La coxartrosi o, in termini semplici, artrosi dell’anca è fra le patologie più diffuse e conosciute nella popolazione adulta. Di artrosi se ne parla ormai da anni, ma quanto ne sappiamo dell’intervento di protesi totale d’anca?
Come è fatta l’anca?
Partendo dalle basi, l’articolazione dell’anca è formata dall’unione fra testa del femore e acetabolo. L’acetabolo funziona da involucro per il femore, permettendo in questo modo il movimento della coscia su tutti i piani. Immaginiamoci una palla da biliardo tenuta saldamente in una cavità semisferica, che consente alla palla di ruotare in tutte le direzioni pur rimanendo stabilmente in posizione..
L’anca è formata anche da altre componenti ovvero la capsula, il liquido sinoviale e la cartilagine. La capsula funziona come un elastico fibroso che ricopre le parti ossee rendendo cosi’ piu’ stabile la loro unione. Il liquido sinoviale o sinovia è invece il lubrificante che rende più fluidi i movimenti. La cartilagine, infine, riveste l’osso ed essendo la parte più esterna è quella che per prima va incontro a usura.
La coxartrosi e le sue sfaccettature
Si parla di artrosi dell’anca quando la cartilagine si usura a causa di vari fattori: età, tipo di lavoro, attività sportiva svolta, peso corporeo e predisposizione genetica. Questo tipo di artrosi è la classica coxartrosi che, come risultato finale, determina l’esposizione ossea e la formazione di:
- Osteofiti: nuovo osso ai margini dell’articolazione
- Geodi: piccole cisti che si formano all’interno dell’osso contenenti liquido sinovia
L’artrite reumatoide o in generale le artriti infiammatorie sono spesso associate a malattie reumatiche anche sistemiche che aumentano i livelli di enzimi e mediatori pro-infiammazione in tutto il corpo. Spesso questa infiammazione coinvolge anche le articolazioni, soprattutto quelle che vanno incontro più facilmente a usura come anca, ginocchio e mani.
La necrosi della testa del femore è un’altra patologia che può portare alla coxartrosi. Si verifica quando un’occlusione dei vasi sanguigni impedisce il nutrimento della testa del femore. Senza ossigeno e nutrimento, si sviluppa una necrosi (morte cellulare) prima a livello della cartilagine e poi dell’osso, avviando i processi artrosici.
Tutte queste patologie, per un meccanismo o per l’altro, comportano l’erosione della cartilagine e dell’osso, provocando sempre piu’ dolore durante i movimenti (in particolare nella flessione e nella rotazione esterna della coscia) e riducendo notevolmente la qualita’ di vita.
Come è fatta una protesi d’anca?
La protesi totale d’anca è formata da tre parti:
- La componente femorale o stelo: si inserisce nel canale del femore e cerca di ricostruirne l’anatomia.
- La componente acetabolare o cotile: ha forma di mezza sfera e viene avvitata sull’acetabolo. All’interno del cotile viene posizionato un inserto che riduce il diametro della sfera e si articola con la testina.
- La testina: posizionata tra stelo e cotile, è come una rotellina che permette al femore di muoversi in alto, in basso, a destra e sinistra.
Le protesi d’anca più moderne presentano un rivestimento di idrossiapatite (il minerale più presente nell’osso) sia sul cotile sia sullo stelo. Questo aiuta ad ottenere una maggior osteointegrazione, cioè la formazione di veri e propri ponti ossei fra la protesi e l’osso, mantenendo così fisso l’impianto nell’osso per anni.
Indicazioni e controindicazioni alla chirurgia
L’intervento di impianto di protesi totale d’anca è indicato quando, nonostante i cambiamenti nello stile di vita e l’utilizzo dei farmaci, il dolore non migliora e la qualità di vita resta fortemente ridotta.
La scelta di posizionare una protesi deve essere fatta dallo specialista ortopedico che, durante la visita, valuterà sia il quadro clinico sia la radiografia.
La valutazione clinica viene condotta in modo standardizzato con alcuni questionari (WOMAC e Harris Hip Score), che analizzano aspetti di vita quotidiana come allacciarsi le scarpe, salire le scale o prendere i mezzi pubblici.
L’esame radiografico, invece, permette di vedere le modifiche patologiche dell’articolazione e di valutare il grado di artrosi.
A queste valutazioni si aggiunge anche la valutazione fisica del paziente, ovvero l’esame obiettivo dell’articolazione che permette di osservare eventuali limitazioni nei movimenti dell’anca.
Solo dopo aver valutato questi tre elementi, si prendono in considerazioni le controindicazioni.
L’impianto di protesi totale d’anca e’ una chirurgia molto invasiva e irreversibile. Per questo motivo non è raccomandata per persone con:
- precedenti o attuali infezioni dell’anca,
- obesita’ (un eccesso di peso porterebbe ad un’usura precoce della testina),
- patologie rilevanti che metterebbero a rischio il successo della chirurgia.
La valutazione di questi fattori è essenziale per ridurre il rischio di complicanze e garantire un esito positivo dell’intervento nel lungo termine.
Come avviene un intervento di protesi d’anca
Quando si esegue un impianto di protesi d’anca, l’intervento può essere diviso in due parti principali.
Nella prima parte, il chirurgo si occupa della cavità dell’anca (acetabolo). Dopo averla esposta, utilizza degli strumenti simili a raspe circolari per modellarla accuratamente. Questo permette di creare lo spazio ideale dove inserire il cotile della protesi e il suo inserto.
Nella seconda parte, l’attenzione si sposta sul femore. Per prima cosa, il chirurgo rimuove la testa e il collo del femore danneggiati. Poi, con strumenti speciali a forma di cono, allarga gradualmente il canale all’interno dell’osso. Si inizia con misure piccole e si passa a misure sempre più grandi, fino a trovare quella perfetta per il paziente. A questo punto, inserisce lo stelo della protesi, vi collega la testina, e ricompone l’articolazione.
Per raggiungere l’anca durante l’operazione, il chirurgo può scegliere tra due percorsi diversi:
- Da dietro e di lato (approccio postero-laterale), passando attraverso i muscoli dei glutei
- Da davanti e di lato (approccio antero-laterale), passando tra i muscoli della coscia
Ogni approccio ha i suoi vantaggi e la scelta dipende dalla situazione specifica del paziente e dall’esperienza del chirurgo.
Indicazioni postoperatorie
È finalmente arrivato il giorno dell’intervento e ora la vostra nuova protesi d’anca è al suo posto. Ma cosa succede adesso? La parola d’ordine è: cautela. La protesi resta comunque un impianto esterno al corpo che cerca di ricostruire l’anatomia dell’anca, senza però riuscirci completamente.
Quindi non tutti i movimenti – anche di vita quotidiana – sono concessi (questi cambiano in base al tipo di approccio chirurgico utilizzato). Soprattutto nel primo mese sarà necessario utilizzare presidi antilussazione per evitare che il femore esca dal suo alloggiamento. Inoltre, è fondamentale ricominciare fin da subito a muoversi, sia con esercizi di rafforzamento del quadricipite, sia imparando a camminare su una nuova gamba, un po’ come fanno i bambini .
In sintesi l’impianto di una protesi totale d’anca e’ un intervento volto a migliorare la qualità di vita e a ridurre notevolmente il dolore. Detto questo però, viene considerata dallo specialista ortopedico come l’ultima spiaggia nei pazienti affetti da coxartrosi, per questo motivo spesso consigliera’ altre terapie prima dell’intervento. Infine e’ vero che la protesi totale d’anca può essere la soluzione di molti problemi ma richiede anche cautela da parte degli utilizzatori.
Riferimenti bibliografici
Annual Report 2022: english addendum. RIAP.
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Robert W. Bucholz M.D. Indications, techniques and results of total hip replacement in the united states. Revista Médica Clínica Las Condes
Volume 25, Issue 5, September 2014, Pages 756-759