Pillole di scienza

Lifestyle medicine

Lo studio sulla correlazione tra invecchiamento e malattie croniche rivela che uno stile di vita sano, con dieta regolare e attenzione al ritmo circadiano, può rallentare l’inflammaging e migliorare la qualità della vita durante l’invecchiamento

Studio basato su UK Biobank rivelato invecchiamento eterogeneo degli organi, influenzato da stile di vita e malattie croniche. Possibili strategie per ritardare l’invecchiamento e promuovere la longevità

La revisione evidenzia programmi di supporto efficaci per infermieri anziani, promuovendo salute fisica e mentale. Prospettive future: focus sulla salute psicologica ed emotiva e riconoscimento del valore unico degli infermieri anziani

Studio su anziani con Parkinson mostra benefici nell’equilibrio e benessere mentale con la riabilitazione virtuale. La tecnologia potrebbe rivoluzionare la cura di malattie neurodegenerative e l’anziano fragile.

Lo studio su 127.108 anziani australiani associa stili di vita (fumo, attività fisica, sonno, dieta) all’ingresso nelle Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA). Il fumo mostra l’associazione più forte. Individui più giovani con comportamenti a rischio hanno maggiori probabilità di istituzionalizzazione.

Lo studio vuole evidenziare l’effetto dell’ascolto della musica sulla qualità del sonno nell’anziano: la musicoterapia sedativa può essere una strategia efficace per migliorarla

L’articolo del 2021 esamina il rilassamento muscolare progressivo (PMR) per migliorare l’adattamento degli anziani. Lo studio in una casa di cura turca su 45 partecipanti ultra 65enni mostra benefici significativi, ma presenta limiti come la dimensione campionaria ridotta e criteri di inclusione restrittivi.

È noto che la solitudine, definita come sentimento soggettivo angosciante che nasce dalla discrepanza tra le relazioni sociali desiderate e quelle percepite, può danneggiare la salute del cervello ed è associata ad un aumento del rischio di malattie psichiatriche e neurodegenerative.

I livelli glicemici associati ad un minor rischio di demenza nelle persone affette da diabete mellito di tipo 2 (DM2) non sono a tutt’oggi noti. Tuttavia, la conoscenza di questo dato sarebbe fondamentale per impostare target glicemici “ideali” per i pazienti. L’obiettivo dello studio descritto è quello di valutare la possibile associazione tra l’esposizione cumulativa a vari intervalli di concentrazioni di emoglobina glicata (HbA1c) e il rischio di demenza.