Recentemente sono entrati in commercio farmaci molto innovativi per il trattamento del diabete, che mirano a potenziare o imitare l’azione delle incretine, un gruppo di ormoni rilasciati dall’intestino durante la digestione. Si tratta della semaglutide e dei suoi analoghi, che svolgono un ruolo importante nella regolazione del metabolismo del glucosio ma possono avere anche un impatto positivo sui cambiamenti della composizione corporea legati all’invecchiamento, come l’aumento di grasso viscerale, la modifica del grasso bruno e la riduzione della massa muscolare. Dall’altra parte i cambiamenti fisiologici e metabolici legati all’invecchiamento possono influenzare la risposta ai farmaci.

In Italia c’è un particolare interesse a capire l’effetto di questa nuova classe di farmaci su persone già mature (dai 50 anni in su), dato che nel nostro paese la fascia di popolazione che invecchia è sempre più ampia e la base di giovani sempre più esigua.

Uno dei segni distintivi dell’invecchiamento è l’accumulo di grasso viscerale, il grasso che si trova attorno agli organi interni. Questo tipo di grasso è noto per la sua azione proinfiammatoria, che può aumentare il rischio di molte malattie croniche ed esacerbare le condizioni come il diabete. L’effetto della semaglutide sulla riduzione dell’appetito e, di conseguenza, sull’accumulo di grasso viscerale, potrebbe essere vantaggioso in questo contesto. Tuttavia, la sua efficacia potrebbe variare a seconda del grado di accumulo di grasso e della presenza di altre condizioni proinfiammatorie.

Un altro aspetto cruciale dell’invecchiamento è la trasformazione del grasso bruno, un tipo di tessuto adiposo noto per la sua capacità di bruciare energia e produrre calore. Con l’avanzare dell’età, la quantità e l’attività del grasso bruno tendono a diminuire. La semaglutide potrebbe influenzare il metabolismo di questo tipo di grasso, ma sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno le sue implicazioni.

Infine, l’invecchiamento è spesso accompagnato da una riduzione della massa muscolare, un fenomeno noto come sarcopenia. E’ stato dimostrato che tra i 60 e i 70 anni si ha una perdita del 12% della massa muscolare, che arriva al 30% oltre gli 80 anni. La perdita di massa muscolare porta a una serie di effetti negativi, come una ridotta mobilità o la perdita di forza muscolare, che è dieci volte più ampia della perdita della massa muscolare. I farmaci incretinici possono aiutare a preservare la massa muscolare, migliorando la forza e la qualità della vita.

Tra gli aspetti critici, che devono continuare a essere studiati, c’è il profilo di sicurezza di questi farmaci a lungo termine, specie se utilizzati in una popolazione ultrasessantenne; il fatto che gli anziani spesso assumono molti farmaci contemporaneamente e l’aggiunta di un altro trattamento può complicare ulteriormente le cose, aumentando il rischio di effetti collaterali e interazioni indesiderate; il costo piuttosto elevato, che per alcune indicazioni (come l’obesità) è a carico del cittadino.

In conclusione, sebbene la prospettiva di utilizzo di questi nuovi farmaci in Italia sia molto promettente, è essenziale continuare a considerare l’invecchiamento in modo olistico. Dieta, esercizio fisico e altri stili di vita sani rimangono fondamentali per fronteggiare le sfide metaboliche dell’invecchiamento.

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