto benefico dell’erìsimo sulla voce, questa pianta possiede un moderato effetto antinfiammatorio e di modifica della percezione del dolore dovuto a composti (flavonoidi, adenina, adenosina e oligosaccaridi) rilasciati dalla pianta, soprattutto se usata fresca, quando posta in infusione in acqua calda. Un gruppo di studio italiano ha tentato di svelare il meccanismo alla base di queste proprietà. Sembra che il bersaglio biologico siano alcuni canali ionici espressi a livello delle membrane di cellule del tratto respiratorio superiore (T2R, TRPA1), che da una parte svolgono un ruolo nella percezione del sapore amaro o acre, ma dall’altra hanno un ruolo secondario nella mediazione dell’infiammazione e della risposta immunitaria. Quando interagiscono con alcuni stimolanti rilasciati dai patogeni, questi canali/recettori attivano dei segnali che inducono il rilascio di molecole dalle proprietà antimicrobiche e che aumentano la secrezione di muco e l’attività delle ciglia della mucosa respiratoria, tutti fenomeni che contribuiscono ad eliminare l’agente patogeno e a mantenere più pulite le vie aeree. Molti composti derivati dall’erìsimo, essendo essi stessi degli attivatori di questi canali recettoriali, innescano vie segnaletiche molto simili, determinando, anche se indirettamente, un effetto antinfiammatorio e antimicrobico.
Ancora più utile ai cantanti è l’effetto miorilassante dell’erìsimo. Dal punto di vista anatomico, le corde vocali sono due lembi tendinei rivestiti da mucosa in grado di vibrare e di produrre suoni al passaggio dell’aria. Apparentemente insignificanti, si trovano in realtà all’interno di una struttura muscolare e cartilaginea molto ben organizzata in cui la contrazione e il rilassamento di ogni singolo piccolo muscolo ad esse associato devono essere perfettamente coordinati per il loro corretto funzionamento. Durante la fonazione, l’aria espirata dai polmoni fa divaricare le corde vocali, aprendo la fessura tra di esse, la glottide. Le corde vocali si spostano sia lateralmente sia verticalmente con un movimento quasi circolare. La frequenza di questa vibrazione determina il tono della voce, più acuto tanto più rapido è il movimento, mentre l’ampiezza del movimento fa variare il volume del suono prodotto. Si può quindi comprendere come la fine regolazione dell’attività muscolare abbia un impatto significativo sulla qualità della voce. Uno studio effettuato su porcellini d’India ha dimostrato come gli estratti dell’erìsimo siano in grado di contrastare gli spasmi muscolari indotti dall’istamina e dal leucotriene, due attivatori della contrazione muscolare. In questo senso, il Sisymbrium officinale è un valido alleato dei cantanti, contribuendo a modulare l’uso delle corde vocali nel migliore dei modi.
Anche la voce diventa nonna: la presbifonia
Ma perché è così importante curare la propria voce? Una delle risposte potrebbe essere il fatto che la voce, così come il resto del corpo, è continuamente soggetta a modifiche, trasformazioni indotte da fattori esterni ed interni al nostro organismo e, come tutto il resto, con il tempo invecchia. Una vocina acuta risulta perfettamente normale quando emessa da un bambino, mentre stupirebbe se provenisse da un giovane uomo che ha già superato la pubertà. Allo stesso modo, la voce di un anziano non è più la stessa di quando era nel fiore degli anni, tanto è vero che molto spesso gli operatori radiofonici, durante le trasmissioni in cui interagiscono con il pubblico, provano a indovinare l’età dell’interlocutore proprio a partire dalla sua voce. Chi della propria voce ha fatto una professione deve prestare molta attenzione ad allenarla costantemente per non perderne le qualità migliori proprio a causa di questo costante e inesorabile processo di trasformazione e, con il tempo, di invecchiamento. Esiste addirittura un termine specifico per indicare il fisiologico invecchiamento della voce: presbifonìa.
Una prima differenza nella qualità della voce la fanno la lunghezza e lo spessore delle corde vocali. Nelle donne, per esempio, queste strutture anatomiche sono più corte e più sottili e nei bambini la lunghezza è ancora minore. Questo spiega le diverse tonalità in funzione di età e di sesso. Gli ormoni sessuali maschili inducono un ispessimento delle corde vocali a partire dalla pubertà, motivando così il tono più grave dei maschi quando diventano giovani adulti. Quando invecchiano, le corde vocali perdono parte della loro elasticità, un po’ come succede alla pelle, diventano più rigide e sottili e in alcuni casi vanno incontro a una vera e propria atrofia. Come i bicipiti da Braccio di Ferro sfoggiati in gioventù perdono il loro fascino quando si supera una certa soglia anagrafica, così anche i muscoli associati alle corde vocali risultano meno tonici di un tempo. Tutto ciò ha un impatto significativo sulla capacità delle corde di vibrare, causando a volte un’alterazione della voce (disfonìa) patologica, decritta dal 5% al 30% della popolazione anziana secondo alcuni studi epidemiologici.
È quindi importante saper ascoltare la propria voce e imparare ad apprezzare i cambiamenti. Come il resto del corpo, anche la voce va curata, soprattutto durante la terza età. In questo periodo invernale, un infuso caldo con qualche goccia di estratto erìsimo, “l’erba della voce”, non può fare che bene per coccolarla un po’.
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