Terzo appuntamento con le interviste tratte dal webinar “Ricerca ed aging ai tempi del coronavirus: esperienze a confronto”, organizzato dai dipartimenti della Scuola di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale DIMET e DISS.
In questa sessione, la professoressa Daniela Capello, docente di Biochimica presso la Scuola di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale e coordinatrice di UPO Biobank approfondisce con la professoressa Maria Benedetta Donati, coordinatore scientifico del progetto Moli-Sani.

Daniela Capello Quali sono le ricadute scientifiche di una biobanca di popolazione, come quella del progetto Moli-Sani, che prevede non solo la raccolta di materiale biologico ma anche di informazioni cliniche e di stile di vita di un così grande numero di individui che vengono poi seguiti nel tempo?
Maria Benedetta Donati La costituzione della biobanca è stata fondamentale per la riuscita del progetto Moli-Sani, perché nell’ambito di questi studi non possono esistere dati senza campioni e campioni senza dati e campioni e dati associati devono poter rimanere disponibili negli anni.
La biobanca ha consentito tutto questo, e attualmente raccoglie più di 1 milione di campioni biologici, conservati in taniche contenenti azoto liquido a -196°C, derivati da plasma raccolto con diversi coagulanti, siero, cellule del sangue per la preparazione del DNA e urine di ciascun partecipante allo studio.

DC Perché raccogliere informazioni anche sui soggetti sani?
MBD È necessario poter valutare oggi le caratteristiche di un soggetto della popolazione generale e, quindi, non necessariamente malato, per poi andare a vedere negli anni che cosa gli accadrà dal punto di vista clinico, per quello che riguarda, soprattutto, l’insorgenza e l’evoluzione delle malattie cronico-degenerative più importanti, in rapporto a biomarcatori, a parametri biochimici, clinici o strumentali misurati al momento del reclutamento.

DC Il progetto Moli-Sani coinvolge già 25.000 soggetti: che cosa significa in termini di Big Data?
MBD Valutando queste iniziative da una prospettiva di Big Data, gli studi di coorte e il biobanking consentono di raccogliere una quantità di variabili disponibili per ciascun soggetto (biochimici, funzionali, strumentali e ricavati dai questionari) enorme. Il progetto Moli-Sani ha attualmente a disposizione più di 160 milioni di dati che sono stati raccolti nel tempo ed elaborati in analisi più complesse di intelligenza artificiale, anche grazie a collaborazioni internazionali e formazione di consorzi attraverso progetti europei che hanno a mano a mano identificato nuovi biomarcatori che si sono aggiunti a quelli misurati sui campioni al momento del reclutamento.
Questa miniera di informazioni ha consentito al progetto Moli-Sani di contribuire alla realizzazione di più di 90 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali e di essere coinvolto in numerosi studi a livello europeo.

DC L’utilità di avere dati di popolazione e campioni nella biobanca non riguarda solo l’aging. Mi riferisco allo stato attuale della pandemia: le biobanche in questo contesto possono aiutarci a individuare fattori di rischio e fattori protettivi, modalità per prevenire o mettere a punto trattamenti, attraverso lo studio retrospettivo di dati biologici, clinici e storie di vita raccolti prima dell’infezione, prima che le persone si ammalassero.
Qual è, nella vostra esperienza, l’utilità degli studi di popolazione e delle biobanche nel contesto della pandemia?
MBD Gli studi di coorte prospettici e le biobanche si stanno rivelando preziosi anche nel contesto dell’emergenza COVID. All’inizio della pandemia, il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione Neuromed, con il progetto Moli-Sani, ha subito lanciato uno studio multicentrico, denominato CORIST, a cui stanno partecipando più di 30 ospedali Italiani, per andare a valutare in maniera retrospettiva alcuni fattori di rischio e assunzione di farmaci in rapporto alla gravità, alla mortalità e ad altri parametri associati alla malattia nelle diverse aree geografiche italiane che hanno mostrato dati epidemiologici diversi. Questo studio è tuttora in corso e si trova nella fase di analisi dei dati.

CORIST è uno studio su scala nazionale, Moli-Lock invece è lo studio di cui parlava Amalia De Curtis che ha coinvolto i partecipanti di Moli-Sani per indagare le loro abitudini di vita, atteggiamento psicologico e cambiamenti nella vita quotidiana.

Inoltre, invito tutti a partecipare ad un altro studio ALT-RISCOVID-19 che, attraverso l’analisi delle risposte raccolte mediante un questionario online, andrà ad indagare gli effetti della pandemia e del lockdown sulle abitudini di vita e la salute di tutti noi.

Photo by Hans Reniers on Unsplash

 

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