Lo stress negativo (distress) può contribuire al declino cognitivo: gli studi scientifici sembrano confermare questa ipotesi. La sfida per la scienza è comprendere a fondo le relazioni tra questi fenomeni e trovare metodi efficaci, farmacologici e non farmacologici, per rallentare il declino.

Lo stress è una reazione fisiologica a eventi avversi o impegnativi per il corpo, che può manifestarsi sia con una risposta emotiva, ma anche con modificazione di parametri biologici o metabolici.
La risposta allo stress è nata in epoca preistorica come meccanismo di risposta ad attacchi e altre minacce che erano abbondanti in quell’epoca; questi comportamenti automatici si possono infatti osservare anche in animali poco evoluti con un sistema nervoso infinitamente più semplice rispetto a quello umano.

Tuttavia, questa reazione fisiologica ed emotiva altamente conservata, pur essendo essenziale per la sopravvivenza di fronte a un predatore, è meno adattabile di fronte a un diluvio vertiginoso di scadenze, e-mail e riunioni. La natura impegnativa del lavoro e il ritmo crescente della vita moderna fanno sì che lo stress possa facilmente ribaltarsi dall’essere un importante meccanismo motivazionale a una risposta disadattativa e dannosa.

Oggi, le patologie legate allo stress, come ansia, insonnia, ipertensione, problemi gastrointestinali, stanno davvero aumentando. Sebbene un certo livello di stress possa risultare utile per rimanere vigili e concentrati, cosa accade, invece, se persiste una esposizione ripetuta a condizioni stressanti? E, soprattutto, possono esserci delle conseguenze sulla salute mentale? Purtroppo, è ormai chiaro che una prolungata esposizione ai mediatori dello stress (essenzialmente cortisone e adrenalina) ha anche un costo cognitivo.

Stress e declino cognitivo: quale relazione

Quello che noi chiamiamo mente o anche cervello cognitivo, può essere anatomicamente localizzato in due principali aree: il sistema limbico e la corteccia prefrontale. Il primo è sede della memoria e della genesi delle emozioni, la seconda è la sede della funzione esecutiva. Con questo termine si intende un insieme di processi cognitivi top-down che sono necessari per i comportamenti adattivi quotidiani, come la necessità di prestare attenzione e concentrazione, pianificare una linea di condotta, adattarsi a eventi imprevisti o controllare comportamenti impulsivi che non sono appropriati alla situazione.

La letteratura scientifica è ricca di lavori che cercano di comprendere la relazione tra l’esposizione prolungata ad agenti stressanti e il declino cognitivo.

Per esempio, uno studio del Chicago Health and Aging Project ha dimostrato che livelli crescenti di stress percepito sono correlati a punteggi inferiori ottenuti nei classici test cognitivi e a un tasso più rapido di declino cognitivo. I risultati non sono variati anche dopo l’aggiustamento per variabili demografiche come fumo, pressione sanguigna sistolica, indice di massa corporea, patologie croniche e fattori psicosociali e non sono variati in base a razza, sesso, età o istruzione.

Una recente revisione della letteratura ha analizzato in maniera sistematica e completa gli effetti dello stress su diversi esempi di funzione esecutiva (memoria di lavoro, attenzione, inibizione della risposta e flessibilità cognitiva). L’articolo dimostra che la disfunzione esecutiva che porta a comportamenti disadattivi può essere scatenata o amplificata dallo stress

Rallentare il declino e gli effetti dello stress

Dal punto di vista molecolare, i neurotrasmettitori che hanno dimostrato capacità di rispondere allo stress e che possono costituire validi bersagli delle attuali terapie, sono: glutammato, GABA, dopamina, noradrenalina e serotonina.
Tuttavia, in questi ultimi anni si stanno sviluppando anche approcci non farmacologici allo scopo di migliorare la funzione esecutiva e cognitiva negli esseri umani.

Alcuni esempi promettenti sono:

  • Il training comportamentale – l’esercizio con compiti di memoria di lavoro visuo-spaziale e verbale tramite un programma computerizzato (CogMed) ha dimostrato di poter contrastare gli effetti negativi dello stress sulla memoria di lavoro.
  • La Mindfulness o consapevolezza – è un tipo di focalizzazione dell’attenzione caratterizzato dalla consapevolezza e dall’attenzione al momento presente, sia internamente che esternamente, consentendo il sorgere e il riconoscimento di pensieri negativi senza giudizio o reazione. Questa tecnica, in combinazione con tecniche di rilassamento, produce cambiamenti nel cervello e nella funzione immunitaria.
  • La stimolazione magnetica transcranica – grazie a campi magnetici ad alta intensità si può diminuire o aumentare l’eccitabilità in una ristretta regione corticale. Questa tecnica è in corso di sperimentazione sulla corteccia prefrontale, ed ha determinato un miglioramento della memoria di lavoro.
  • La stimolazione vagale – la stimolazione del X nervo cranico è un altro paradigma utilizzato per malattie come la depressione resistente al trattamento e si ritiene che agisca alterando l’attività corticale e/o modificando l’attività di neurotrasmettitori come noradrenalina, serotonina, glutammato e GABA. Uno studio che ha esaminato gli effetti della stimolazione vagale sulla funzione cognitiva ha rilevato un miglioramento significativo della memoria di lavoro in pazienti con depressione resistente al trattamento.

 

La sfida scientifica

La letteratura scientifica offre importanti prove della relazione tra stress e declino della funzione cognitiva. Le conseguenze sono particolarmente serie nei soggetti anziani, dove scarse capacità esecutive che comportano una ridotta attenzione, controllo degli impulsi, memoria prospettica, consapevolezza di sé, processo decisionale e flessibilità possono causare ulteriore declino e isolamento sociale o possono esacerbare sintomi affettivi e neurologici così come altre malattie croniche.

La sfida futura consiste nel raggiungere una comprensione più dettagliata dei circuiti e dei meccanismi molecolari coinvolti nelle manifestazioni comportamentali dei processi esecutivi sia in stati di salute che in condizioni compromesse dallo stress.

Capire pienamente come gli effetti dello stress influenzano la cognizione e come prevenire lo stress eccessivo per mitigare il declino cognitivo in età avanzata potrebbe avere una sostanziale importanza per la salute pubblica.

Photo by Aarón Blanco Tejedor on Unsplash

Bibliografia

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