Inquinamento atmosferico e capacità cognitive

Il primo lockdown del 2020, pur con tutte le sue criticità, ha fermato trasporti e produzioni industriali, riducendo del 31% l’inquinamento da particolato atmosferico, tra cui il particulate matter 2,5 (PM 2,5).

Sappiamo che la presenza di polveri sottili incide sull’equilibrio del nostro pianeta e del nostro organismo, ma quali effetti può avere sulla nostra salute, nel breve termine

Un team di ricercatori internazionale (Gao et al. 2021), ha provato a fornire una risposta a partire dal fatto che il PM 2,5 è talmente sottile da infiltrarsi nel circolo ematico, passando dai polmoni al cervello.

Gli autori hanno esaminato i risultati di oltre 20 anni di test cognitivi somministrati ad una coorte di quasi 1000 uomini bianchi anziani residenti a Boston, mettendoli in correlazione con i livelli di inquinamento della loro città, nelle quattro settimane precedenti ai test.

Ebbene, i risultati sono stati sorprendenti: si è rilevato un nesso causale tra alti livelli di inquinamento e decadimento delle funzioni cognitive. Tale rapporto sembra proporzionale sia al tempo di esposizione agli inquinanti (dai 7 ai 28 giorni, nello studio), sia alla loro concentrazione, soprattutto se quest’ultima andava oltre il limite dell’OMS dei 10 micro grammi / metro cubo. 

Il PM 2,5 è stato già da tempo classificato come la tredicesima causa di morte nel mondo, poiché l’esposizione persistente contribuisce all’insorgenza di patologie croniche cardiovascolari, cardiorespiratorie e influisce negativamente anche sullo sviluppo del sistema nervoso centrale dei bambini.

L’ipotesi principale del meccanismo d’azione nel nostro organismo è l’attivazione della risposta infiammatoria sistemica. In effetti, nello studio si assiste ad una minore correlazione tra inquinamento e declino cognitivo nei soggetti già in terapia con FANS, esattamente all’opposto dei soggetti che, invece, non usano antinfiammatori. Questa probabilmente potrebbe essere un’ulteriore prova a favore dell’ipotesi infiammatoria del PM 2,5 e della patogenesi infiammatoria delle demenze.

Tuttavia, occorre prudenza ed  evitare conclusioni definitive, poiché l’effetto dei FANS potrebbe essere legato all’alterazione emodinamica o addirittura a fattori bio-psico-sociali, legati all’uso ed alla prescrizione degli stessi, che lo studio di Gao non ha potuto analizzare.

Il 90% della popolazione mondiale con vive con l’inquinamento atmosferico, con picchi a breve termine molto frequenti, soprattutto nelle città. Lo studio di Gao ha dimostrato che anche una breve esposizione può influire sulle prestazioni cognitive e, potenzialmente, aumentare l’incidenza delle demenze.

Vista l’importanza dell’argomento, certamente ulteriori ricerche potrebbero chiarire meglio il rapporto tra inquinamento, uso di FANS, infiammazione e salute cognitiva. In ogni caso, rimane un problema da affrontare con urgenza.

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A cura di Agatino Sanguedolce e Carmela Rinaldi

 

Bibliografia

Gao, X., Coull, B., Lin, X. et al. Short-term air pollution, cognitive performance and nonsteroidal anti-inflammatory drug use in the Veterans Affairs Normative Aging Study. Nat Aging 1, 430–437 (2021). https://doi.org/10.1038/s43587-021-00060-4


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