Il carcinoma a cellule di Merkel (MCC) è un raro e aggressivo tumore della cute ad alto rischio di recidive e di diffusione (metastasi) in tutto il corpo. Viene definito come “carcinoma neuroendocrino della cute” poiché colpisce un sottogruppo di cellule neuroendocrine cutanee – le cellule di Merkel – dalle quali ne deriva il nome. Si tratta di una forma tumorale contraddistinta dalla comparsa – specialmente a livello della testa e del collo – di lesioni eterogenee di varie dimensioni, che solitamente si manifestano come un nodulo color carne o rosso-bluastro, duro, indolore e lucido.

Cause

I principali fattori di rischio di MCC sono:

• età superiore ai 50 anni
• sesso maschile
carnagione chiara
• esposizione ai raggi ultravioletti (UV)
• soppressione immunitaria
• infezione da poliomavirus delle cellule di Merkel (MCPyV)

L’esposizione prolungata al sole o la compromissione del sistema immunitario dovuta all’età avanzata o a una malattia (come, ad esempio, pazienti affetti da HIV o coloro che hanno ricevuto trapianti di organi e devono prendere farmaci immunosoppressori), aumentano il rischio di MCC. L’esposizione ai raggi UV è in realtà una doppia minaccia: non solo danneggia la cute, ma sopprime anche il sistema immunitario, riducendo la sua capacità di riparare e prevenire le patologie in questa sede. L’esposizione prolungata al sole svolge un ruolo cruciale in circa il 20% dei casi, mentre nel restante 80% un virus chiamato poliomavirus delle cellule di Merkel, che attacca le medesime, è il primo responsabile del tumore, molto probabilmente favorito dall’esposizione al sole. Va detto che nella maggior parte delle persone questo virus è presente in forma innocua. Infatti, la maggior parte delle persone entra in contatto con il poliomavirus prima dei 20 anni senza sviluppare il tumore. Raramente, quando il poliomavirus delle cellule di Merkel infetta una cellula, produce proteine che possono causare la crescita fuori controllo delle cellule, promuovendo così l’insorgenza del tumore.

Diagnosi

La diagnosi tempestiva del carcinoma a cellule di Merkel è difficile. Sia i pazienti che i medici possono inizialmente confondere questi tumori con lesioni benigne. Infatti, al momento della biopsia, il 58% dei tumori MCC non è diagnosticato o addirittura è considerato una neoformazione benigna. In alcuni casi, il tumore a cellule di Merkel insorge in sedi corporee che sfuggono al rilevamento, facendo ritardare la diagnosi. Circa il 5% di MCC si verifica sulle mucose, come la bocca, le cavità nasali e la gola, dove è difficile osservarli prima che la malattia sia già avanzata. Dal momento che MCC è un tumore particolarmente aggressivo, ritardi nella sua rilevazione possono portare a diagnosi tardiva e ritardato trattamento, con un’alta incidenza di recidive e minori possibilità di successo terapeutico.

Prevenzione

Un importante contributo allo sviluppo del carcinoma a cellule di Merkel è un ridotto funzionamento del sistema immunitario; dunque, è sempre importante adottare uno stile di vita sano e mantenere il sistema immunitario competente. Dal momento che l’esposizione alle radiazioni ultraviolette (UV) è ritenuta la causa primaria della malattia, è importante evitare la sovraesposizione agli UV.

Trattamento

I carcinomi a cellule di Merkel sono di solito curabili con chirurgia o radioterapia quando rilevati e trattati in una fase precoce. Dal momento che sono spesso aggressivi e possono crescere rapidamente con elevate probabilità di recidiva locale e lontana, la diagnosi precoce e l’asportazione tempestiva sono particolarmente importanti. Oltre la rimozione chirurgica, è solitamente consigliato un ciclo di radioterapia, infatti il carcinoma a cellule di Merkel è particolarmente sensibile a questo tipo di trattamento.

La ricerca sta facendo grandi passi avanti per sviluppare farmaci biologici in grado di potenziare la capacità del sistema immunitario di attaccare le cellule tumorali. Una di queste terapie in fase di studio, che sta dando risultati promettenti, prevede il blocco di un recettore chiamato proteina della morte programmata-1 (PD-1) che favorisce l’attivazione dei globuli bianchi che andranno ad attaccare le cellule tumorali. Un’altra terapia attualmente in fase di studio su pazienti affetti da carcinoma delle cellule di Merkel, prevede il blocco del ligando della proteina della morte programmata 1 (PD-L1), una molecola che si lega a PD-1 sulle cellule tumorali, che dà origine ad un complesso che inibisce l’attivazione dei globuli bianchi e sopprime il sistema immunitario. Bloccando PD-1 o PD-L1, questi trattamenti possono favorire l’attivazione dei globuli bianchi in modo che questi attacchino le cellule tumorali. Questa categoria di trattamenti ha dato risultati iniziali promettenti su persone con carcinoma a cellule di Merkel in stadio avanzato.

Bibliografia

 

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