Nei circoli ricreativi, sulle panchine e con i parenti dopo una certa età il ritornello è sempre quello: mi sveglio presto, continuo a svegliarmi durante la notte, faccio fatica a dormire. Tranne in alcuni casi di reale insonnia, non si tratta di una patologia, ma di una semplice modifica dei ritmi della vita dettata dallo scorrere del tempo. Infatti è importante capire che il sonno è diverso nelle differenti fasi della vita e questo aiuta ad affrontare i disturbi del sonno nell’anziano.
Con l’avanzare dell’età, il sonno subisce cambiamenti fisiologici che possono influenzare profondamente la qualità della vita. Gli anziani spesso riferiscono di dormire meno, svegliarsi più frequentemente durante la notte e sentirsi meno riposati al mattino. Ma quanto di questo è normale e quanto può essere segno di un disturbo respiratorio del sonno?
I cambiamenti naturali del sonno con l’età
Il sonno degli anziani tende a diventare più leggero e frammentato. Le fasi di sonno profondo (sonno a onde lente) si riducono, mentre aumentano i risvegli notturni. Inoltre, l’orologio biologico può anticiparsi: dopo una certa età si tende ad andare a dormire prima e a svegliarsi presto, integrando il riposo con un sonnellino ristoratore pomeridiano.
La quantità di sonno notturno, tuttavia, non è una variabile determinante per un buon riposo. Come sottolinea l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, non esistono linee guida che definiscono le ore di sonno raccomandate per ogni fascia di età: mediamente, per un adulto, gli esperti considerano adeguato dormire tra le 7 e le 9 ore a notte. Tuttavia, mentre gli adulti concentrano il sonno in un periodo unico di 7/8 ore per notte, gli anziani lo distribuiscono diversamente nelle ventiquattro ore in più periodi brevi, un po’ come avviene per esempio durante la prima infanzia.
L’aspetto davvero importante, invece, è la qualità del sonno, che nella terza età subisce un generale peggioramento: come sottolinea la Società Italiana di Geriatria e Gerontologia, gli anziani tendono spesso a soffrire di disturbi del sonno che li portano a svegliarsi con la sensazione di non aver riposato bene con ripercussioni su attività quotidiane e uno stato di malessere che si manifesta con stanchezza, affaticabilità, riduzione della capacità di concentrazione e della memoria, alterazioni dell’umore e irritabilità, perdita di energia e di motivazione, mal di testa. Inoltre queste problematiche, rappresentano un fattore di rischio di sviluppo e della mortalità per patologie cardiovascolari, soprattutto scompenso cardiaco e ictus ischemico. Dormire male, inoltre, rende gli anziani più soggetti a decadimento cognitivo e demenza.
Una delle cause di fragilità del sonno nell’anziano è la diminuzione della secrezione della melatonina, quell’ormone che ci fa continuare a dormire fino a otto ore, anche se dopo tre o quattro ore non siamo più stanchi. A causa della diminuzione della melatonina gli anziani si svegliano spesso durante la notte, per andare in bagno o per bere, e questo può avere a volte delle conseguenze spiacevoli come cadute o difficoltà riprendere sonno.
Disturbi respiratori del sonno negli anziani
Tra i disturbi più comuni che colpiscono il sonno degli anziani ci sono quelli respiratori, in particolare:
- Apnea ostruttiva del sonno (OSA): caratterizzata da ripetute interruzioni della respirazione durante il sonno a causa del collasso delle vie aeree superiori. Può causare russamento, sonnolenza diurna, problemi cognitivi e aumentare il rischio di ipertensione, ictus e malattie cardiovascolari
Nel 2015 presso il Centro Universitario Ospedaliero del Canton Vaudin Svizzera è stato condotto uno studio sui disturbi respiratori del sonno su oltre 2.000 persone; tra i partecipanti fra 65 e 85 anni ed è stato rilevato che il 20% di loro faceva un numero importante di apnee notturne, circa 30 all’ora. Lo studio ha messo in luce come le apnee notturne siano molto più diffuse di quanto si pensasse, anche in soggetti senza sintomi evidenti. Ha inoltre suggerito che i criteri diagnostici tradizionali potrebbero sottostimare la prevalenza del disturbo.
A una certa età è normale fare apnee nel sonno. Per apnea notturna si intende una pausa respiratoria di almeno 10 secondi dovuta a un collasso delle vie respiratorie superiori. Cosa accade di preciso? I muscoli di notte si rilassano e si può smettere di respirare, il cervello capisce che qualcosa non funziona e ci fa svegliare. Questo è uno dei motivi per cui gli anziani non dormono bene e continuano a svegliarsi. In generale non è una malattia da trattare, va curata solo se l’anziano è disturbato e lo si fa con un apparecchio che genera una pressione positiva che giunge al paziente tramite una maschera nasale o facciale.
Tra gli altri disturbi respiratori nell’anziano ricordiamo:
- Sindrome da ipoventilazione: una respirazione troppo superficiale durante il sonno, spesso associata a obesità o malattie neuromuscolari.
- Russamento semplice: sebbene non sempre patologico, può essere un segnale precoce di OSA.
Quali sono i segnali da non sottovalutare?
Un russamento forte e persistente, paure notturne o risvegli con sensazione di soffocamento, eccessiva sonnolenza durante il giorno e difficoltà di concentrazione o perdita di memoria.
Come effettuare la diagnosi e come trattare questi disturbi
La diagnosi si effettua tramite uno studio del sonno (polisonnografia), che monitora l’attività cerebrale, la respirazione, il battito cardiaco e i movimenti durante la notte. I trattamenti possono includere:
- CPAP (ventilazione a pressione positiva continua): una maschera che mantiene aperte le vie aeree.
- Modifiche dello stile di vita: perdita di peso, evitare alcolici e sedativi, dormire su un fianco.
- Terapie orali o chirurgiche: in casi selezionati.
Dormire bene non è un lusso, ma una necessità, anche (e soprattutto) in età avanzata. Per affrontare questi disturbi, è utile adottare buone abitudini del sonno, come mantenere orari regolari e creare un ambiente favorevole al riposo, riconoscere i segnali di un disturbo respiratorio del sonno e in tal caso consultare uno specialista del sonno per una diagnosi accurata (come una polisonnografia). In alcuni casi, può essere indicato l’uso di dispositivi CPAP (ventilazione a pressione positiva continua) per mantenere aperte le vie respiratorie durante la notte. Ricordiamoci che intervenire precocemente può migliorare significativamente la salute e il benessere degli anziani.
Bibliografia
Società Italiana di Gerontologia e Geriatria
Heinzer R et al. Prevalence of sleep disordered breathing in the general population: the Hypno Laus study. Lancet Respir Med 2015;3:310-8.