Terzo episodio dei nostri consigli “furbi” per invecchiare bene: questa volta tocca ai 50enni (se siete più giovani potete recuperare i consigli per i 30enni e per i 40enni).

Il nostro sito è un dispensario di ricette per invecchiare bene, per questo abbiamo voluto raccogliere in questa serie di articoli alcune dritte che riguardano la salute ma anche il modo in cui affrontiamo la vita e i cambiamenti dell’età.

Cominciamo proprio dai cambiamenti…

Smetti di voler sembrare giovane a tutti i costi

Hai raggiunto i 50 anni: sbarazzati dell’ansia di sembrare più giovane a tutti i costi. Non c’è niente di male a invecchiare ed è persino rilassante abbandonare le armi in una battaglia persa. Affronta i 50 anni con curiosità cercando di apprezzare i cambiamenti di questa fase della vita, che, se smetti di mitizzare la tua giovinezza, possono anche essere piacevoli.

Non parliamo tanto dei cambiamenti dell’aspetto fisico: la tua relazione con le rughe o con altre caratteristiche dell’età che nella nostra cultura sono considerate “inestetismi” sono una faccenda personale, anche se qualche conto con gli stereotipi ageisti interiorizzati potremmo farlo. E non parliamo nemmeno di quei cambiamenti che hanno un impatto sulla tua salute presente e futura: se la pressione è aumentata o se abbiamo perso massa muscolare meglio non gettare la spugna e continuare ad impegnarsi.

Parliamo di quei cambiamenti che riguardano il tuo ruolo sociale: avere 50 anni significa che hai vissuto a lungo e che hai imparato un sacco di cose. Questo cambia radicalmente le relazioni con le persone più giovani, perché – se smetti di voler sembrare più giovane – godi di un vantaggio anagrafico non da poco. La differenza di età diventa una ricchezza che puoi valorizzare per esempio con i tuoi familiari, con i figli se ne hai e con i genitori se ci sono ancora. Con i primi non è bene relazionarsi da pari, con i secondi invece puoi avviare una relazione più matura e adulta. Anche sul lavoro, la tua età e la tua esperienza possono essere una ricchezza, soprattutto in un team che valorizza le differenze di età. Puoi anche scoprirti con un ruolo di mentore, di coach o semplicemente aiutare le persone più giovani a percorrere la strada che tu hai già percorso: si tratta di un’esperienza gratificante, che ti permette di rimanere connesso con la gioventù delle persone intorno a te, senza però fingere di essere giovane.

Donne! È arrivata la menopausa…

O sta per arrivare. Ancora avvolta dal suo alone di paure e di stigma, è sicuramente una tappa importante nella vita di una donna. Esistono interi siti sul tema oltre che esperti pronti a dispensare online i loro saggi consigli sulla salute in menopausa. Non cercheremo di metterci in competizione con loro in questo breve articolo (ma anche sul nostro sito abbiamo affrontato il tema più volte): anche in questo caso proviamo a cercare almeno uno spunto “furbo”.

Quando si pensa alla menopausa il collegamento automatico è con gli ormoni, ma dando per scontato che i cambiamenti riguardino solo il sistema endocrino, rischiamo di perdere di vista … il “cuore” della faccenda. Il rischio cardiovascolare per le donne aumenta notevolmente con la menopausa: certo è sempre colpa degli ormoni, in particolare il calo degli estrogeni priva le donne di un potente scudo difensivo che le rendeva “il sesso forte” almeno nei confronti di malattie coronariche, calcificazioni aortiche e ictus.

Quello che spesso viene trascurato è che le patologie cardiovascolari sono la prima causa di morte per le donne, quindi non c’è niente di più furbo per invecchiare bene (o anche solo per invecchiare e non morire in questa decade), che integrare qualche controllino cardiovascolare dopo la menopausa, parlandone con il proprio medico. Attenzione anche alla pressione alta e al colesterolo, che sempre per colpa della menopausa potrebbero complicare la situazione.

Riprendi i vecchi hobby: ti ricordi ancora di come si fa sesso?

Il sesso dopo i 50 anni può migliorare o peggiorare, dipende da tanti fattori. Però fa bene alla salute, quindi meglio capire come fare per farlo migliorare.
Rimanere sessualmente attivi è un vero e proprio esercizio fisico che ha un effetto positivo su il sistema cardiovascolare, respiratorio, immunitario, inoltre migliora l’umore, riduce lo stress, rafforza il legame di coppia. Ma non fissiamoci solo sull’utilità e sui benefici, il sesso è un piacere di per sé e può continuare ad esserlo a tutte le età.

Certo, sappiamo che per le donne la menopausa può significare secchezza vaginale e dolore durante i rapporti, mentre per gli uomini possono presentarsi episodi di disfunzione erettile.

Ma prima di pensare alla “meccanica” dei rapporti sessuali, concentriamoci sul desiderio: la menopausa per molte donne può avere anche un’effetto liberatorio, niente più rischio di gravidanze, quindi meno pensieri e più spontaneità. In alcuni casi, c’è anche un aumento del testosterone (o almeno del rapporto estrogeni/testosterone) che porta a un aumento della libido, ma non è una regola che vale per tutte. Altre donne sperimentano un calo della libido legato ai cambiamenti ormonali. Per alcune coppie, la crescita dei figli significa più tempo libero ed energie da dedicare alla relazione di coppia, ma la relazione di coppia potrebbe nel frattempo essersi un po’ allentata. Come sempre negli affari di sesso, c’è una grande variabilità.

Cosa possiamo fare se proprio non abbiamo voglia? Innanzitutto bisogna esser certi che non sia solo uno scusa di fronte a qualche piccolo disturbo fisico e poi valutare quanto l’autopercezione di sé, del proprio corpo che cambia o gli stereotipi introiettati ci stiano influenzando, portandoci a rinunciare a uno dei piaceri della vita. Per chi è in coppia, il fatto di invecchiare insieme può essere d’aiuto per accettare che i cambiamenti del corpo sono naturali e tutto sommato accettabili a fronte di una maggiore intimità e intesa, sviluppata negli anni. E’ possibile che la relazione di coppia si sia un po’ raffreddata negli anni, bisogna alimentare di nuovo il fuoco della passione, magari provando qualcosa di nuovo o ricominciando dalle cose semplici: indugiate in baci e carezze.

Anche chi non ha un partner fisso, non deve rinunciare alla propria vita sessuale. Molte persone iniziano una nuova relazione a questa età, con una rinnovata passione sessuale e non sottovalutiamo i benefici della masturbazione.

E ora passiamo ai problemi “meccanici”: la secchezza vaginale è colpa del calo degli estrogeni, che impatta sui tessuti e sulla circolazione nella zona pelvica. Fare sesso stimola la circolazione e favorisce l’idratazione: di fatto il sesso è un trattamento ringiovanente. Per evitare di provare dolore si possono usare lubrificanti e avviare un circolo virtuoso. Anche creme a base di estrogeni sono da prendere in considerazione, parlandone con il proprio ginecologo: l’importante è non interrompere la propria vita sessuale ai primi segni di secchezza.

Anche per gli uomini c’è un circolo virtuoso simile da mantenere attivo: la produzione di testosterone, responsabile della libido e del buon funzionamento di tutto l’apparato, aumenta con l’attività sessuale. Quindi non bisogna fermarsi, ma continuare a rimanere attivi.

Se si presentano dei problemi di disfunzione erettile la prima cosa da fare è parlarne senza timori con il medico, perché si tratta di un campanello di allarme importante: un crescente numero di studi scientifici dimostra che la sessualità è un indicatore di salute generale e le disfunzioni sessuali – in particolare le disfunzioni erettili – sono un vero e proprio biomarker per le malattie croniche non trasmissibili.

In generale, avere un corpo in salute e allenato ha un impatto positivo sulla propria performance sessuale e sulla percezione del proprio corpo: un motivo in più per dedicarsi all’attività fisica, imparare qualche esercizio di respirazione che migliora l’ossigenazione in tutto il corpo e aiuta a rilassarsi, per le donne, dedicarsi agli esercizi per il pavimento pelvico che aumentano la consapevolezza, prevengono l’incontinenza, migliorano l’orgasmo.

Studia una lingua che non conosci

Non è vero che se non hai imparato una lingua da bambino o da ragazzo non sei più in tempo, anzi dovresti proprio impegnarti a farlo per molti motivi.

Innanzitutto sfatiamo i falsi miti: è vero che invecchiando anche il nostro cervello è cambiato, ma non è detto che tutti questi cambiamenti siano uno svantaggio per l’apprendimento delle lingue. Alcuni aspetti dell’apprendimento linguistico diventano più difficili, per esempio la grammatica, la sintassi e la pronuncia. Ma le persone anziane hanno un vocabolario più ampio di quelle giovani, i nuovi vocaboli possono essere facilmente collegati alle conoscenze preesistenti.

Non dimentichiamoci poi che imparare una lingua da bambino significa anche avere tantissimo tempo da dedicare a questo apprendimento, generalmente con una modalità immersiva, mentre a 50 anni potremo dedicarci allo studio solo con tempi e modi diversi, ma con maggiore perseveranza (se siamo convinti di farlo!): una delle capacità cognitive che secondo recenti studi migliorano con l’età è quella di non lasciarsi distrarre da stimoli esterni.

Perché imparare un’altra lingua? Molti studi hanno dimostrato che l’apprendimento di una seconda lingua in età adulta può avere effetti neuroprotettivi e migliorare la riserva cognitiva.

La riserva cognitiva è la resilienza del nostro cervello di fronte alle possibili patologie che si sviluppa attraverso quei cambiamenti neurali basati sulle esperienze vissute, conseguenza di uno stile di vita fisicamente e mentalmente stimolante.
Impegnarsi ad apprendere una nuova lingua può essere faticoso, né più né meno di qualsiasi altro allenamento, solo che in questo caso alleniamo il nostro cervello a rimanere più performante e a rallentare il declino cognitivo.
Non dimentichiamo poi che conoscere una seconda lingua (o terza o quarta) significa avere uno strumento in più per comunicare e l’ideale per migliorare le nostre competenze linguistiche è interagire con persone madrelingua: non saranno solo le capacità linguistiche a migliorare ma anche le abilità sociali, le occasioni per fare nuove amicizie o per esplorare ambienti nuovi.

Pensa anche alla vecchiaia dei tuoi genitori

Fare i conti con l’invecchiamento dei propri genitori, a volte, è persino più difficile che farlo con il nostro invecchiamento. Anche se sono ancora vivi e in forma, c’è una specie di lutto da elaborare, la fine della nostra relazione filiale che si trasforma prima in una relazione tra adulti e poi in una relazione di accudimento a parti invertite. Arriva il momento in cui quelle figure che sono state il nostro punto di riferimento, hanno bisogno di noi come punto di riferimento. E’ necessario prepararsi psicologicamente a questo passaggio che può essere graduale o repentino. Ed è necessario anche organizzarsi da un punto di vista pratico, perché la malattia e la disabilità di un parente anziano richiedono tempo e risorse.

Come primo passaggio, è necessario instaurare un dialogo aperto con i genitori in modo da comprendere quali sono le loro preferenze e bisogni: in cosa sono disponibili ad essere aiutati da subito? Come intendono affrontare eventuali malattie future? Di quali risorse finanziarie dispongono? Le cartelle mediche sono tutte in ordine? Come gestiscono i farmaci? Quali sono le loro disposizioni per il fine vita? La loro casa è adatta e sicura per il loro stile di vita?

In tutto ciò è bene coinvolgere anche fratelli, sorelle o altri familiari: accudire un parente anziano e malato è un impegno che può diventare molto faticoso, per evitare che vada a compromettere il benessere psico-fisico è importante da subito che sia condiviso, con chiarezza di distribuzione dei compiti.

Se siete i soli caregiver è ancora più importante trovare quelle risorse sociali che possano esservi di aiuto, dalle associazioni di pazienti locali ai forum online.

 

Bibliografia

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