In una lettera del 1549 al suo amico e medico Luigi del Riccio, Michelangelo scrive:

“Sto così male che la pietra mi dà tormento notte e giorno; mi pare che Dio me l’abbia messa addosso per non farmi attaccare troppo alle cose di questo mondo.”

In altre lettere lamenta la difficoltà di urinare, il dolore persistente ai fianchi e la sua debolezza generale. Nonostante sia uno dei più grandi scultori della Storia, in queste lettere il Buonarroti non parla della pietra che con tanta abilità e perizia plasmava nelle opere che tutti noi oggi conosciamo, bensì si riferiva ad un male che lo affliggeva sin dalla giovane età: Michelangelo soffriva di coliche renali e calcolosi urinaria.

Conosciuto fin dai tempi antichi come il male della pietra, la colica renale è una delle esperienze dolorose più temute. Il nome popolare deriva dal vero responsabile del dolore: una “pietra”, ovvero un calcolo che si forma all’interno del rene e blocca il normale flusso dell’urina. Chi l’ha provata racconta di un dolore violento, improvviso, capace di piegare anche le persone più resistenti. Ma cosa succede esattamente quando si manifesta? E come riconoscerla?

Cos’è la colica renale

La colica renale è un episodio acuto di dolore causato dall’ostruzione delle vie urinarie, solitamente dovuta a un calcolo renale che si sposta lungo l’uretere. Questo ostacolo impedisce il normale deflusso dell’urina, causando un aumento della pressione all’interno del rene, che si traduce in dolore intenso e spesso debilitante. Spesso il dolore ha un andamento “ad ondate” a causa delle continue “spinte” (onde peristaltiche) dell’uretere nel tentativo di espellere il calcolo.

Sintomi

I principali sintomi della colica renale includono:

  • Dolore intenso e a tratti insopportabile, localizzato nella parte bassa della schiena (lombare) e irradiato verso l’addome, l’inguine o i genitali.
  • Nausea e vomito, spesso legati alla gravità del dolore.
  • Urgenza minzionale e bisogno frequente di urinare, con possibile bruciore.
  • Presenza di sangue nelle urine (colorazione rosata o rossastra).
  • Irrequietezza: il paziente tende a muoversi continuamente nel tentativo di alleviare il dolore.

Qual è la causa della colica renale?

La causa scatenante della colica renale è quasi sempre la litiasi urinaria, ovvero la formazione di calcoli. Questi si originano quando alcune sostanze normalmente presenti nell’urina (come calcio, ossalati, acido urico) si aggregano e formano dei cristalli. I fattori che aumentano il rischio sono: scarsa idratazione (urine concentrate), familiarità per calcolosi renale, alcune patologie (iperparatiroidismo, infezioni urinarie, malattie metaboliche), assunzione cronica di alcuni farmaci.

La presenza di un calcolo nelle vie urinarie non rappresenta di per sé una condizione patologica e non porta sempre allo sviluppo di una colica renale. Non è raro trovare dei calcoli urinari completamente asintomatici (soprattutto a livello renale) poiché non comportano un’ostruzione del deflusso di urina.

Diagnosi

La diagnosi di colica renale è prevalentemente clinica e si basa sull’osservazione dei sintomi. Spesso gli stessi pazienti si rendono conto di avere una colica prima ancora di consultare il medico. Durante la valutazione clinica il medico potrà eseguire alcune manovre (come la manovra di Giordano) per confermare la diagnosi o escludere altre cause di dolore lombare; tuttavia, un’attenta anamnesi rimane ancora oggi l’elemento fondamentale della diagnosi di colica renale.

Una volta appurata la presenza di una colica renale, tutti gli altri esami ematici e strumentali hanno l’obiettivo di scoprirne la causa per appurare il trattamento più adeguato. L’iter diagnostico di una colica renale prevede:

– Ecografia addominale: in questo caso si potrà osservare la dilatazione del rene (idronefrosi) dal lato in cui è localizzato il dolore; l’ecografia può anche evidenziare dei calcoli presenti all’interno del rene o in prossimità della vescica (l’ecografia non può vedere l’uretere)
– Esami ematici: permettono di valutare la presenza di segni infiammatori o insufficienza renale
– Tomografia computerizzata: è il miglior esame per lo studio della calcolosi urinaria poiché permette di identificare con precisione sede, dimensioni e densità dei calcoli urinari. In casi specifici può anche essere effettuato con l’ausilio del mezzo di contrasto.

Seppur venga spesso descritta come un dolore insopportabile, la colica renale non necessita sempre di trattamenti urgenti ed invasivi ma può essere anche trattata conservativamente. È comunque molto importante riconoscere alcuni “sintomi di allarme” che devono destare preoccupazione.

Quando preoccuparsi

Ci sono segnali che non devono essere ignorati:

  • Dolore insopportabile che non passa con gli antidolorifici.
  • Febbre alta: può indicare un’infezione associata (come la pielonefrite).
  • Difficoltà a urinare o totale blocco del flusso urinario.

In questi casi (che spesso i medici chiamano colica complicata) è fondamentale recarsi al pronto soccorso per ricevere una diagnosi precisa e un trattamento mirato.

In caso di febbre alta, infatti, è possibile che una normale colica renale stia evolvendo verso la condizione di pielonefrite (infiammazione e infezione del rene) e, nel peggiore dei casi, di urosepsi. Quest’ultima condizione rappresenta la complicanza peggiore di una colica renale: si tratta di un’infezione potenzialmente mortale che si verifica quando dei batteri provenienti dalle vie urinarie passano nel sangue. I pazienti settici necessitano di un trattamento medico (e, a volte, anche chirurgico) tempestivo.

Nel caso di coliche “semplici” il trattamento può anche essere medico al domicilio senza necessità di ricovero.

Trattamento

Nel caso di una colica non complicata il trattamento prevede:

Riposo fisico
Abbondante idratazione: bere tanto può aiutare l’espulsione del calcolo; tuttavia, bere durante la colica renale può addirittura peggiorare il dolore a causa della sovradistensione
Farmaci antidolorifici
Farmaci alfalitici e corticosteroidi (terapia espulsiva): nel caso di calcoli molto bassi (pre-vescicali) l’associazione di queste due classi di farmaci può facilitare l’espulsione del calcolo

Nel caso di coliche complicate la terapia medica non basta e il paziente dovrà essere sottoposto a trattamenti invasivi come il posizionamento di uno stent ureterale o di una nefrostomia percutanea. In condizioni di emergenza, infatti, l’obiettivo principale del trattamento diventa il “drenaggiodella via urinaria per evitare il ristagno di urina e diminuire la pressione all’interno delle cavità renali.

Lo stent ureterale è un “tubo” inserito endoscopicamente che va dalla vescica al rene attraversando tutto l’uretere e che “bypassa” il calcolo permettendo il normale flusso dell’urina. Nel caso in cui non sia possibile posizionare uno stent il paziente dovrà essere sottoposto al posizionamento di una nefrostomia percutanea, ovvero un “tubo” posizionato per via percutanea da un fianco.

In entrambi i casi il paziente verrà ricoverato per effettuare una terapia antibiotica endovenosa e si dilazionerà il trattamento del calcolo alla stabilizzazione del quadro.

La colica renale è una condizione molto comune che la maggior parte delle persone ha sperimentato almeno una volta nella vita. È fondamentale essere in grado di riconoscerla ma soprattutto capire quando rivolgersi al medico.

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